Ce lo immaginiamo a dieci anni, da ragazzino, su quel letto a una piazza scarsa e le pareti resi invisibili dalle immagini del Real Madrid appese sul muro, stringere tra le mani la foto dei suoi idoli con l’inno del Madrid a tutto volume. "Historia que tú hiciste", cantano i tifosi della casa Blanca a fine gara. E Mbappé se la ride mostrando la Supercoppa Europea. Ha appena segnato il primo gol con il Real Madrid all’esordio ufficiale dando il colpo di grazia a una Dea orgogliosa e coraggiosa. Un sogno inseguito una vita e realizzato in estate a suon di milioni - almeno trenta a stagione, più un altro paio di casse d’oro alla firma -, il tutto dopo aver scelto la maglia numero nove ed essersi presentato al Santiago Bernabeu come fece Cristiano Ronaldo, alzando le braccia al cielo e gridando forte “Hala Madrid”.
Un sogno realizzato, come ha raccontato lui stesso in mezzo al campo, con la medaglia al collo e gli stessi occhi di quando era solo Kylian, un nome sulla distinta apparso a Valdebebas durante un provino come tanti nel 2012: "Vogliamo vincere altri trofei e continuare così. Sono molto felice. Io e Ancelotti parliamo di calcio, di vita, di schemi. Mi chiede di scambiare la posizione con Bellingham e di essere più libero. Giocare con così tanti campioni è solo un piacere, davvero". Il nuovo Dream Team si è portato a casa il primo trofeo della stagione. Bellingham, più basso rispetto all’anno scorso, ha fatto la mezzala, il regista e l’uomo assist.
Suo il tocco vincente a centro area per Mbappé, schierato centravanti con meno licenza di inventare: "È brillante e sveglio - ha raccontato l’inglese a fine partita, anche lui emozionato -, gioca molto per la squadra e sa cosa fare. Ancelotti a volte mi dice che devo giocare più sull’esterno, altre al centro". Contro l’Atalanta si è mosso a tutto campo, e dopo un primo tempo ombroso si è preso la squadra sulle spalle come Atlante col mondo. Nessun peso, però, piuttosto delle prove generali per il Real 2024-25. Quello dei nuovi Galacticos, eredi di chi vent’anni fa bussava alla casa Blanca con l’abito alla moda. Ieri hanno giocato tutti, tranne uno: Endrick è rimasto in panchina, ma troverà minuti, applausi e gol. Al resto hanno pensato gli altri. Valverde, sceso in campo con la 8 di Kroos, ha provato a emularne i compiti e i movimenti, ma Toni non è clonabile. Buona gara la sua, al netto del gol facile facile. "Dovremo avere pazienza durante la stagione - ha ribadito Bellingham -, non tutte le partite andranno così. Noi continueremo a lottare".
La scena se l’è presa però il ragazzo con la numero 9. "Non abbiamo limiti - ha continuato Mbappé - se riuscissi a segnare 50 gol sarebbe ottimo, certo, ma l’aspetto più importante è quello di vincere come squadra. Abbiamo i migliori giocatori al mondo in ogni ruolo, ci divertiamo in campo e miglioreremo ancora. Il primo a doverlo fare sono io. Giocare per il Real Madrid è un sogno diventato realtà". E se si stropiccia gli occhi si rivede con la pettorina arancione e la divisa dei Blancos. Ricorda il ragazzino che si scattò una foto indicando lo stemma di fronte al centro sportivo. Quel provino di dodici anni fa, effettuato sotto gli occhi dell’ex promessa del Real Ruben de la Red, fa parte della storia, ma è anche un messaggio a chi insegue un sogno e magari ha difficoltà nel realizzarlo. Nel 2012 Mbappé era solo Kylian, un ragazzino con i poster di Ronaldo attaccati alle pareti e l’obiettivo di giocare nel Real. Il resto, si è visto a Varsavia. Com’è bello realizzare i sogni.
Fonte: gazzetta.it