Non era mai successo. Per la prima volta nella sua storia l'Italia fallisce per due volte consecutive la qualificazione ai Mondiali. Questo è, inevitabilmente, il punto più basso toccato dalla nazionale italiana, soprattutto considerando che la squadra di Mancini veniva da un Europeo vinto in maniera davvero entusiasmante.
Cosa non ha funzionato contro la Macedonia
Eppure l'approccio degli azzurri alla gara di stasera contro la Macedonia è stato di quelli giusti: pressing alto, recupero palla veloce e manovra molto fluida. Questo il leitmotiv dei primi 45' ma senza mai essere pericolosi, se non per qualche errore di troppo da parte dei macedoni.
E nella ripresa la musica non è cambiata, sia in positivo che in negativo. L'Italia ha continuato a tenere il pallone e ad amministrare il gioco ma senza realmente impensierire il portiere avversario se non con qualche tentativo molto, troppo, timido.
E come nei più classici dei casi alla fine sono stati proprio gli ospiti a spuntarla. "La dura legge del gol" canta Max Pezzali e forse nessuna frase può essere più adatta di questa per la caduta di questa sera. Aleksandar Trajkovski scrive la pagina più triste della storia del calcio italiano, eliminando gli azzurri con la rete al 92'.
È mancato il guizzo in fase offensiva ma forse anche la determinazione per portare a casa una partita fondamentale per avere fiducia in quello che era stato costruito negli ultimi anni.
La Macedonia dopo la Svezia
Quella dei mondiali sembra essere diventata una maledizione per l'Italia. Dal rigore sbagliato di Jorginho contro la Svizzera alla rete di Trajkovski questa sera, "come se tutto fosse già scritto", ha detto Roberto Mancini a fine partita. E in effetti la paura in Italia era tanta e si è avvertita parecchio negli ultimi giorni.
Il motivo? L'eliminazione contro la Svezia ha smontato le certezze calcistiche di un paese che è sempre stato abituato ad una tradizione del tutto differente. L'Europeo vinto appena a luglio sembrava aver cancellato definitivamente una parentesi triste del nostro calcio e, invece, la stessa si è riaperta oggi ed è diventata così grossa da macchiare per sempre la storia nazionale di questo sport.
Come si può ripartire?
Difficile immaginare adesso come rialzarsi dopo una delusione del genere. Generazioni di ragazzi, che faticano ad appassionarsi in maniera assoluta a questo sport, per la seconda volta non vedranno l'Italia ai mondiali e dovranno attendere almeno altri quattro anni. Otto anni senza giocare una gara nella coppa del mondo sono troppi, figuriamoci dodici.
Bisognerà anche capire se Roberto Mancini continuerà o meno a guidare la nazionale, visto che dopo la sconfitta contro la Macedonia l'allenatore non ha specificato se sarà ancora lui il CT della rinascita o meno.
Dalle macerie ora l'Italia dovrà provare a ricostruire un percorso all'altezza delle aspettative, partendo magari dalle gioie dello scorso luglio, o da quello che di buono sta mostrando il campionato di Serie A TIM quest'anno. Ma la rifondazione non passa soltanto dalla nazionale: dalle scuole calcio alle squadre maggiori, passando dai settori giovanili.
Un movimento calcistico capace di seguire una linea comune e un unico obiettivo: ritornare grandi.