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Calcio

Lavoro, talento, ansia di migliorarsi: l'Atalanta come Sinner, perché può vincere lo scudetto

Luigi Garlando
Lavoro, talento, ansia di migliorarsi: l'Atalanta come Sinner, perché può vincere lo scudettoN/A

Ditegli che è antipatico o che difendere a uomo a tutto campo è da provinciali. Non muoverà un sopracciglio. Volete fare arrabbiare per davvero Gian Piero Gasperini? Ditegli che la sua Atalanta è da scudetto… Chiediamo scusa in anticipo, ma come si fa a non pensarlo? La classifica, innanzitutto. Dea seconda a un punto dal Napoli. Una sola volta nell’era gasperiniana ha raccolto tanto (25 punti) all’altezza della 12a giornata: nel 2022-23, quando ne contava 27 ed era ugualmente 2a. Negli altri 7 campionati, ha sempre migliorato la posizione parziale. Per dire, nei tre tornei chiusi al 3° posto (2018-21), alla 12a giornata l’Atalanta era rispettivamente 8a, 5a e 8a. Nel dna della Dea c’è la fioritura di primavera, un girone di ritorno superiore a quello d’andata, spiegabile con il rodaggio fisiologico di una rosa che, ogni estate, vende gioielli e cambia pelle. Dove potrà arrivare se crescerà come sempre, partendo da una base di punti così alta e da un rodaggio tattico già risolto?  È vero. In estate non è stato progettato a tavolino un vero piano-scudetto, anche se Gasp è rimasto solo a un patto: alzare il livello della squadra. Trattenere Koopmeiners, aggiungerci due pezzi forti (tipo Nico Gonzalez e O’Riley) e qualche giovane di prospettiva sarebbe stata una dichiarazione di guerra alle grandi, al costo di minori ricavi. I Percassi, illuminati architetti del sogno, hanno preferito mantenere la linea: monetizzare (Koop) e valorizzare (Zaniolo, Samardzic, Brescianini…).

Ma non vuol dire che non si possa vincere la guerra lo stesso. In fondo, neppure il Verona 1984-85 era stato disegnato per lo scudetto. Al solito, Gasp sta costruendosi in casa i suoi campioni. In pochi mesi, Retegui, capocannoniere del torneo, è diventato un altro giocatore; Hien e Kossounou hanno guadagnato in fretta una notevole affidabilità. Per non parlare di Lookman e CDK: sempre più decisivi. E il mercato di gennaio potrebbe rifinire il progetto.  I 24’ iniziali contro l’Udinese hanno fatto capire quanto perde l’Atalanta senza Ederson. Serve un’alternativa di spessore al brasiliano e a De Roon, un centrocampista di sostanza e qualità, alla McTominay, anche se l’esplosione di Kossounou consentirà al rientrante Scalvini di entrare nelle rotazioni in mediana. Sarebbe prezioso anche un attaccante di fascia con le caratteristiche di Lookman, tecnica e velocità, tenendo conto che il ritorno di Scamacca (febbraio?) e della sua fisicità tecnica trasfigurerà il reparto. Bellanova, Zaniolo, Samardzic e Brescianini, sempre più immersi nell’idea, cresceranno ancora. Se tutto questo si realizzerà, Gasp avrà a disposizione una rosa in grado di lottare su più fronti. Ma non è solo questione di gambe.

La Dea è cresciuta tanto nella testa. L’ha riconosciuto anche Gasperini: "La vittoria dell’Europa League ci ha dato tanta consapevolezza". È vero. L’Atalanta di quest’anno è un’altra cosa. La personalità con cui ha saccheggiato il Maradona e dominato il Napoli è un picco di maturità. Ma anche la sofferta vittoria sull’Udinese lo è, a suo modo. Negli anni scorsi la Dea ha perso più di una partita nata male, sbilanciandosi nell’ansia della rincorsa e regalando spazi. Domenica ha costruito la rimonta con pazienza, senza troppi rischi. Se prima l’Atalanta doveva essere bella per vincere, ora sa domare le partite sporche, come usano quelli che puntano in alto e hanno gamba per le corse a tappe.  Torneo senza padrone. L’Inter sembra ancora la più forte e lo ha dimostrato platealmente a un’Atalanta in emergenza: 4-0. Ma ha dimostrato anche di non avere più la fame e la concentrazione feroce della stagione scorsa, quando vinse tutti gli scontri diretti, a parte il pari dello Stadium. In questo campionato, 2 soli punti contro Milan, Juve, Napoli e tanti persi per strada: Genoa, Monza… Napoli, Juve e Milan sono ancora cantieri aperti e non possono avere la solida identità e il gioco codificato che sono la vera forza della Dea. Nessuno ha la sua facilità di gol: 31.

Lazio e Fiorentina sono spinte in alto dall’entusiasmo, ma non hanno l’abitudine all’aria rarefatta dell’alta quota che ha l’Atalanta. In questo assomiglia alla Samp 1990-91 di Boskov che bivaccò a lungo all’ultimo campo base (4° posto, 5°, 5°) prima di muovere il felice assalto alla vetta. Nella stagione precedente lo scudetto, Vialli e Mancini vinsero la Coppa delle Coppe. L’Atalanta viene da un 5° e da un 4° posto e dal trionfo nell’Europa League. Lo scudetto rifinirebbe il ciclo storico di Gasp e dei Percassi, come fu per Mantovani e Boskov.  Oggi Gian Piero Gasperini seguirà le ATP Finals nella sua Torino. In fondo, la Dea e Sinner sono fratelli di valori: ossessione per il lavoro, talento, ansia di miglioramento. A 17 anni, febbraio 2019, Jannik vinse il suo primo Challenger proprio a Bergamo. Chi lo avrebbe detto allora che sarebbe diventato il numero 1? Chi l’avrebbe immaginata, anni fa, un’Atalanta da scudetto?

Fonte: gazzetta.it