“To all the old fans out there, enjoy the moment, you earned it”.
Una volta premuto invio, Lee Marlow, giornalista di spicco del Leicester Mercury, il più letto e apprezzato quotidiano locale delle East Midlands, spense il suo computer. Aveva appena scritto che il Leicester City era stato incoronato Campione d’Inghilterra, e ancora una volta provò a darsi un pizzicotto, perché non ci credeva nemmeno lui.
Era successo l’impossibile. Davide aveva battuto Golia, e lo aveva urlato al mondo. Marlow non aveva ancora realizzato che, di tutti i luoghi possibili, il Miracolo si era palesato proprio lì, nella sua città.
Una storia magica
“And now you’re gonna believe us!”, campeggiava sulla copertina della Weekend Edition del Leicester Mercury. Per una volta, c’erano le file davanti alle edicole. Andava tutto a ruba. Sulla porta del negozio di abbigliamento sportivo delle “Foxes” era eloquente l’insegna “Sold Out”: finite, razziate, portate via. Da un’ondata di italiani, anche loro arrivati dalle più disparate province dello Stivale per celebrare la missione impossibile di Claudio Ranieri e dei suoi ragazzi.
Alcuni volti di quel Leicester vestono, ancora oggi, la stessa maglia blu: come non citare Jamie Vardy, che al “King Power Stadium” - o meglio a Filbert Way, come dicono da quelle parti – potrebbe scendere in campo di nuovo, contro il Napoli in Europa League.
E scenderà in campo ancora, ogni weekend, potenzialmente all’infinito. Perché la sua immagine si è fusa con quella del Leicester City: Vardy è diventato l’icona totale delle “Foxes”, e della città stessa di Leicester. Ha mostrato un rispetto ormai inusuale nel calcio di oggi per la storia, la città, i tifosi, e ha rifiutato offerte pesanti. È rimasto lì, a passeggiare per le “Lanes”, le vie dello shopping in pieno centro, lì dove, in un edificio insospettabile dallo stile vittoriano, nel 1884 veniva fondato il “Leicester Fosse Football Club”.
La storia dei Fosse Boys
Era l’inizio di tutto. Ed è proprio riprendendo quel nome antico e lontano che un gruppo di tifosi, nei primi anni 2000, cercò di riportare un po’ di entusiasmo sugli spalti. Nasceva una leggenda metropolitana, quella dei “Fosse Boys”: tornare al passato per costruire il futuro, era l’intento dichiarato da una truppa di ragazzi sgangherati, ma guidati da una passione viscerale.
Saltavano, cantavano, organizzavano coreografie di ogni genere e non risparmiavano sui fumogeni. Ma la Leicester di allora non era quella di oggi. Non era la città del Miracolo, non ancora.
Finì con diversi cambi di proprietà, e nel 2010 i “Fosse Boys”, che avevano dedicato anni della loro vita anche in trasferta al club, si ritrovarono banditi a vita dallo stadio come gruppo organizzato. Sembrava la fine di tutto. Il nome “Fosse” era di nuovo dimenticato, rimesso in fondo al cassetto insieme ai fumogeni.
Le loro sciarpe azzurre e bianche furono recuperate solo 5 anni dopo. Non si sa ancora come accadde, ma con il Leicester City già quasi retrocesso a marzo 2015, i “Fosse Boys” erano rinati. Con un nuovo nome, “Union FS”, e con un rapporto più stretto con la società, mai ufficialmente dichiarato né smentito.
Le tribune si scaldarono, si riaccesero. Allora accadde il primo Miracolo. La cattedrale di Leicester aveva finalmente accolto i resti di Re Riccardo III, dopo secoli in cui il sovrano era rimasto, all’insaputa di tutti, sotto un parcheggio cittadino.
“The king in a car park” aveva trovato riposo. Il Leicester City, subito dopo, era tornato a vincere. Per gli amanti della mistica, non un caso. 7 successi di fila salvarono i ragazzi di Nigel Pearson, rimasti in Premier League. Poi Pearson fu cacciato, e Ranieri scelto al suo posto. Il resto, davvero, c’è bisogno di raccontarlo?
Per quello, forse, è meglio lasciare la parola a Lee Marlow. Uno che ha scritto per decenni sotto anonimato, con lo pseudonimo di Fred Leicester. In quella sera di maggio gli tremavano le dita, mentre inviava uno dei suoi ultimi pezzi. Sarebbe stato il migliore, il più ricordato, quello destinato a essere incorniciato e appeso nelle camerette di una città che ancora non ci credeva. Avrebbe dedicato tutto ai tifosi di lunga data, ai “Fosse Boys”, gli unici che c’erano anche diversi anni prima, quelli che per passione avevano seguito il Leicester City ovunque. Il suo pezzo si chiudeva così.
“To all the old fans out there, enjoy the moment, you earned it.” Sì, se l’erano guadagnato il Miracolo quei ragazzi. E ora, anche più di cinque anni dopo, continuano a sognare, in giro per l’Europa.