Non c’è dubbio che siano i giorni della Juve. C’è una zona Champions da difendere, perché - come ha detto tante volte Allegri - questo è sempre stato l’obiettivo primario, indispensabile, che garantisce visibilità internazionale: un palcoscenico in cui non può mancare il bianconero. Con il suo sostanzioso ritorno economico, alla base di qualsiasi progetto di crescita e miglioramento. E poi la Coppa Italia, perché alzare un trofeo è sempre e comunque una soddisfazione. Ma sarebbe sbagliato e riduttivo pensare che sia qui, o almeno tutto qui, il futuro bianconero. Perché c’è un’altra partita, paradossalmente ancora più importante, da giocare. La partita di Cristiano Giuntoli, in pratica al suo battesimo operativo con la Juve.
Già, perché lo scorso anno - non ci sarebbe neppure bisogno di ricordarlo, considerando il can can che ha scatenato - il suo arrivo fu parecchio tormentato e (dal punto di vista delle decisioni) fuori tempo massimo. De Laurentiis diede il via libera solo a inizio luglio, quando - si sa - i giochi sono praticamente fatti. Si può ancora provare a mettere a disposizione della causa l’esperienza, si possono dare i consigli e i suggerimenti giusti, ma non c’è più la possibilità di incidere in maniera netta. E Cristiano Giuntoli, non solo per definizione - perché questo impone il ruolo del dirigente - ma anche per vocazione personale, ha legittimamente bisogno di studiare e mettere a punto una strategia - qualcuno preferisce chiamarlo pomposamente progetto - prima di cominciare a mettere le palline in buca. Che possiamo chiamarle con il loro nome: competenza, conoscenza, tempismo.
Tutto questo gli ha permesso di costruire una carriera di successi: la gioia allo Spezia, il trionfo a Carpi - quattro promozioni in cinque stagioni per arrivare addirittura in Serie A - il capolavoro a Napoli. Uno scudetto al culmine di otto anni di studio e di lavoro. Ed è da qui, dalle sue esperienze e dalla passione del tifoso - come lui stesso ha confessato di essere - che Giuntoli riparte nella partita parallela, e addirittura più importante, che sta per iniziare in casa Juve. Si tratta di sciogliere i nodi più delicati ed intricati - a cominciare dalla questione Allegri - per poi mettere a punto il piano di rafforzamento. Che passa per il ponte sul futuro che è già stato lanciato con i giovani, per le scelte sugli juventini più in vista e più richiesti, per completarsi con gli obiettivi da centrare. Perché, anche a Napoli, Giuntoli ha dimostrato che si può capitalizzare sul mercato - anche attraverso cessioni eccellenti e redditizie - ma si può e si deve compensare il tutto con gli uomini giusti al posto giusto. Si può credere in Osimhen, anche se la concorrenza è alta, esattamente come il prezzo. Si può e si deve credere in Kvara e Kim, battendo non solo strade alternative, ma anche la diffidenza di chi non riesce ad accettare che le idee possano portare anche più lontano delle disponibilità economiche.
Ecco perché la “vera” partita della Juve - parallela a quella del campo - è cominciata in pratica in questi giorni, con un occhio alle reti ancora da gettare nel mare aperto del mercato e l’altro alle prime risposte che bisogna preparare. Perché dopo la scalata del Carpi e lo scudetto al Napoli, c’è l’affascinante obiettivo di riportare la Juve dove - per la sua storia e il suo blasone - deve sistemarsi. Una squadra che non può più “accontentarsi” di fissare come obiettivo la zona Champions, ma deve essere - semplicemente e solennemente - una pretendente autorevole allo scudetto, con la voglia di confrontarsi con le migliori d’Europa. Non è facile, certo, ma questo è il compito che il tifoso Giuntoli si è responsabilmente assunto. Perché la storia è fatta non solo di grandi allenatori e grandi giocatori. Ma anche di grandi dirigenti. E a pensarci bene, in fondo c’è anche una sfida nella sfida. Giuntoli contro Marotta, oppure Giuntoli l’anti-Marotta. Potrebbe essere il titolo di un film, che - dalle primissime battute - si è già mostrato appassionante. Silenzio, ora, perché il secondo tempo sta per cominciare.
Fonte: Gazzetta.it