Lo scorso 6 agosto, quando Thiago Motta aveva ricevuto da pochi minuti il primo fiducioso saluto dell’Allianz Stadium, Manuel Locatelli stava già facendo i conti con qualche fastidioso fischio proveniente da una parte del pubblico, dei suoi tifosi. La Juventus stava affrontando la Next Gen nell’amichevole in famiglia che una volta era quella di Villar Perosa e, in un giorno di festa per i bianconeri, il centrocampista si era ritrovato suo malgrado a tagliare il nastro della stagione pagando lo scotto di un 2023-2024 evidentemente non apprezzato da chi dovrebbe sostenerlo a ogni partita. Il presente del numero 5, però, racconta una realtà totalmente diversa, finalmente. Certo non è lui il volto della nuova Juventus, rivoluzionata da cambio in panchina e calciomercato, ma nel cuore pulsante di questa squadra risiedono le sue geometrie. L’ex Milan e Sassuolo ha giocato 13 delle 15 partite stagionali, di cui ben 12 da titolare. La squadra gira nonostante gli alti e bassi e il 26enne ha finora reso sotto la sufficienza solamente nei quattro giorni di metà ottobre contro Lazio e Stoccarda, sfidate entrambe proprio allo Stadium.
Insomma, se qualcuno pensava di affossare Locatelli facendogli sentire la pressione di una tifoseria critica, non ci è riuscito. Di partita in partita il numero 6 sta acquisendo maggiore fiducia in se stesso e la conoscenza reciproca con i tanti nuovi acquisti sta cominciando a dar frutti durante i 90 minuti di partita. Al fantacalcio non sarà il nome per cui gli appassionati mettono a repentaglio lunghe amicizie, ma il calcio è un’altra storia e Motta lo ha messo alla guida della sua Juventus: a volte lo fa muovendosi un passo indietro contribuendo anche in fase di interdizione, altre volte sfrutta la licenza di spingersi in avanti. L’importanza di Locatelli, in ogni caso, resta innegabile. È vero che lo smistamento dei palloni a centrocampo passa anche dai piedi educati di Douglas Luiz, quando gioca, ma Manuel rispetto al brasiliano è un profilo differente: è in grado di scivolare verso i difensori a prendere il pallone, per poi accompagnare la squadra (per gradi o repentinamente) verso la metà campo avversaria. Così, passo dopo passo e di settimana in settimana, il centrocampista si sta riavvicinando a quel potenziale che tante volte ha lasciato intravedere.
Mentre ragionate aperture e misurati lanci lunghi hanno preso il posto della regia più “scolastica” vista fino allo scorso anno, Motta ha a più riprese dimostrato di avere fiducia in Locatelli: "Ha avuto un momento di difficoltà - ha spiegato ieri l’allenatore in conferenza stampa -, poi ha reagito nel modo giusto. Il merito è tutto suo e penso che possa fare ancora meglio: cerca sempre di dimostrare di essere utile, per questo inizia le partite". Se sul fronte bianconero l’operazione “rivincita” è a buon punto, sul fronte azzurro c’è invece da lavorare. Nelle convocazioni diramate ieri da Luciano Spalletti il suo nome non è presente, per la quarta volta di fila. Nei tre doppi impegni dell’Italia di questa stagione, come nell’Europeo della scorsa estate, il commissario tecnico ha valutato di non avere bisogno di lui. Il selezionatore ha infatti identificato un gruppo di centrocampisti affidabili - tra cui Samuele Ricci - che formano il reparto che desidera e così, a meno di impreviste defezioni, per Locatelli sembra non esserci spazio. E pensare che non solo Manuel ha vinto Euro 2020 segnando pure una doppietta alla Svizzera nella fase a gironi, ma addirittura è sbocciato in azzurro proprio con Paolo Vanoli in panchina: era l’Under 19 del 2016, in squadra con Alex Meret, Federico Dimarco e Nicolò Barella. Lì l’Europeo di categoria svanì in finale, 4-0 contro la Francia di Kylian Mbappé e Marcus Thuram.
Fonte: Gazzetta.it