Se Trigoria è diventato un posto difficile per gli allenatori che vi lavorano, lo è anche per quei nazionali non convocati dai propri ct che ormai affollano il centro sportivo: un caso su tutti, quello di Paulo Dybala. Attorno al quale sono tornati puntualmente ad affollarsi dubbi e incertezze, in coincidenza con la crisi e il momento no della Roma. Come se tutte le vicende più controverse degli ultimi mesi in chiave giallorossa fossero sempre legate, in qualche modo, alla più desiderata e “problematica” pedina della rosa, quale La Joya in effetti è.
E ora che gennaio si avvicina, il potenziale rinnovo fino al 2026 del costoso argentino - legato a circa 14/15 gare da almeno 45’ da giocare in questa stagione - sembra sempre più difficile. Per una questione, innanzitutto, di fiducia reciproca tra il trequartista e la società. E allora si può di certo affermare che la diffidenza di Dybala nei confronti del club è ai massimi livelli al momento. E se non arriverà un tecnico che esplicitamente dichiarerà di voler puntare tutto su di lui, lo scenario davanti agli occhi per gennaio tornerà quello di fine agosto: ovvero una possibile cessione. Una domanda resta d’attualità: quante gare l’argentino da almeno 45’ potrà giocare dalla ripresa di campionato in poi? Mistero.
Il culmine di una lunga serie di episodi “strani” si è avuto quando l’ex tecnico Ivan Juric la settimana scorsa ha annunciato nel pregara col Bologna che Dybala non avrebbe giocato per «un dolorino, non un vero infortunio, ma visti i tanti infortuni del passato non se la sente». Lui, la Joya, pensava di sostenere il provino decisivo più tardi, nella seduta pomeridiana, ed invece è finito tra i non convocati, in tribuna: sorpreso, ma forse non troppo, ripensando ai soli 24’ in campo col Verona e alla panchina col St Gilloise in Europa League. E proprio i retropensieri sulle ultime scelte del croato, che gli saranno sembrate forse imposte dall’alto, hanno riportato indietro le lancette al clamoroso no all’Arabia dell’argentino di fine agosto, quando ormai i Friedkin e l’Al-Qadsiah erano d’accordo per il suo trasferimento lontano dalla Capitale: con quell’offerta del club arabo di un triennale a 75 milioni di euro, tra fisso e facili bonus, che sembrava irrinunciabile. Sul più bello, invece, Paulo ha detto no, facendo saltare i piani del club, che non era più convinto evidentemente di puntare su un talento da 8 milioni di euro a stagione, fragile e discontinuo dal punto di vista fisico (dal 2022-2023 13 infortuni, 164 giorni di stop e 35 gare saltate).
Fonte: gazzetta.it