"Io non volevo solo partecipare alle feste, volevo avere il potere di farle fallire". I giocatori del Milan prendono spunto da Jep Gambardella e danno vita alla Grande Bruttezza di un deludentissimo pareggio senza reti in casa col Genoa per rovinare la celebrazione dei 125 anni del club. Il confronto tra i meravigliosi campioni del passato, che prima della gara sono scesi in campo portando coppe e trofei vinti sul campo in stagioni epiche, e questo gruppo senz’anima, svuotato di forza, voglia ed energia è stato impietoso. Non si chiedeva allo sciagurato Morata di ieri di somigliare a Van Basten. A Chukwueze di ricordare non solo per qualche treccina il divino Gullit. A Leao di vestire la fascia come faceva capitan Baresi. Bastava avessero un po’ di voglia in più contro un Genoa di bassa classifica. Ma non c’è stata neanche la cattiveria agonistica. E potremmo continuare citando tutti i tristi protagonisti di ieri, salvando solo i ragazzini, messi dentro da Fonseca per spronare il gruppo e dare un segnale. Loro hanno fatto il massimo: ovvio non siano oggi da Milan, i paragoni umilianti loro non li meritano. Fischi e contestazione a fine partita sono stati sacrosanti. Quella bellissima maglia celebrativa che profumava di storia meritava tutto un altro impegno. E invece niente. Dove sei finito vecchio cuore rossonero? Perché non si può derubricare questo deludente 0-0 solo incolpando Morata che ha mancato due gol clamorosi: è tutto il Milan che non è squadra, non ha anima, non ha reazione. Se togliamo i due guizzi contro Inter e Real Madrid, la stagione rossonera è una pena. La classifica in Champions si è un po’ sistemata nonostante prestazioni sottotono o "sulle montagne russe", per usare le parole di Fonseca. Ma la classifica in campionato oggi è deprimente: ottavo posto, -14 dall’Atalanta, - 12 dal Napoli. Anche se i rossoneri devono recuperare una partita contro il Bologna che oggi ha due punti in più. La Juve, che viene contestata dai suoi tifosi e ha pareggiato dieci volte, ha 5 punti in più: il che dice tutto. Il distacco dall’Inter, che oltre alla gara di stasera contro la Lazio deve recuperare anche il match con la Fiorentina, è di 8 punti e potrebbe salire ancora. Fonseca è probabilmente l’uomo sbagliato su questa panchina, i dubbi su di lui erano emersi subito quando è stato scelto. Ma bisogna almeno dargli atto di provarci in tutti i modi, con la carota, con il bastone, con le accuse pubbliche, con le scelte nette. Ma se un allenatore dà vita a 4-5 mega incazzature in appena sedici partite senza però riuscire a dare alla squadra una identità tecnica, tattica e caratteriale, vuol dire che non ha in mano il gruppo, non entra nella testa dei giocatori, non li convince e forse neanche li spaventa. E dispiace, perché Fonseca ha la nostra stima da un punto di vista umano: è certamente un professionista serio e un uomo per bene. Ma come scrivemmo al momento del suo annuncio, se ti affidi a un allenatore dal curriculum non straordinario, negando ai tifosi il desiderio di un tecnico più importante (ricordiamoci sempre che libero e disponibile c’era Antonio Conte…), allora la società ha il dovere di proteggerlo, aiutarlo, appoggiarlo in tutti i modi. E invece, fin dal suo arrivo, Fonseca appare un uomo solo. La società lo ha confermato in momenti difficili. E lo confermerà anche adesso. Ma non basta. I grandi dirigenti aiutano a risolvere i problemi, dettano le regole, le fanno rispettare. Come per i calciatori di ieri e quelli di oggi, il paragone tra i dirigenti dei trionfi rossoneri e quelli odierni è imbarazzante. Proprietà, dirigenti, tecnico, giocatori, il Milan non presenta punti fermi. È sacrosanto festeggiare la propria storia, ma bisognerebbe anche onorarla. Altrimenti le celebrazioni dei trionfi di ieri rischiano solo di far crescere nei tifosi i rimpianti e la rabbia di oggi. Cosa farà la società adesso? Verranno prese delle iniziative? O si continuerà a vivacchiare trovando scuse? Il malato è grave, le aspirine non bastano più. E un Milan che può restare fuori dalla zona Champions oggi è tutt’altro che impossibile. E sarebbe un disastro sportivo ed economico.
Fonte: Gazzetta.it