Abbiamo vissuto una notte di campionato che è stata come un romanzo, ogni pagina una sorpresa, ogni minuto un oh! di stupore: possibile che accada anche questo? Sì, tra Roma e Napoli è successo di tutto: Lazio e Milan hanno pareggiato, il Napoli ha piegato il Parma, ma attorno a questi due risultati è capitato l’incredibile. Da dove cominciare? Dalle clamorose esclusioni di Theo e Leao, dal gol del portoghese appena buttato in campo oppure dal cooling break che i due amici hanno vissuto lontano dalla panchina rossonera, come se fossero estranei alla squadra e - soprattutto - lontanissimi da Fonseca? Oppure dall’espulsione di Suzuki, portiere del Parma, quando gli emiliani erano in vantaggio a una manciata di minuti dalla fine, dalla necessità di schierare tra i pali il difensore Delprato, dal gol con cui Lukaku ha festeggiato il suo debutto in azzurro al 92’ oppure dalla rete della vittoria segnata da Anguissa al 97’? In mezzo a questo bailamme ci sono stati il primo gol milanista di Pavlovic e la prima rete laziale di Dia, i due assist di Nuno Tavares al debutto in biancoceleste (su quella fascia ha distrutto Emerson Royal), il recupero monstre concesso a Napoli che il Parma ha quasi sfruttato andando a un passo dal 2-2 al minuto 105, nonostante fosse in dieci e con un calciatore di movimento in porta. Di tutto questo, resterà nella memoria collettiva soprattutto la plateale scelta di Leao e Theo Hernandez: l’immagine dei due campioni che si appartano mentre il resto del Milan, appena raggiunto il pareggio e confidando ancora nella vittoria, si ricompatta in panchina per il cooling break, è sembrata un segnale di fragorosa rottura. Abraham - appena arrivato, senza la percezione dello stato d’animo del gruppo - li ha chiamati affinché si unissero ai compagni, un gesto normale in una situazione del genere; loro lo hanno ignorato. Le parole di Theo e Fonseca a fine partita (non c’è nessuna spaccatura, hanno detto in sintesi) sono servite a attenuare l’incendio polemico divampato immediatamente attorno a quell’episodio, ma è evidente che il Milan oggi si trova in una situazione complicata anche al proprio interno. Il problema, insomma, non è solo di gioco (ieri c’è stato un passo avanti, ma la fase difensiva continua a essere imbarazzante: i rossoneri incassano due gol a partita) e non è solo di risultati, anche se una bella vittoria avrebbe sicuramente migliorato l’atmosfera. Devono essere chiariti equilibri, dinamiche, gerarchie. Se due dei migliori calciatori dell’organico, due apparentemente intoccabili, vengono fatti fuori dopo due giornate di campionato, la decisione non è solo tecnica ma è anche un segnale indirizzato sia a chi è escluso sia al resto del gruppo. Un segnale al quale non è - non può essere - estranea la società, a cominciare da Ibrahimovic. Fatto sta che oggi, alla terza partita, il Milan rischia di dover già recuperare sette punti dalla Juve (se stasera i bianconeri batteranno la Roma) ed è staccato di cinque punti dall’Inter. E fra tre settimane, dopo la sosta per gli impegni delle nazionali e la gara in casa con il Venezia, per Fonseca è tempo di derby. Una partita che spesso vale una sentenza. Il Parma è una tra le squadre più belle di questo inizio di campionato. Per batterlo, il Napoli è dovuto ricorrere a tutte le qualità tipiche delle formazioni di Conte: aggressività, coraggio, carattere, capacità di crederci fin oltre il 90’. Antonio ha subito trasmesso la sua anima, o almeno una parte di questa, agli azzurri, che hanno pareggiato e vinto a tempo scaduto. Il resto l’ha fatto Lukaku, che è entrato (con la maglia di Osimhen addosso) e ha subito colpito una squadra alle corde. Certo, le condizioni d’emergenza assoluta nelle quali si è trovato il Parma hanno agevolato la rimonta, ma abbiamo la sensazione che nella scorsa stagione il Napoli una partita così l’avrebbe comunque pareggiata o, più probabilmente, persa. Oggi invece l’ha vinta e, con Lukaku e tanti uomini nuovi da inserire, è lassù, vicino alla vetta.
Fonte: Gazzetta.it