Il Fonseca day è arrivato. E la speranza è che nel giorno della presentazione del nuovo tecnico ci sia più calore di quello percepito sabato nel giorno del suo arrivo quando ad aspettarlo, all’aeroporto prima e a Milanello poi, non solo non c’erano tifosi, ma neanche i massimi dirigenti del Milan: né Furlani, né Ibrahimovic, né Moncada. E meno male che la raccomandazione era quella di sostenere subito un tecnico accolto con freddezza dall’ambiente rossonero che sperava in un nome più importante. Un autogol mediatico abbastanza sorprendente che non è passato inosservato tra i tifosi, molto critici sui social, e avrebbe fatto inorridire il Milan di Berlusconi e Galliani, che faceva dell’immagine e della comunicazione uno dei suoi punti di forza. Sicuramente la società recupererà oggi. Ma anche la forma passerebbe in secondo e terzo piano rispetto alla sostanza se insieme a Fonseca fosse arrivato nel frattempo qualche giocatore.
Interessamenti tantissimi, trattative molte, affari che sembrano davvero avviati solo un paio (anche se c’è sempre una distanza non banale tra richieste e offerte rossonere). Ma quello che più preoccupa è la confusione che regna nella scelta del centravanti, tallone d’Achille anche la scorsa stagione, quando per mesi in estate si sono susseguiti nomi altisonanti per poi finire con Okafor e Jovic, preso all’ultimo giro di orologio. E se di un attaccante di primissimo piano c’era bisogno già un anno fa, quando in rosa spiccava ancora Giroud, figuriamoci adesso che il francese è andato via. E così è ricominciata nelle ultime settimane la giostra: Sesko, Guirassy, David, Gimenez, Zirkzee. Sfumati uno dopo l’altro. Chi per un motivo, chi per un altro. L’ultimo è stato l’olandese del Bologna, che pare indirizzato sulla via del Manchester United. Che piacesse al Milan è stato confermato anche dai dirigenti, per cui in questo caso non ci si può neanche attaccare alle forzature giornalistiche. Troppo alte le pretese dell’agente Kia, questo è stato fatto filtrare.
Ma se un affare non si chiude in fretta, il rischio che piombi un club di Premier a far saltare qualsiasi strategia è forte. Dunque sul tavolo pare siano rimasti ora Morata e Lukaku, entrambi acquisti non facili. Il primo semplicemente preferirebbe restare a Madrid. Il secondo ha un costo non banale e un ingaggio pesante. Il Chelsea per Big Rom, di rientro dal prestito alla Roma, vorrebbe 40 milioni, ma probabilmente si potrebbe accontentare di una cifra più vicina ai 30. Poi c’è il giocatore che ne percepisce 12 all’anno, ma l’ingaggio si può limare. Risulta però che Romelu si sia promesso al Napoli del suo maestro Conte, che prima si deve liberare di Osimhen.
E sulla difficoltà per De Laurentiis di vendere alle alte cifre desiderate il nigeriano si baserebbe l’ottimismo del Milan, convinto che senza altri pretendenti il Chelsea possa dare Lukaku addirittura in prestito e che il giocatore si taglierebbe molto lo stipendio. Strategia di lungo periodo e dunque pericolosa. Sempre che, nel frattempo, non esca qualche altro nome. E poco pare importi che molti dei sopracitati centravanti abbiano caratteristiche molto diverse tra loro. Intanto l’Inter alla sua rosa scudettata ha già aggiunto Taremi, Zielinski, Martinez e vorrebbe centrare il colpaccio Kim. Mentre la Juve ha sistemato il centrocampo con Thuram e Douglas Luiz e insegue ancora Koopmeiners.
E l’Atalanta al suo attacco già fortissimo ha aggiunto Zaniolo. Ma, mercato in generale a parte, è proprio sulla casella del centravanti che al momento esiste il gap maggiore tra i rossoneri e le altre grandi. E andrebbe colmato prima di rischiare di ritrovarsi come lo scorso anno col cerino in mano. Eppure, oltre ai desiderata di Fonseca, che certamente avrà stilato la sua lista o chiarito le caratteristiche, c’è un uomo nel Milan che di attaccanti se ne intende ed è Ibrahimovic. Che sarà anche inesperto come dirigente, ma se il suo parere non pesa molto più di quello degli altri sulla scelta di un bomber, allora ci si chiede sinceramente cosa ci stia a fare.
Il ruolo dello svedese resta sempre un po’ ambiguo. Non è nell’organigramma del Milan, ma è uomo di fiducia di Cardinale e uomo immagine del club. Diventa difficile però anche giudicarne l’operato se non è chiara la suddivisione dei poteri. E si rischierebbe anche di sbagliare se si volesse scrivere che fare il dirigente impone delle attenzioni anche a un mito del calcio giocato come lui. Perché se nel giorno in cui l’allenatore sbarca da solo a Milano sui profili social di Zlatan impazza il video dei suoi tuffi a Ibiza, poi è difficile stupirsi che piovano commenti non sempre eleganti di tifosi che prima lo inneggiavano per le imprese sul campo, ma ora lo giudicano nel suo nuovo ruolo. Già, ma qual è di preciso?
Fonte: gazzetta.it