La squalifica di Giroud apre le porte a una nuova chance per Luka Jovic, proprio nella sfida contro la sua più recente ex squadra, la Fiorentina. I numeri della passata stagione sono abbastanza positivi: ha giocato 50 partite di cui esattamente la metà da titolare, ma soprattutto ha piazzato 13 gol di cui ben 6 di testa: coincidenza vuole che siano tanti quanti ne ha realizzati proprio Giroud. Tra i giocatori di Serie A TIM, solo Osimhen ne ha segnati più di loro di testa in tutte le competizioni nella stagione 2022/23.
Ma Jovic è solo l’ultimo di una lunga lista di centravanti che hanno indossato sia la maglia del Milan che quella della Fiorentina negli ultimi 30 anni.
Milan-Fiorentina, gli attaccanti che hanno indossato entrambe le maglie negli ultimi 30 anni
Patrick Cutrone
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L’ultimo in ordine cronologico è Patrick Cutrone, cresciuto nelle giovanili del Milan e lanciato in prima squadra nel periodo non felicissimo dell’interregno Fassone-Mirabelli. Fa il suo esordio in Serie A con Montella il 21 maggio 2017 contro il Bologna, il primo gol arriva qualche mese dopo nel leggendario preliminare di Europa League contro il Craiova, in un San Siro pieno e illuso dalla campagna acquisti estiva.
L’apice della sua esperienza rossonera è sicuramente il gol-vittoria nel Derby di Coppa Italia del 27 dicembre 2017, quando sbroglia ai supplementari una partita fin lì inchiodata sullo 0-0. Viene presto ceduto al Wolverhampton, da cui parte per una serie di prestiti che lo portano anche per un anno a Firenze. Il bilancio finale è di 90 presenze e 27 gol con il Milan, 34 presenze e 5 gol con la Fiorentina.
Giampaolo Pazzini
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Il più democratico come rendimento è certamente Giampaolo Pazzini. Alla Fiorentina basta vederlo un girone in Serie A con l’Atalanta per innamorarsi di lui: che la scelta fosse corretta lo si capisce dopo una manciata di presenze in quella che sotto la Fiesole è “La Partita”, Fiorentina-Juventus. Controllo, rientro sul destro, gol di potenza pura. Nei suoi tre anni in Viola la concorrenza sarà tosta, prima Toni, poi Mutu e infine Gilardino, ma riesce comunque a mettere insieme 34 gol in 134 presenze.
In rossonero ci arriverà qualche anno più tardi, nel 2012: la prima stagione va alla grande, le due successive molto più sfortunate tra infortuni, operazioni e allenatori (leggi Filippo Inzaghi) che proprio non lo vedono. In tutto saranno 24 i gol in 86 presenze con il Milan.
Alessandro Matri
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Non sono esattamente le squadre in cui ha brillato di più, ma perlomeno il Milan è un punto importante della sua carriera, quello di partenza. Perché Alessandro Matri esordisce in Serie A contro il Piacenza il 24 maggio 2003, partita che precede di appena quattro giorni la finale di Manchester. Il campionato è già stato vinto dalla Juventus, per cui la formazione scelta da Ancelotti è la seguente: Fiori; Helveg, Stefani, Laursen, Aubameyang; Ba, Redondo, Dalla Bona, Brocchi; Piccolo, Matri.
Al Milan ci tornerà più avanti, nell’estate del 2013, ma le presenze totali saranno solo 19 con un unico gol segnato: in inverno passa quindi alla Fiorentina, dove completerà la stagione con altre 21 presenze e 5 gol in tutte le competizioni.
Nikola Kalinic
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Kalinic non era nei piani del Milan nella celebre sessione di mercato estivo del 2017, quella delle “undici cose formali”. Non era nemmeno in preventivo che Bonucci si offrisse ai rossoneri, quindi per far tornare i conti Mirabelli rinunciò alle punte che aveva in mente e ripiegò sul croato (6 gol in 31 presenze in Serie A).
Kalinic però, a Firenze, aveva fatto molto bene. Era stato acquistato dopo essere arrivato fino a una finale di Europa League con il Dnipro - ovviamente persa contro il Siviglia. Se nella prima stagione in Viola si concede il lusso di una tripletta in casa dell’Inter e di accompagnare per diversi turni la Fiorentina in testa alla classifica, è il secondo anno quello della conferma: tra campionato e Coppa segna 20 gol, ma quei livelli di rendimento non li toccherà mai più.
Christian Vieri
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Bomber di super passaggio al Milan, in Serie A segna solo la classica rete che per qualche motivo tutti i centravanti rossoneri hanno in curriculum: il gol all’Empoli (vedi Torres o Destro).
Nella stagione in Viola, la 2007/08, gioca e segna invece un po’ di più, 6 gol in 26 presenze in A. L’unica macchia arriva in Coppa Uefa, in semifinale contro i Rangers Glasgow, dove prima si divora un’occasione per sbloccare la partita a pochi minuti dal suo ingresso in campo e poi sbaglia dagli undici metri nella sequenza dei rigori decisivi.
Maurizio Ganz
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Nonostante in rossonero abbia collezionato solo 52 presenze e abbia segnato poco, 11 gol appena, Maurizio Ganz ha lasciato il segno. Un po’ per quel gol segnato all’Inter nel Derby di Coppa Italia nel gennaio 1998, a pochi giorni dal suo trasferimento proprio dall’altro lato del Naviglio, un po’ per le reti che hanno contribuito a mettere in bacheca lo Scudetto del Centenario, su tutte quella alla Sampdoria.
L'ormai ex allenatore del Milan femminile (esonerato dal club rossonero) conta anche 15 presenze e 2 gol con la Fiorentina nella terribile stagione 2001/02, iniziata con la vendita di tutti i giocatori migliori e conclusa con una retrocessione sul campo e un fallimento in tribunale.
Alberto Gilardino
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Chi ha segnato più gol combinando i periodi in viola e in rossonero è Alberto Gilardino. Arriva al Milan dopo aver incantato tutti con la maglia del Parma, ma per quanto potesse essere in forma in quel Milan la concorrenza è stellare. L’aneddoto che rende più l’idea lo ha raccontato Filippo Inzaghi in Stavamo bene insieme: “Uscì un sondaggio sulla Gazzetta: chi deve giocare tra Inzaghi e Gilardino? Giustamente per l’80% doveva giocare Gila perché io ero inguardabile”, ma come sappiamo tutti alla fine giocò comunque lui e nessuno può dire che la scelta fu sbagliata. Segnerà 44 gol in 132 presenze, mettendo la sua firma nella partita più bella mai giocata dal Milan di Ancelotti, la semifinale di ritorno contro il Manchester United sempre nel 2007.
Complice l’affermazione prepotente di Pato, passa poi alla Fiorentina. Di quel periodo in cui segna tantissimo, 63 gol in 157 presenze, Gilardino conserva due ricordi su tutti: “L’urlo della Fiesole, all’89’, dopo il mio gol alla Juventus su spizzata del Pazzo, ero appena arrivato ma fu l’emozione più grande”. E poi ancora Liverpool, ma stavolta da protagonista del passaggio a un ottavo Champions League: “Ogni tanto sogno di giocare lì, ad Anfield… quella vittoria fu speciale”.