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La “prima” Atalanta di Gasperini

Francesco Fontana
La “prima” Atalanta di GasperiniGetty

“Prima” volutamente tra virgolette, perché nessuno in questa Serie A vanta un’esperienza tanto lunga sulla stessa panchina (per la prima stagione insieme si torna al 2016-17). “Prima” perché mai, se non quest’anno, la Dea aveva giocato in questo modo. Così diverso, così innovativo per le abitudini di Zingonia. E per spiegarlo, si parte da un dato veramente pesante, che traccia una sorta di linea divisoria tra il presente e il passato: solo tre gol subiti in sette giornate (contro Milan, Torino e Cremonese con quattro clean sheet) e miglior difesa del campionato.

Storicamente, numeri non proprio “da Atalanta”. Quella nuova, quella attuale, va così. E va forte. Merito, ancora una volta, di Gasp che ha saputo (sta riuscendo) a sfruttare al meglio ciò che ha a disposizione: “Non siamo forti come prima? Vero, inutile nasconderlo. Allora, si cambia”, il pensiero del tecnico durante il ritiro estivo di Clusone. Ok, si cambia: ma come? 

Gasperini allenatore AtalantaGetty

Quel tridente 

Premessa doverosa: Gomez, Ilicic e Zapata (citati come tridente, non singolarmente) sono il passato: è rimasto Duvan, fermo ancora per infortunio (possibile rientro a Udine il 9 ottobre?), tuttavia con qualche anno in più (lo scorso 1° aprile ne ha compiuti 31). Un tridente clamorosamente forte (non lo diciamo noi, ma i numeri che non mentono) che a lungo – si parte dal 2018-19 arrivando fino al gennaio 2021, momento in cui il Papu andò al Siviglia – ha regalato gol, spettacolo, magie e statistiche da top club, sfidando – e spesso battendo – i migliori attacchi d’Europa.

Tutto questo non c’è più. Così Gasperini ci ha messo la sua (grande) mano, valorizzando Koopmeiners dopo una stagione comunque importante (43 presenze, 4 gol e 4 assist in tutte le competizioni), ma non impressionante. Quest’anno, invece, è partito così. In maniera impressionante. Le reti in campionato sono già quattro. Questo vuol dire molto. E tutto nasce dall’aspetto tattico. 

Koop totale

L’olandese, uno dei top in questo avvio di campionato, “fa ciò che vuole” in senso positivo. Qualche esempio? Spesso inizia l’azione sulla linea dei tre difensori, si piazza accanto all’amicone De Roon in mediana, indossa l’abito dell’assist-man sulla trequarti, diventa formidabile sui calci piazzati e anche da attaccante “puro”, specialmente quando Gasperini gioca senza la classica punta centrale, quella di peso (soluzione che, comunque, rimane validissima considerando il rientro di Zapata e l’acquisto di Hojlund).

Insomma, Teun fa veramente tutto: per lui poche richieste in fase di non possesso per favorire la sua potenza, la sua corsa, la sua classe. Fino a qui tutto bene, ma chi copre? In che modo questa “nuova” Dea concede poco all’avversario? Qualcuno dovrà pur sacrificarsi.

Koopmeiners, Atalanta, Serie A TIM 2022-2023, DAZN Italia

Gli esterni

Si va sulle fasce, da sempre fondamentali nell’economia di gioco di Gasperini. Si va soprattutto a destra dove Hateboer, rispetto al passato, offende meno: a lui il compito di aiutare Toloi quando l’azzurro avanza, stesso discorso dall’altra parte con Soppy, Zappacosta e Maehle (dietro, quest’anno, c’è soprattutto Okoli). Anche qui, Gasperini è stato bravo a valorizzare il materiale umano attualmente a disposizione: un passo obbligatorio, considerando che, per esempio, il Gosens bergamasco era determinante.

E oggi, uno forte quanto il tedesco, nella rosa non c’è. A coprire, comunque, non ci sono solo loro: pure i vari Pasalic, Malinovskyi e Lookman (tuttavia, ancora indietro in questo aspetto) devono dare una mano. Altrimenti, questa “nuova Atalanta” faticherebbe a reggere. 

Cambiamento

In generale, è l’atteggiamento che sta cambiando: nella quotidianità di Zingonia si lavora sulla fase difensiva in modo differente. Non che prima Gasperini la snobbasse, ma con quella abbondanza e con tanta qualità là davanti era l’Atalanta a imporre il proprio gioco, il proprio ritmo, le proprie regole. E non a caso, le famose goleade arrivavano soprattutto in trasferta, contro avversari pronti a giocarsela: così lasciavano campo e la Dea diventava devastante.

Discorso diverso al Gewiss Stadium, dove gli spazi si riducevano e l’avversario puntava sul contropiede. Questa Dea sa anche aspettare, pazientare e attaccare con ripartenze lunghe. Ok, sarà meno spettacolare di un tempo, non ci saranno più Gomez e Ilicic (forse i più forti giocatori nella storia della società), ma questa “prima" Atalanta funziona. Questione di cambiamento, per stare al passo con i tempi. E in questo, ancora una volta, Gasperini sta facendo la differenza.