Una vetrina... Real. Perché se Paulo Fonseca confermerà la sua volontà di schierarlo dall’inizio, come ha fatto intuire sia prima sia dopo il match di sabato a Monza, Rafael Leao non poteva immaginare un palcoscenico migliore rispetto al rinnovato e sfavillante Santiago Bernabeu per mostrare di nuovo le sue qualità. Al tecnico ex Lilla, che nelle ultime tre partite di Serie A lo ha inizialmente mandato in panchina, ai tifosi rossoneri, ma anche alle società eventualmente interessate a lui in ottica futura. L’attaccante portoghese è legatissimo al Milan e a Milano sta bene, ma, inutile nasconderlo, non può essere soddisfatto della situazione che si è venuta a creare con l’allenatore, suo connazionale. E per il momento non riesce a mettere in pratica le sue indicazioni in fase di non possesso. Dati alla mano, non ce l’ha fatta neppure nei 28 minuti all’U-Power Stadium. Perché se è vero che ha dato un paio di “strappi” da vero Leao, soprattutto quando ha saltato quattro avversari come paletti prima di fallire clamorosamente il raddoppio, ha faticato a correre all’indietro, a coprire gli spazi e soprattutto a tenere il motore sempre acceso. E proprio questo invece gli chiede Fonseca: di non entrare e uscire dal match se ha o meno il pallone tra i piedi.
A Madrid, con ogni probabilità, inizierà tra i titolari: se è scontato che dovrà dare una mano a coprire la fascia perché sarà il Real a fare la partita, è logico pensare che Rafa avrà gli spazi per ripartire e magari per far male ai blancos: in Champions non segna da un anno - 7 novembre 2023 - quando dette un contributo importante per stendere il Psg (2-1, l’altra rete di Giroud). È chiaro però che non sarà valutato solo per quello che farà con il pallone e vedere Okafor che gli lascerà posto, non lo metterà al sicuro per il futuro. "Lo status non gioca, non va in campo. Io scelgo in funzione di ciò che ha bisogno la squadra", ha detto Fonseca nella notte di Monza. Una specie di avviso ai naviganti: se non cambierà qualcosa stamani, Leao tornerà dal 1’ contro il Real, ma se poi in futuro continuerà a indossare una maglia nell’undici iniziale, lo dirà la sua prestazione al Bernabeu. I bonus di Leao, infatti, sono finiti dopo la sosta di ottobre quando è andato in panchina contro l’Udinese perché Fonseca qualche giorno prima nello spogliatoio aveva chiesto a tutti di dare il massimo come corsa e sacrificio. Una parola (sacrificio) che Rafa aveva pronunciato a fine settembre a Leverkusen, parlando alla vigilia del match contro il Bayer: "Voglio vincere e se per farlo devo sacrificarmi, va bene. Il mister dal primo giorno mi chiede più lavoro senza palla e questo mi farà migliorare". Buoni propositi che però sono rimasti tali.
Ecco perché il tecnico ex Lilla è passato alla terapia d’urto... della panchina: visto che non sono servite le parole, adesso vedremo se saranno state utili le tre panchine di fila in A. Al Bernabeu la prima risposta. Anche perché dall’altra parte, nella squadra campione d’Europa, c’è un attaccante che ha saputo crescere con umiltà e lavoro, esattamente quelle caratteristiche in cui Leao non sembra eccellere. Parliamo naturalmente di Vinicius Junior, forse il modello più ammirato di ala sinistra a livello mondiale, sebbene con Carlo Ancelotti il brasiliano abbia imparato a svariare, quasi più da seconda punta che da esterno. A livello offensivo la produzione di Vini Jr non è che sia poi così superiore - quantitativamente - a quella di Rafa. Anzi, in alcuni dati (vedi i dribbling riusciti o i tiri tentati) Leao fa persino meglio. Dove Vinicius fa la differenza è nell’efficienza (segna di più, soprattutto in Champions League...) e nella presenza costante nell’arco di tutta la partita. Anche nella fase difensiva. La prova? Sta nei numeri. Nel 2024-25, tra coppa e campionato, Vini Jr recupera 2,5 palloni a gara (Leao 1,83), ma è il dato dei falli a stupire: il brasiliano ne subisce 2,42 e ne commette 1,85 a incontro. Non ha paura di prendere botte e non si risparmia nel rincorrere gli avversari. E il portoghese del Milan? Appena un fallo subito a partita e 0,58 fatti. In Inghilterra sarebbe una questione di effort. Tradotto, impegno. O Rafa cambia oppure...
Fonte: gazzetta.it