Un’altra panchina. La quarta alla tredicesima gara ufficiale di questo inizio di stagione. La frase di Fonseca riguardo all’utilizzo di Leao sembrava un modo per dargli la scossa ("Magari per voi è strano vederlo in panchina, ma questa deve essere la normalità: per me il Milan è più importante di qualunque giocatore") e invece dopo la sosta di ottobre, Rafa è stato novanta minuti in panchina con l’Udinese, ha giocato la prima ora con il Bruges e gli ultimi ventotto minuti con il Napoli. Considerato che se si fosse giocato a Bologna non sarebbe stato titolare e che anche stasera guarderà inizialmente il match dalla panchina, è corretto dire che l’attaccante di Almada è diventato una seconda scelta. Nonostante guadagni sette milioni a stagione, abbia una clausola rescissoria da 175 milioni, indossi la maglia numero 10 e a volte la fascia da capitano. Insomma, qualcosa non quadra. In questo momento Fonseca si aspetta da Leao cose che quest’ultimo non riesce ad assicurargli.
Non parliamo di gol, assist o accelerazioni, ma di pressione, sacrificio in fase difensiva e corsa per chiudere gli spazi. Il tecnico gli ha spiegato in allenamento e al video quello che si aspetta. Anche con… ripetizioni individuali, ma evidentemente il lavoro senza palla per ora non rientra nel dna di Leao. Fonseca e lo staff tecnico non contestano una mancanza di impegno, ma poi ci sono i dati del gps che non mentono: l’intensità che il portoghese esprime in fase difensiva è minore rispetto a quella dei compagni. Ecco perché gioca Okafor, ieri provato al suo posto: lo svizzero interpreta le due fasi con più continuità. Se Leao iniziasse a spremersi di più, le gerarchie tornerebbero quelle della scorsa stagione con Pioli, quando il portoghese era titolare e mai in discussione. Per il momento, però, Leao non sembra aver recepito l’input e l’allenatore non è intenzionato a modificare il suo calcio per nascondere le lacune del numero 10. Siamo al braccio di ferro. Fonseca ha parlato con il giocatore più volte, poi è toccato alla società analizzare la situazione sia con il ragazzo (lo ha fatto Ibrahimovic, utilizzando per spronarlo toni... alla Ibra) sia con il suo entourage. Il padre e le altre persone che lavorano per Rafa sanno che è considerato un patrimonio del club, un top player, ma l’ad Furlani ha spiegato che le scelte tecniche sono di competenza dell’allenatore.
Se Leao vuole tornare ad essere titolare, deve dunque soddisfare le richieste del connazionale. Facile intuire quale sia lo stato d’animo del calciatore, arrabbiato dalla retrocessione a seconda scelta. Neppure Fonseca è felice, ma non può (e non vuole) fare passi indietro sotto l’aspetto delle richieste al suo connazionale perché perderebbe credibilità nei confronti del gruppo. La situazione, dunque, è diventata scomoda per tutti e il rossonero più decisivo degli ultimi anni adesso sta più in panchina che in campo. Mica normale...
Fonte: Gazzetta.it