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Calcio

Milan, Morata ha già le idee chiare: "Lottare per vincere? Questa maglia obbliga a farlo"

Marco Pasotto
Milan, Morata ha già le idee chiare: "Lottare per vincere? Questa maglia obbliga a farlo"N/A
Lo spagnolo ha mostrato a San Siro il suo repertorio: ha combattuto, legato i reparti ed è stato un punto di riferimento per la squadra. "Qui è tutto bellissimo, c'è una grande atmosfera"

Alvaro Morata si è già preso San Siro. Non che ci fossero grandi dubbi, ma forse nemmeno lui si aspettava un’investitura così veloce. Certo, ci ha messo del suo - in senso buono s’intende - già prima di giocare. Quelle frasi il giorno della presentazione (“Voglio portare la seconda stella, sono qui per fare il leader, prometto di correre come un cane su tutti i palloni”, giusto per citarne qualcuna) e quella nel prepartita (“Daremo tutto per questa maglia, spero che ci ritroveremo qui a fine stagione con dei trofei in mezzo al campo”) hanno completato la prima fase dell’innamoramento da parte dei tifosi. E il campo ha fatto il resto, anche se il gol non è arrivato. Nei 45 minuti messi a disposizione da Fonseca, Morata ha fatto… semplicemente Morata. Ha esibito il suo repertorio, ha fatto quello che fa da sempre. Uno: lottare su qualsiasi pallone, sia quelli indirizzati a lui, sia quelli vaganti. Due: ha cercato luce e respiro muovendosi tra le linee, sulla trequarti, a volte in fascia (sinistra), cercando di non dare riferimenti ai centrali del Monza. Diciamo che Izzo, suo marcatore naturale, non se l’è trovato vicino più di tanto. Tre: ha sempre cercato il compagno piazzato meglio per scaricare palla quando non si trovava vicino alla porta. Perché Alvaro è questo, un filo che lega i compagni a sé e lui ai compagni. Lo abbiamo visto largo a sinistra – sì, gli è sempre piaciuto divagare da quella parte – al posto di Leao, lo abbiamo visto al centro della trequarti, al posto di Loftus-Cheek, per attirare giocatori brianzoli e liberare spazio ai compagni. Ha giocato di sponda, e ha ricordato molto Giroud. Ha eseguito cambi di gioco intelligenti, e a volte ci ha ricordato un trequartista più che un centravanti. Ha chiamato la pressione collettiva, si è preso manate in faccia, a volte si è lanciato in pressing individuale, digrignando i denti sui difensori monzesi. Ha tentato anche il gol da cartolina, su un cross di Calabria, provando un’acrobazia che gli si è strozzata sul nascere. La palla è rimasta lì, a pochi centimetri dal piede, ma il Meazza ha apprezzato lo stesso. Ha provato anche il destro dal limite dell’area, ma si è fatto ingolosire di nuovo dall’idea del super gol, caricando troppo la gamba. Palla in primo anello verde. Applausi comunque. Il lavoro più importante di Fonseca sarà capitalizzare tutto il movimento del suo numero 7: lungo le settimane occorrerà insistere senza sosta sugli inserimenti dei compagni per non disperdere il grande lavoro di Alvaro. È calato anche lui, alla mezzora, come tutta la squadra. E per il tipo di gioco che ha fatto in quella trentina di minuti verrebbe anche da dire che il Milan si è spento quando si è spenta la sua stella. Attendiamo riprove, ma un indizio c’è. A fine gara ha parlato così ai microfoni di Canale 5: “È stato tutto molto bello, andato tutto benissimo, una bella atmosfera. Ho fatto solo due allenamenti con la squadra, per l’inizio del campionato penso che starò molto bene. Dobbiamo metterci in testa di lavorare difensivamente bene. Ho visto le amichevoli in America, le qualità sono evidenti. Se pensiamo di poter lottare per vincere? Per forza, questa maglia ti obbliga. Da domani dobbiamo metterci a Milanello a pensare quello che possiamo fare. Nessuno vuole affrontare il Milan, noi dobbiamo lavorare sempre di più per arrivare agli obiettivi”.

Fonte: Gazzetta.it