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Calcio

L'Inter vede il sorpasso, ma per lo scudetto ora c'è pure l'Atalanta

Andrea Di Caro
L'Inter vede il sorpasso, ma per lo scudetto ora c'è pure l'AtalantaN/A
Inzaghi, vittoria brivido: domenica sera può scavalcare Conte che ha ammesso la superiorità della Dea. E la Roma sprofonda

Domenica che termina col brivido. Al 97’ il Venezia gela San Siro e strozza in gola la gioia di Inzaghi di poter sfidare la prossima giornata il Napoli per il primo posto solitario. Ci pensa il Var ad annullare l’1-1, non senza polemiche, e a far tirare un sospiro di sollievo al tecnico e a Marotta in tribuna così grande che ci si potrebbe gonfiare una mongolfiera. E così l’Inter, faticando un po’ nonostante molte occasioni avute, centra la vittoria che dopo la sconfitta del Napoli al Maradona le consente di essere seconda da sola a -1 da Conte.

Prima l’Arsenal mercoledì in Champions, poi la sfida domenica sera all’ex tecnico nerazzurro. Ma nonostante si incontrino la prima e la seconda in classifica sarebbe sbagliato definirla sfida tra le due pretendenti al titolo, perché da ieri pomeriggio la "faccenda scudetto" si ingrossa. Impossibile non inserire anche l’Atalanta nella lotta, vista la prestazione da grande con cui ha superato il Napoli. Aspettando poi di capire meglio le ambizioni di Juve e Milan e come si svilupperanno i progetti di Motta e Fonseca. Ma ripartiamo da San Siro, almeno per sottolineare il ritorno al gol di Lautaro in casa dopo tanto tempo e celebrare il sinistro di Dimarco che nei cross dal fondo e dalla trequarti oggi non ha rivali al mondo. La rosa nerazzurra ha tanti petali e quasi tutti di qualità. L’Inter resta la favorita per il titolo e Inzaghi sta cercando di primeggiare sia in Italia sia in Europa senza scegliere. Rispetto allo scorso anno i nerazzurri sembrano meno feroci e cinici, sbagliano molto di più sotto porta e a volte si distraggono dietro. Ma anche con questi limiti da correggere, l’Inter è lì a un punto dalla vetta. Di certo Inzaghi dopo aver visto Napoli-Atalanta all’ora di pranzo si sarà convinto che la larga vittoria ottenuta a San Siro contro la Dea non può tranquillizzarlo troppo. 

La migliore Atalanta, dopo un inizio di stagione costellato di infortuni e problemi, è tornata. Con un Lookman versione finale di Europa League, un De Keteleare raccordo tra centrocampo e attacco e un Retegui decisivo anche a partita in corso, ha bissato il 3-0 dello scorso anno al Maradona. Stavolta però davanti non aveva la squadra evaporata dopo lo scudetto che a fine anno è arrivata decima, ma quella rivitalizzata da Conte, piena di entusiasmo, prima in classifica, Eppure, al di là del risultato forse troppo largo, la vittoria è stata netta, convincente, figlia di un gioco sempre più europeo, una personalità, una convinzione nei propri mezzi, una qualità individuale e collettiva che non può che inorgoglire Gasperini. Il tecnico non si nasconde, sa di avere un gruppo di assoluto valore, ma soprattutto di poter lavorare su un solco tracciato sapientemente negli anni passati. Oggi Gasp si affida soprattutto alla vecchia guardia arricchita da Retegui subito decisivo, ma dietro stanno crescendo e imparando anche i nuovi acquisti che, insieme a chi deve rientrare dagli infortuni, potrebbero regalare ulteriore benzina alla squadra nel corso della stagione.  Antonio Conte ha onestamente ammesso la superiorità dei bergamaschi e ripetuto il suo concetto principe: il Napoli sta ricostruendo e servono tempo e pazienza. Quindi nessuna esaltazione prima, nessuna depressione adesso, anche perché al primo posto in classifica c’è ancora la sua squadra. Semplicemente bisogna prendere atto che nel campionato italiano al vertice c’è grande equilibrio. Non aveva vinto lo scudetto Conte battendo il Milan a San Siro, non lo ha perso contro Gasperini al Maradona. 

La giornata fa registrare un’altra vittoria della Fiorentina ye-ye, stavolta a casa del Torino. Terzo posto insieme all’Atalanta e scavalcata la Juve. Sognare lo scudetto è francamente troppo, ma iscriversi alla lotta per la zona Champions non sembra più un miraggio. Come invece appare ormai per la Roma di Juric sempre più in caduta libera e alla terza sconfitta nelle ultime 4 gare. Il tecnico croato non sempre aiutato dal vocabolario, usa spesso aggettivi enfatici per descrivere prestazioni invece zeppe di errori individuali e di reparti. Il Verona veniva de sei sconfitte in sette gare, ha rifilato tre gol ai giallorossi. I Friedkin, aiutati dall’ex Ceo Souloukou, hanno sbagliato tutto quello che c’era da sbagliare. Da alcune operazioni di mercato (spesi più di 100 milioni senza riuscire a completare la rosa) al delirante esonero di De Rossi dopo quattro gare. Richiamarlo sulla panchina sarebbe l’operazione più semplice e gradita a tifosi e squadra. Ma c’è da fare i conti con l’orgoglio di una proprietà, assente proprio dal giorno del suo esonero, che non vuole ammettere l’errore commesso.

Fonte: gazzetta.it