Finita la partita hanno chiuso la tv e iniziato a pensare. Pieni di rabbia, a tratti furiosi, perché una prestazione così non se l’aspettavano proprio. Dan e Ryan Friedkin non hanno preso per niente bene la sconfitta di Como, dopo i successi con Lecce e Braga si aspettavano tutt’altra partita. E quanto hanno visto al Sinigaglia lo considerano inaccettabile. Dire che non erano contenti è un eufemismo, molto più vero raccontare la loro amarezza.
Così ieri i Friedkin hanno preso una decisione. Fermo restando che continueranno a sostenere Ranieri al cento per cento, la proprietà è arrivata a un punto di svolta: a gennaio si cambierà, alcuni giocatori saluteranno. C’è bisogno di portare un’aria diversa, di cambiare la mentalità. Questo è in succo il pensiero dei due texani, che in questo momento hanno messo sul tavolo ogni opzione, anche le più dolorose. Ed allora è facile pensare che nel mirino ci siano quei giocatori che stanno a Roma da tempo (Cristante e Pellegrini, ma anche Mancini) o due campioni del mondo come Dybala e Paredes. E altri che non stanno rendendo come Hermoso, Zalewski e Shomurodov. Del resto, anche Ranieri sa che ora serve altro. "Se ci sarà l’occasione di migliorare la rosa non mi tirerò indietro", ha detto il tecnico di una Roma che viene da 15 partite senza vittorie esterne. "Dobbiamo reagire, questa partita ci deve servire da lezione. Ma ora c’è la Coppa Italia, pensiamo alla Sampdoria, vogliamo passare il turno". Il problema è che la Roma prima ha tenuto, poi è andata a fondo. "Nel primo tempo abbiamo fatto una buona gara, lì i ragazzi mi sono piaciuti. Poi nella ripresa è cambiata la partita. Loro ci hanno messo più voglia di vincere, la gara è diventa di lotta, di sopravvivenza. Ai ragazzi ho detto che non serviva più il fioretto ma la sciabola. Mi dispiace poi per l’errore sul primo gol, non si può lasciare un centrocampista a marcare un attaccante (Pisilli su Cutrone, ndr). Ci fosse stato Vlahovic o Lukaku avremmo fatto lo stesso?". E poi c’è il caso Dovbyk, con cui la Roma deve imparare a giocare. "Artem deve crescere fisicamente, non sta ancora benissimo. E poi noi dobbiamo imparare a servirlo meglio: o in profondità dove lui può sprintare o con dei cross. L’ho messo perché nel primo tempo avevamo messo dentro tante palle e non c’era nessuno a chiudere l’azione". C’è da lavorarci su, anche qui.
Fonte: Gazzetta.it