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Calcio

La prima volta di Mbappé a Madrid: aveva 14 anni e si faceva chiamare solo Kylian

Lorenzo Cascini
La prima volta di Mbappé a Madrid: aveva 14 anni e si faceva chiamare solo KylianN/A
Nel 2012 il francese si allenò per quattro giorni a Valdebebas stupendo tutti. Aveva uno sponsor speciale: Zinedine Zidane. Ma lo lasciarono andare. Dodici anni dopo il cerchio si è chiuso

Se si spulciano con attenzione gli archivi del Real Madrid, non risulta nessun Mbappé. Tutto normale, dal momento che non si è ancora mai allenato con la squadra di Ancelotti. Sembra quindi che il fuoriclasse francese non abbia mai messo piede sui campi della Ciudad Deportiva dei blancos. Invece le cose non sono andate proprio così. Mettiamo insieme i pezzi. È l’inverno del 2012 e in un freddo pomeriggio Mbappé arriva a Valdebebas per la prima volta nella sua vita. Ha 14 anni ed è lì per un provino di quattro giorni con le giovanili del Real. E allora perché non risulta negli archivi del club? Il motivo è semplice: ad allenatori e compagni si presenta come Kylian, dunque col nome di battesimo, e così completa quelle giornate di sedute e partitelle. 

Ma non è tutto. Sempre dall’archivio si trova una distinta di una partitella organizzata in quei giorni. Kylian il primo giorno viene inserito nell’Infantil A, ovvero con i suoi pari età, ma dopo mezz’ora i due selezionatori si guardano e convengono che il ragazzo è di un’altra categoria. Quindi viene promosso, subito, con i ragazzi più grandi. E qui ha l’occasione di giocare una partita: Cadete A contro Cadete B, due tempi da 40 minuti l'uno. Mbappé gioca il primo da ala, il secondo dietro le punte. In campo con lui c’è anche Hakimi, che sarà poi suo compagno a Parigi. La partita, a ogni modo, è uno spettacolo. Kylian fa quello che vuole, è tra i più piccoli, sia fisicamente che di età, ma nessuno riesce mai a prenderlo. Chi era presente quel giorno racconta come i colpi fossero gli stessi che da anni incantano l’Europa: doppi passi, sterzate, accelerazioni. "Ci guardavamo negli occhi quando cambiava ritmo. La sensazione era quella di aver trovato un fenomeno". Perché non rimase? C’è chi dice che  la famiglia non voleva farlo spostare così presto, chi afferma invece che fu il Real stesso a non affondare il colpo. 

Anni dopo è stato proprio Mbappè a raccontare di quell’esperienza. Li descrisse come giorni magnifici, in cui accompagnato dalla sua famiglia, ebbe l’occasione di stare a contatto con i suoi idoli e di essere invitato a vedere una partita al Santiago Bernabeu. C’è infatti una sua foto con Cristiano Ronaldo, scattata in quei giorni, e ricondivisa dallo stesso portoghese nella serata di ieri. Con Kylian a Madrid andarono anche suo padre Wilfrid, all'epoca allenatore e preparatore del Bondy, il club della periferia di Parigi in cui giocava, la madre Fayza, ex giocatrice professionista di pallamano, e lo zio Pierre, ex calciatore e allenatore. Accettarono un invito del Real Madrid per visitare la città e vedere le strutture del club.

Curiosità: chi fu ad invitarlo? Zinedine Zidane in persona, allora consigliere del presidente Florentino Pérez, stregato dalle qualità tecniche del ragazzo. “Ha il Real Madrid nel DNA”. Aveva ragione, ma probabilmente i tempi non erano maturi. Il cerchio si è chiuso dodici anni dopo. La cosa su cui tutti si trovano d’accordo è la rapidità di apprendimento dimostrata dal ragazzo durante quei pochi giorni. Gli allenatori gli spiegano le cose spostando pedine su una lavagna, lui non parla la lingua, ma capisce tutto al volo. Restano tutti stupiti, non solo Zidane, che rimane in tribuna per tutti e 4 i giorni e ne osserva ogni movimento. Ne coglie le sfumature e resta incantato. Zizou, addirittura, volle firmare personalmente la scheda tecnica del ragazzo, confermando il suo benestare all’acquisto. Per vari motivi però non se ne fece nulla. E negli archivi, così come nella testa di allenatori e ragazzi, resterà solo Kylian. Un funambolo esile, planato come ufo da non si sa dove. Eppure lo lasciarono andare. Mbappé tornerà a casa, con il viso appoggiato al finestrino e gli occhi persi tra la camiseta del Madrid e i sogni di un quattordicenne introverso dal talento straordinario. Nessuno poteva aspettarsi di vederlo così adesso. Dopotutto è passato più di un decennio.

Fonte: Gazzetta.it