Uno dei più forti attaccanti della sua generazione, era capace di segnare in tutti i modi: il destro era formidabile, stesso discorso per il sinistro. Per lui, cambiava poco: quando vedeva la porta, era gol. E se in carriera ne hai fatti 224 in 591 presenze da professionista, più altri 36 in 112 partite con la nazionale uruguaiana, beh... vuol dire che sei stato veramente forte.
Questo è Diego Forlán Corazo: un campione, un attaccante meraviglioso che tra Manchester United, Villarreal, Atletico Madrid e Celeste ha regalato colpi e magie, purtroppo per lui e i tifosi nerazzurri non all'Inter. Colpa di tanta, troppa sfortuna e di un periodo complicato per la società, che dopo il Triplete con José Mourinho iniziava anni difficili: "Maledetti infortuni... Mi spiace aver giocato solo per una stagione in una squadra così importante, una delle top al mondo. E penso soprattutto al pubblico".
I ricordi di Milano torneranno poi, con un applauso per Gian Piero Gasperini, con il quale condivise l'inizio del 2011-12. Oggi El Cacha lavora per la Fifa come ambasciatore, analizza il calcio in tv e studia come allenatore, ruolo che punta a ricoprire di nuovo dopo l’esperienza del dicembre 2019, quando venne scelto come tecnico del Peñarol.
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L'intervista a Diego Forlan
Forlán, è impegnato in vari ambiti: dimentichiamo qualcosa?
"Con mio fratello ho acquistato il Durazno Fútbol Club, società uruguaiana della nostra Serie C: stiamo lottando per salire di categoria. Quindi, speriamo in bene! Per il resto, tantissimo calcio tra la televisione, il mio ruolo con la Fifa e i viaggi, anche se dopo una vita da professionista posso finalmente godermi il tempo con la mia famiglia: questo quanto mi mancava...".
All’estero, come viene considerato il calcio italiano?
"Parliamo di un campionato storico con società uniche come Inter, Juventus, Milan, Lazio e Roma. Da piccolo sono cresciuto guardando soprattutto voi. Come si potrebbe perdere l'interesse per la Serie A? Dai, la Serie A è sempre la Serie A".
Ma la differenza, per esempio, con la Premier è chiara: è solo un discorso economico?
"Quando puoi contare su una certa disponibilità parti avvantaggiato, è scontato. Ed è evidente che, attualmente, la Premier sia un torneo di altissimo livello. Poi, però, conta il campo. E quando, magari, si gioca un match di Champions League tra italiane e inglesi può succedere di tutto. Lo ripeto: la Serie A è sempre la Serie A".
Ultimamente lo Scudetto è stato un affare tra Milan e Inter: sarà così anche quest’anno?
"Una lotta del genere è sempre bellissima, anche se mi dispiace per l’Inter, alla quale resto legato. Ora immagino una corsa aperta che riguarderà anche le altre big: crescerà l'appeal, tutto il mondo guarderà il campionato italiano".
La Champions, invece, resta una sorta di ossessione per la Juventus.
"Non è mai facile vincere, al netto della competizione. Ci sono molti top team, alla fine ne resta soltanto uno. L’Italia ha grandi squadre con calciatori forti, credo che non solo la Juve possa avere delle possibilità in Europa".
Una stagione, quella passata, complicata per Allegri.
"Solo chi è all’interno del club e lo vive nel quotidiano conosce il vero motivo di certe difficoltà. Da osservatore, penso però che la partenza di Ronaldo abbia inciso: Cristiano è troppo importante per qualsiasi squadra al mondo, garantisce sempre tantissimi gol. Gol che la Juventus, senza di lui, ha perso: i numeri non mentono. Detto ciò, quanti Scudetti e coppe nazionali hanno vinto negli ultimi 10-15 anni? La chiusura dei cicli è normale: capitò anche all’Inter poco dopo il mio arrivo ed è successo alla Juventus. Ci vuole tempo per tornare al top, ma la Juve c’è: è ancora lì".
C'è un attaccante per il quale, come dire, ha un debole?
"Faccio fatica a scegliere: Leao mi piace moltissimo, ma come posso non citare Ibrahimovic e Giroud, che hanno un’esperienza pazzesca? E come posso dimenticare le punte dell’Inter, compreso Dzeko? E vogliamo parlare di Chiesa e Vlahovic? E Immobile? Osimhen? Mi creda, non riuscirei proprio a scegliere".
Lukaku è reduce da varie difficoltà al Chelsea.
"Vero, ma nessuno potrebbe metterne in discussione il valore: è fortissimo, come number nine pochi sono al suo livello. Veramente, quanto è forte... Gioca per la squadra, segna e fa segnare ed è intelligente. Attualmente, in Italia, nessuno è come Romelu: se è motivato, come lo era all’Inter prima di tornare a Londra, è devastante".
Perché a Manchester si è visto raramente il vero Pogba?
"Allo United c’è una situazione particolare, non è il periodo migliore. Per fare bene devi essere sereno sotto ogni punto di vista, devi essere felice quando sei al centro sportivo e quando torni a casa. Altrimenti, diventa impossibile rendere. Come potresti fare la differenza? Ecco, le rispondo così".
Che ricordi ha dell’esperienza all’Inter?
"Segnai a Palermo, nella sconfitta alla prima giornata. Poi mi infortunai con la nazionale, rimasi fuori più di due mesi e soffrivo. Facevo l'impossibile per cercare di accorciare i tempi di recupero. Ma nulla da fare, ecco altri infortuni. Fu un’annata sfortunata, personalmente e come squadra, con vari cambi in panchina. Avrei tanto voluto che i tifosi fossero riusciti a vedere il vero Forlan".
Prima di Ranieri e Stramaccioni, Gasperini: l’hanno stupita i risultati ottenuti con l’Atalanta?
"È una bella persona, un grandissimo allenatore. Onestamente, al suo posto quanti avrebbero ottenuto certi successi? Grazie a lui, l’Atalanta è conosciuta in Europa e nel mondo".
Forlán, non appena verrà in Italia la aspettiamo negli studi di DAZN.
"Volentieri, sarebbe un piacere".