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Calcio

Milan, doppio Reijnders e primo squillo in Champions. Ma che brividi col Bruges in 10

Marco Pasotto
Milan, doppio Reijnders e primo squillo in Champions. Ma che brividi col Bruges in 10N/A
Dopo due sconfitte, arriva finalmente la vittoria in Europa. Rossoneri avanti con Pulisic, poi l'espulsione di Onyedika e il pari belga. L'olandese colpisce due volte. Nel finale entra Camarda, che segna subito ma in fuorigioco

Maledetti centimetri. Quanti erano, Francesco? Trenta, quaranta al massimo, ma purtroppo sufficienti per indurre il Var a controllare e richiamare l’arbitro, che ha annullato un gol storico. Sarà per un’altra volta: Camarda entra comunque nella storia della Champions – a 16 anni e 226 giorni il debutto gli vale lo scettro del più giovane esordiente italiano, e del Milan, nella competizione – e lo fa in una serata che pareva storta, stortissima, che poi il Diavolo ha avuto la forza e la tenacia di rimettere in sesto dopo un primo tempo inguardabile. In questo successo c’è nuovamente molto di Fonseca, che l’ha vinta azzeccando totalmente i cambi: Okafor (Leao) e Chukwueze (Loftus-Cheek) hanno cambiato volto alla squadra.

Agevolati dalla superiorità numerica per tutta la ripresa, i rossoneri conquistano i primi tre punti in questa Champions. Una vittoria per iniziare sul serio questo torneo e incamminarsi quanto meno verso i 10-11 punti che garantirebbero i playoff (i 16-17 che darebbero con certezza la qualificazione sono complicatissimi, ma in teoria possibili). Anche perché un Diavolo adagiato sul fondo di una classifica europea è blasfemia. Quando Fonseca ieri ha snocciolato l’undici titolare, dal primo all’ultimo giocatore, l’unico dubbio verteva sulla posizione di Reijnders e Loftus-Cheek: chi sulla trequarti? Ebbene, nulla di tutto ciò. Per la prima volta il tecnico portoghese è ricorso a quel 4-3-3 che in tanti reclamavano a inizio stagione, quando a Milanello era buio ovunque. E allora, in mediana: Fofana al centro, Loftus mezzala destra e Reijnders sul centrosinistra. Per il resto, le notizie interessanti – oltre al ritorno del Theao – sono arrivate dal recupero di Gabbia e dalla prima convocazione europea per Camarda, a 16 anni e 226 giorni. Nel Bruges Hayen ha tenuto in panchina Skov Olsen (sul taccuino di mercato rossonero) e ha affidato l’attacco a Jutglà. Il primo quarto d’ora di partita ha in pratica demolito tutto quanto di buono il Diavolo si portava dietro dall’Udinese. Uno show ininterrotto dei bianchi di Bruges, che nell’arco di sei minuti hanno avuto quattro occasioni per andare in buca, tre delle quali clamorose.

Esatto, quattro palle gol in sei minuti. Prima Tzolis si è fatto murare da Maignan (2’, doppia amnesia di Fofana), poi Jutglà ha dilapidato un assist al bacio (3’), quindi Maignan si è ripetuto su Tzolis (7’) e infine il destro di Ordonez dalla distanza si è stampato sulla traversa, dopo un tiro a botta sicura di De Cuyper. San Siro ammutolito, e non solo perché la Sud anche stavolta non ha cantato. Imbarazzante la leggerezza con cui i rossoneri hanno approcciato il match. Due squadre distanti in ogni parametro: cattiveria, intensità, velocità nel giro palla, idee. Nessun fenomeno, tra i belgi, ma tutti con le idee chiare nonostante la marcatura dedicata di Reijnders su Jashari sia stata efficace. Il Bruges, dopo la sfuriata iniziale ha lasciato il pallino fra i piedi del Milan, che non ha mai trovato volontà e idee per accelerare. Uno sviluppo del gioco monotematico: lancioni di Gabbia per Leao e dai, Rafa, prova a inventarti qualcosa tu. Missione riuscita molto parzialmente. Montonia, lentezza, prevedibilità. Perché per il resto, ai portatori di palla rossoneri non venivano quasi mai fornite soluzioni per infilarsi tra le maglie bianche. Occasioni Milan? Pulite, una, con un destro di Pulisic picchiato su un ginocchio di Mignolet.

Per mettere il Diavolo in discesa serviva un episodio favorevole, arrivato al 34’: angolo da sinistra di Pulisic e traiettoria infida con Mignolet mandato fuori tempo dall’intervento a vuoto di Jutglà e goffo nel tentativo vano di smanacciare via la palla. Gol di Capitan America direttamente da corner. Vantaggio immeritato, ma Milan ulteriormente agevolato dal rosso diretto – dopo check al Var – a Onyedika per un intervento su Reijnders. Tutto sotto controllo, a questo punto? Macché. Dopo uno spreco di Hernandez su ottimo invito di Leao (“Theao assolutamente sotto la sufficienza”), il Bruges ha pareggiato. Non solo con un uomo in meno, ma al termine di un’azione in cui l’autore del gol – il neoentrato Sabbe – ha depositato nell’angolino in totale solitudine. Una situazione che si commenta da sé. La svolta, quella vera, è arrivata all’ora di gioco, quando Fonseca ha fatto bingo con i cambi. Fuori Loftus e Leao, dentro Okafor e Chukwueze, entrati con la voglia di spaccare il mondo. Atteggiamento premiato dagli applausi del Meazza e da un match ribaltato proprio da loro. Mentre Leao stava ancora percorrendo il perimetro esterno del campo per andarsi a sedere, Okafor ha sgasato a sinistra e ha crossato basso per Reijnders: piatto destro e sospiro di sollievo del mondo rossonero (61’). Per la cronaca: Rafa ha alzato un secondo le braccia al cielo e poi ha proseguito la camminata lenta senza fare una piega.

Dieci minuti dopo il Milan ha concesso il bis, con la medesima azione sull’altro versante: percussione incontenibile dell’indiavolato Chukwueze e cross basso nuovamente per il piatto destro di Reijnders. La partita è finita lì in termini di risultato, ma non di emozioni: a un quarto d’ora dal novantesimo, fuori Morata e dentro Camarda. Questo è un Milan tutt’altro che perfetto, ma poter dire di avere con sé il più giovane italiano (e rossonero) a esordire in Champions, per una sera ripaga di tutte le difficoltà.

Fonte: gazzetta.it