Error code: %{errorCode}

Calcio

Milan, soste pericolose: l'ultima prima di fermarsi porta sempre guai

Marco Pasotto
Milan, soste pericolose: l'ultima prima di fermarsi porta sempre guaiN/A
Per la terza volta il Diavolo entra nella pausa per le nazionali dopo una prova negativa. E con Lazio e Fiorentina andò pure peggio rispetto a Cagliari...

Le soste per le nazionali? Più croce che delizia per gli allenatori di club, ovviamente. Molta più croce. Perché si entra nella sfera delle incognite: in quali condizioni torneranno i giocatori chiamati dalle rispettive selezioni? Ci saranno infortuni? Senza considerare che, soprattutto per le squadre di prima fascia (ma non solo), il numero di convocati equivale spesso a sguarnire la rosa, con conseguenze pesanti sul lavoro. In altre parole, quelle settimane sgombre dalle coppe europee che potrebbero essere utilizzate per full immersion tattiche, diventano pressoché inutilizzabili quando un tecnico si ritrova meno di dieci giocatori a disposizione. E infine, c'è la possibile aggravante psicologica: le soste sono lunghe e attraversarle quando si è reduci da una brutta prestazione è pesante. Rischia di avere ricadute. Ecco, in questo senso il Milan fin qui ha fatto... percorso netto. Tre soste su tre vissute di cattivo umore, con la testa piena di pensieri, con punti di domanda che faticano ad avere una risposta. E con tante, troppe polemiche.

Ah, per la cronaca, ovviamente nemmeno una vittoria: due pari e una sconfitta. La prima sosta stagionale è stata quella del fine settimana dell'8 settembre. Il Milan aveva fatto visita alla Lazio e ne era uscito con un 2-2 che, dal punto di vista della prestazione in sé, non era stato accolto male, ma si era portato dietro la pesantezza dello zero rimasto nella casella vittorie in campionato e soprattutto del celebre cooling break solitario di Theo e Leao. Una cartolina sgradevole che poi in qualche modo club e allenatore hanno cercato di ricomporre, ma che comunque non aveva di certo fatto del bene all'ambiente e all'immagine del Diavolo. In sintesi: entrare nella sosta con due punti in tre partite e con i due emblemi della squadra nelle vesti di separati in casa, era stato complicato. La seconda sosta - weekend del 13 ottobre - è stata persino peggio. Perché è stata preceduta dalla terribile trasferta di Firenze, persa 2-1 ma soprattutto contraddistinta dall'insubordinazione di diversi giocatori. Una cosa mai vista: nell'arco dello stesso match, Pulisic si è visto sfilare dai piedi due rigori che avrebbe dovuto calciare lui, tiratore designato. Il primo "furto" l'ha commesso Hernandez, il secondo Abraham, con la complicità di Tomori.

Per la cronaca, e per chi crede al karma, nessuno dei due rigori è entrato in porta. In quel momento Milanello era una polveriera: giocatori in autogestione e successivamente puniti in panchina, allenatore delegittimato, dirigenza che non prendeva posizione sulla faccenda. Poi, le vittorie in fila con Udinese e Bruges hanno risistemato la situazione. Adesso, con la terza sosta stagionale alle porte, ci risiamo. La situazione non è grave dal punto di vista disciplinare, ma è brutta in termini sportivi. Così come dopo il derby, il Milan ha già sciupato buona parte dell'effetto-Madrid, facendo gli ormai soliti passi indietro dopo aver centrato l'impresa. La classifica in campionato inizia a preoccupare in chiave Champions. E a Milanello si rimugina, proprio come è successo a settembre e ottobre.

Fonte: gazzetta.it