Se Spagna-Italia è ormai e sempre di più un romanzone, il duello fra Alvaro Morata e Gigio Donnarumma è ormai romanzo. Non tantissime puntate, stasera la settima al netto di quelle viste dalla panchina, ma un paio così ricche di suspence da alzare il livello di curiosità sulla successiva. La prima (che è anche l’ultima) di tre anni fa fece svoltare definitivamente l’Europeo dell’Italia: da Wembley alla Veltins Arena, Gelsenkirchen, quella di stasera può direzionarlo. Il primo rendez-vous davvero decisivo fra Donnarumma e Morata è di otto anni fa. In precedenza, solo due incroci di campionato senza firme profonde. Dunque, siamo a maggio 2016, finale di Coppa Italia, Milan-Juventus 0-1. Gigio aveva 17 anni e Alvaro quella sera - terza sconfitta consecutiva del portiere contro i bianconeri - decise di fargli capire con ancora maggiore chiarezza quanto avrebbe potuto essere ingrato il suo mestiere. Suo il gol decisivo al minuto 110: cancellò quasi in extremis l’appuntamento con i rigori che li avrebbe messi occhi negli occhi anni dopo. Non a caso, Morata decise quella finale segnando dopo un contropiede ad alta velocità: un must della sua carriera e dei crocevia con Gigio. Da subentrato, praticamente con il primo pallone della partita toccato, meno di due minuti dopo aver messo piede in campo. “L’avevo sognato”, disse Alvaro con un velo di tristezza negli occhi: già sapeva che ad aspettarlo non c’era solo un Europeo con la Spagna - guarda un po’ - ma pure il Real Madrid. Si era appena confermato una specie di Re Mida, e anche la Spagna lo sa: uno che sa far piangere gli avversari e infatti quella sera pure Donnarumma aveva gli occhi lucidi. Non li aveva Gigi Buffon, ma solo perché a quel punto della sua carriera era abbastanza preparato a ogni tipo di sconfitta, la sera del 2 settembre 2017 al Bernabeu. Tre schiaffi in faccia: Donnarumma li vide dalla panchina, iniziò a memorizzare quanto la Spagna può far male, e sa farne. Non sapeva ancora che la sera del 6 luglio 2021 gli occhi lucidi li avrebbe avuto Alvaro Morata, soprattutto per colpa sua. Vendetta non è un termine che piaccia a Donnarumma, ma come definire quella partita? Quel prodigio su Olmo, un tuffo anticipato come se avesse visto prima dove lo spagnolo avrebbe mirato? Come definire quella risposta dal dischetto a Morata, che aveva risposto a Chiesa con l’1-1? Chiamiamolo regolamento di conti, all’ottavo giro della roulette dei rigori. Centonovantasei centimetri distesi con un balzo sulla sinistra, il suo lato forte che avrebbe ipnotizzato anche gli inglesi in finale; Morata con le mani nei capelli; il destino da finale consegnato al saltello definitivo di Jorginho. In poco più di un’ora, il film che potrebbe rivedersi stasera. Morata stavolta non subentrerà a Ferran Torres perché sarà titolare, ma non cambierà la sua ossessiva ricerca della profondità: quella sera, tanto per cambiare, lo guidò verso il gol. Lo ha guidato anche contro la Croazia. E se questa Spagna rispetto al passato usa più le verticalizzazioni, scorciatoie per arrivare in area, Morata tanto più sarà la sua navicella lanciata nello spazio. Perché - parole di Spalletti – “corre tantissimo, cerca molto la profondità, attacca lo spazio dietro la linea anche venti volte su ventidue, per andare dal portiere sul retropassaggio”. Il c.t. ha avvertito pure Donnarumma, ma tanto Gigio lo sapeva già. Nessuno meglio di lui lo sa: da almeno otto anni.
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Morata-Donnarumma, che sfida! Sogni, coppe e quel rigore...
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