Questo Toro da vertice ha cominciato a sognare in una notte di mezza estate, quando in società si sono decise le mosse chiave della nuova stagione. Il cambio di allenatore riveste naturalmente una posizione di primo piano in questa analisi, e la scelta di Paolo Vanoli si è rivelata subito felice. In questo inizio così ricco di soddisfazioni si coglie perciò la forte impronta del club, che senza titubanze si è messo in moto a fari spenti per garantirsi un tecnico che era legato a una squadra impegnata nella corsa-promozione per la A e pertanto ambito da altre società.
Ricordato che l’operazione Coco ha richiesto un investimento da 15 milioni e che su Che Adams c’erano diverse squadre, non solo della Premier, il Toro è stato abile a risolvere in pochi giorni il buco sulle fasce determinato dalla cessione di Bellanova, pure questa inevitabile considerata la volontà del giocatore. Il doppio acquisto Sosa-Pedersen ha rifornito il reparto degli esterni e il rilancio, prepotente, di Lazaro ha garantito finora anche quel surplus di qualità richiesto da Vanoli, bravo a insistere su una pedina apprezzata durante la comune esperienza nell’Inter, quando il tecnico era nello staff di Conte. Il club granata ha voluto mettere a disposizione dell’allenatore un difensore in più e così il reparto dei centrali è stato completato dall’arrivo di Maripan e Walukiewicz, mentre il lavoro motivazionale, oltre che atletico e tattico, compiuto prima in ritiro e poi al Fila, ha rilanciato in grande stile non soltanto Lazaro, ma pure Vojvoda, adattatosi in maniera efficace al ruolo di marcatore di destra. E bisogna tener presente che è in dirittura di arrivo il recupero di Peer Schuurs, difensore molto apprezzato dalla piazza granata, come ha dimostrato l’altra settimana la sua applauditissima ricomparsa all’Olimpico. Le conferme di Milinkovic-Savic, Masina, Linetty, Ricci, Ilic, Tameze oltre al tandem sudamericano Zapata-Sanabria, dicono che il nucleo della passata stagione conteneva già valori che meritavano grande attenzione. Insomma, poggiando su una base di buona qualità, questo Toro targato Vanoli sta cercando di mantenere standard elevati di gioco e di risultati. Siamo all’inizio, chiaro, però c’è già tanto entusiasmo ed è un ottimo compagno di viaggio.
Una volta sistemata la panchina, Cairo e Vagnati si sono concentrati sui rinforzi, andando a cercare quei giocatori adatti al gioco prediletto dal nuovo tecnico. Alla luce della partenza, inevitabile e decisa di comune accordo, di capitan Buongiorno, e della volontà di ampliare il parco attaccanti (con Radonjic che si era in pratica autoescluso) ecco che diventava di grande importanza riuscire a catturare gli uomini giusti. L’approdo di Coco e Adams è stato accolto con curiosità: si trattava di elementi apprezzati dagli addetti ai lavori, ma non molto conosciuti dalla grande platea che va oltre il popolo granata. Inoltre il club è stato abile nel mantenere segreti i suoi obiettivi fino all’ultima fase delle trattative, quindi non si era creato quel clima di spasmodica attesa che spesso finisce per rovinare un affare. Beh, i due stanno funzionando a meraviglia. Non trascurabile la considerazione che Vanoli, nella storia del Toro, è stato il primo allenatore il cui “cartellino” è stato pagato, come se si trattasse di un calciatore: i famosi 800.000 euro versati al Venezia dopo una vera e propria trattativa. Mantenutasi sempre nei confini di un dialogo privo di conflitti anche perché in Laguna hanno ben presto compreso che non conveniva trattenere un tecnico attratto dal fascino della maglia granata. E il Toro, aderendo alle richieste di un indennizzo economico, ha agito in modo da non far pesare troppo il suo blasone.
Fonte: gazzetta.it