Sono passati poco più di tre mesi. Era la notte del 22 maggio e abbiamo ancora negli occhi la festa dell’Atalanta che alzava la Coppa dopo aver asfaltato nella finale di Europa League i campioni di Germania del Bayer Leverkusen imbattuti da 51 partite. Una vittoria schiacciante per 3-0 con tripletta di Lookman, una prova da big europea. Un trofeo internazionale inaspettato ma meritatissimo, a coronare la crescita costante di club, tecnico e squadra negli ultimi anni. La Dea da tempo non era più nè una sorpresa, nè un miracolo, ma una realtà del nostro calcio. Al punto da far chiedere a tutti quella notte: "Ma dove potrebbe arrivare questo gruppo già così solido e forte, che gioca a memoria, se venisse ulteriormente rinforzato?". Risposta pressoché unanime: "Con un paio di acquisti questa Atalanta può lottare per lo scudetto". E deve averlo pensato anche Gasperini che ha deciso di restare ancora a Bergamo forse anche perché convinto che quest’anno non ci sarebbe stato bisogno di ricominciare, ricostruire, riplasmare, ma per una volta, solo di tenere i migliori e aggiungere qualcuno: per sognare ancora più in grande, per lottare fino alla fine per il bersaglio più grosso, lo scudetto.
Ma non aveva fatto i conti il Gasp con il mercato, le sirene per i suoi giocatori migliori, i mal di pancia, i maledetti infortuni... Risultato: doveva essere un’estate serena e felice e invece è diventata turbolenta. Prima il pesante infortunio di Scalvini il 3 giugno, poi quello di Scamacca il 4 agosto (entrambi rottura del crociato), hanno costretto la società ad intervenire per comprare due titolari in attesa del loro rientro. Soldi, tanti soldi spesi che si pensava e sperava di utilizzare per altre operazioni. Poi il caso Koopmeiners, il giocatore più importante tatticamente nello scacchiere di Gasperini che si è tirato fuori, forte dell’offerta della Juve e della promessa che la società di fronte a una grande opportunità lo avrebbe lasciato libero. Gasp si è così dovuto giocare la finale di Supercoppa europea contro il Real senza il suo leader difensivo, il centravanti (Retegui era stato comprato da pochi giorni) e senza il suo tutto-campista auto esclusosi con tanto di certificati medici. Quindi, subito dopo, il caso Lookman che, attratto dall’ipotesi di finire al Psg, ha chiesto di non essere convocato per la prima giornata di campionato a Lecce ed è ancora ai margini anche se la sua partenza è stata scongiurata. Un brutto segnale in ogni caso questo tentativo di fuggi fuggi proprio sul più bello. A Lecce il Gasp tra problemi, esclusi, possibili partenze, nuovi arrivi, rumors, trattative, chiacchiere e distrazioni, ha comunque messo in campo una signora Atalanta ed è stato premiato dalle doppiette di due neo acquisti, Retegui e Brescianini. Poi però, in mezzo ad arrivi (da Samardzic a Bellanova, da Cuadrado a Rui Patricio a Kossounou, che si sono aggiunti a Zaniolo) e cessioni (da Miranchuk a Tourè, da Hateboer a Koopmeiners a Musso) è arrivata anche la sconfitta a casa del Torino. Poteva pareggiare l’Atalanta se Pasalic non si fosse fatto pare il rigore al 96’, ma i granata non hanno certo rubato nulla. Un mezzo campanello di allarme per Gasperini, che a fine partita non ha nascosto le preoccupazioni: «Rispetto a Dublino a disposizione avevo tredici uomini di movimento in meno».
Come dire: questa non è più la squadra che ha alzato la Coppa. E adesso alla terza giornata c’è l’Inter campione d’Italia, col rischio di vedere aumentare già ad inizio stagione il distacco dalla vetta, ora a -3. Vedremo... La sensazione è che Gasperini, un maestro e un martello, alla fine creerà per l’ennesima volta una Atalanta vincente e divertente. Il club d’altra parte ha incassato tanto (60 milioni solo da Koop, che peraltro non avrebbe voluto cedere...), ma anche speso molto per dare al tecnico alcuni giovani talenti da far esplodere. Lui sa come si lanciano o rilanciano i giocatori. La Dea sarà protagonista, ci scommettiamo, ma servirà ancora una volta un lavoro intenso e non banale. Forse è nel destino di Gasperini dover faticare e non avere mai una situazione facile da gestire. Testa bassa e sui pedali dunque, c’è subito una salita da affrontare.
Fonte: Gazzetta.it