“Due destini che si uniscono” canta Tiromancino. Tre destini che si uniscono con un... tiro mancino. Yayah Kallon, Lorenzo Colombo, Tommaso Baldanzi, rispettivamente un 2001, un 2002 e un 2003 che mercoledì hanno trovato la gioia del primo gol in Serie A.
Kallon e Baldanzi nella stessa partita, nella stessa porta, seppur con modalità differenti. Colombo, questa emozione, l’ha confezionata per bene nello stadio che porta il nome del più grande mancino di sempre: il “Maradona” di Napoli.
Tre ragazzi che hanno dimostrato che in Italia puntare sui giovani non è poi così sbagliato.
Storie diverse, particolari, retroscena curiosi in quello che è stato, fino a oggi, il giorno più importante della loro carriera.
Yayah Kallon
Il più “esperto” dei tre, viste le sedici presenze in A collezionate lo scorso anno con il Genoa. La sua è una storia di forza e ricerca continua della libertà, in campo e soprattutto nella vita.
A 14 anni ha impiegato otto mesi per fuggire dalla guerra e dalla povertà, rifiutandosi di arruolarsi come soldato in Sierra Leone. Un lungo viaggio, la paura di non farcela, l’arrivo in Italia. Alcuni provini andati male, la prima chance Savona, il contratto con il Genoa, che gli spalanca le porte del professionismo, alternato alla Primavera. Con Claudio Sabatini, fratello del più noto Walter, Yayah ha fatto registrare una crescita importante, nonostante un infortunio al Perone.
Con Chiappino, invece, il primo vero anno da protagonista, tanto da fare la spola tra la Primavera – di cui era il leader tecnico – e la prima squadra, fino all’esordio in Serie A con Ballardini. Per il primo gol in Serie A ha dovuto aspettare il primo match con il Verona, 104 secondi dopo il suo ingresso in campo.
L’abbraccio con Cioffi e la dedica speciale al nutrizionista del Verona, Lorenzo Ilari: “Lo dedico a lui – ci ha detto Kallon in superflash – perché dal primo giorno qui mi è stato vicino. Non ho ancora realizzato, so che il mio sogno non è realizzato del tutto, voglio giocare tanti anni ad alti livelli. In hotel sentivo un’aria speciale, ero sicuro che avrei fatto una grande partita”. Detto, fatto.
Lorenzo Colombo
Personalità come i suoi idoli Ibra e Batistuta? Oggi il paragone è azzardato, ma la strada è quella giusta. Non è da tutti arrivare a Lecce da gioiello del settore giovanile del Milan, dopo 6 gol in B alla Spal, prendere la 9 di Coda e dimostrare che quella della coppia Corvino-Baroni è stata la scelta giusta.
Il teatro del primo gol in Serie A è il “Diego Armando Maradona” di Napoli. Un gol di quelli che al Pibe de Oro sarebbero piaciuti, eccome. Botta secca sotto l’incrocio dei pali, ovviamente col sinistro, con piede opposto ben piantato in terra.
Il tutto pochi minuti dopo aver fallito un calcio di rigore. Dicevamo? Personalità. Non gli è mai mancata. Come quando a 18 anni gioca una semifinale di Coppa Italia contro la Juve, come quando gioca e segna in Europa contro il Bodo Glimt.
“Spero che il mio gol sia un regalo per il Milan”, ha dichiarato a fine partita. Perché al cuor non si comanda e il sogno è sempre quello: diventare un giorno il numero 9 del suo Milan.
Tommaso Baldanzi
La corsa, le lacrime, l’abbraccio a Zanetti e un significativo “Grazie mister”. Classe 2003, il più giovane dei tre, ma forse il più talentuoso, se parliamo di tecnica pura.
Baldanzi è un giocatore degli anni ’90 nato nel 2003. In un calcio povero di trequartisti puri, il talento dell’Empoli rappresenta un’eccezione niente male. Sinistro delizioso, corsa, tecnica, dribbling e tanto carattere. Contro il Verona ha giocato 35’ – come il suo numero di maglia – di spessore, prima di finire KO dopo un fallo di Ceccherini.
Imprendibile per la difesa di Cioffi, che lo ha limitato solo con falli da giallo (Ceccherini e Faraoni). La capacità di smarcarsi, il coraggio di prendersi il pallone sempre e comunque, il primo tentativo finito a fin di palo e il secondo che invece ha bucato le mani a Montipò: palla raccolta, corsa centrale, botta sotto l’incrocio. Gol alla Baldanzi. Perché di prodezze del genere ne aveva segnate parecchie. Un gol simile all’ultimo Europeo Under 19 contro la Romania, seppur con il destro, il piede debole.
Due anni fa ha portato l’Empoli di Buscè a vincere uno storico Scudetto Primavera, segnando una doppietta in finale contro l’Atalanta. In quel match gol anche di un altro giovane niente male: Asllani. Vi dice qualcosa? Il futuro è dalla sua parte.
L’infortunio è meno grave del previsto e Zanetti non vede l’ora di riaverlo a disposizione. “Io non faccio giocare Baldanzi perché è giovane – ci ha raccontato il tecnico – ma perché è forte. Lui ha tutte le doti per diventare un fuoriclasse, ma va lasciato tranquillo. E’ speciale e avrò tanto spazio quest’anno”.
Destini che si uniscono, con un “tiromancino” in comune e un sogno appena iniziato. Un messaggio ad una Serie A pronta a consacrare i giovani di talento. Da Miretti a Baldanzi, da Fagioli a Okoli, passando per Colombo, Parisi, Asllani, Rovella e molti altri ancora.