La Juve sa bene quanto sia importante sfidare il Milan e avere Morata dalla propria parte: in maglia bianconera Alvaro ha giocato sette volte contro i rossoneri segnando tre gol. Anche Fonseca conosce l’importanza di Morata considerato uno dei leader della squadra, per impegno e disponibilità. Dal punto di vista dell’applicazione è difficile chiedergli di più. Come cannoniere è invece legittimo: Morata è fermo a quota due gol in campionato, segnati tra fine agosto e metà settembre. La rete al Bernabeu in Champions è stata la scintilla di una notte magica, la stessa che servirà sabato per riaccendere la corsa scudetto. Alla grande sfida da ex Alvaro arriva diverso. Più maturo, forse meno goleador. Più consapevole del proprio ruolo di leader del gruppo, dedito alla causa, attento ai compagni più giovani, disposto per il bene della squadra a rivedere il proprio raggio d’azione. Anche per questo è stato finora meno presente in area di rigore: alla Juventus ha segnato 59 gol in 185 partite complessive, la media di uno ogni tre. Al Milan è a tre in 12 presenze, cioè una rete ogni quattro. Per stimolare l’istinto del bomber Fonseca ha un piano: fare di Morata l’unico punto di riferimento dell’attacco rossonero. In passato, per esempio nel derby, Alvaro aveva giocato da trequartista offensivo, lasciando che fosse Abraham l’uomo più vicino al portiere avversario, con Pulisic libero di inserirsi con successo.
Il progetto tattico di sabato prevede Morata punta con Leao e lo stesso Pulisic a sostenerlo: una previsione appunto perché saranno gli allenamenti di oggi e domani a confermarlo. Da tempo il Milan non si presenta in campionato con il suo attacco “tipo”: in tre delle ultime quattro partite non c’era Leao, a Cagliari mancava proprio Alvaro, reduce da uno scontro in allenamento con Pavlovic e da un trauma cranico che aveva imposto dei giorni di assenza dal campo. In Sardegna Fonseca aveva lanciato titolare il baby Camarda, con Abraham in panchina: Tammy, dentro nella ripresa, aveva subito firmato il provvisorio vantaggio rossonero. Si giocano il ruolo di vice Morata, con Jovic di nuovo a Milanello ma in ritardo di condizione: Alvaro è l’unica certezza. Mancherà il duello tra centravanti con Vlahovic, ko in nazionale: Milan-Juve diventerà così un confronto tra due diversi modi di occupare l’area. Morata da 9, anche se per caratteristiche è spinto a cercare palla anche lontano dalla porta, e Weah come punta centrale adattata: proverà a sfruttare la velocità nello stadio in cui papà George regalava gol di potenza. Se come ruolo Morata tornerà all’antico, come professionista si sente nuovo. La sua Juve aveva altri punti di riferimento: con uno di loro in particolare, Chiellini, Alvaro è rimasto legato. Si sentono e lo hanno fatto anche in questi giorni. Oggi Morata è il Chiellini del Milan: l’uomo di esperienza, il capitano della nazionale che ha vinto l’Europeo (come Giorgio in azzurro nel 2021), il senatore che si prende cura dei più giovani, da Camarda agli altri ragazzi che si allenano con la prima squadra. È in prima fila nello spogliatoio: fa sentire la sua voce.
Lo stesso a tavola, dove siede vicino a Theo, Calabria, Gabbia. A proposito, è un organizzatore di cene di squadra, già due da inizio stagione: un modo per rinforzare il gruppo oltre il campo. Un ruolo anche alla Ibra: Zlatan era stato il massimo riferimento per i compagni e da dirigente ha fatto di tutto per portare Alvaro a Milano. O appena fuori… Morata vive ancora a Corbetta, comune a Ovest della città, dove è rimasto anche dopo la polemica social con il sindaco che secondo il giocatore rossonero ne aveva violato la privacy rivelandone il trasferimento in zona. Alvaro sarà di nuovo disponibile: assente nell’ultima trasferta con il Milan, aveva poi viaggiato con la nazionale. Venerdì scorso in Danimarca e lunedì a Tenerife contro la Svizzera. Il ct De la Fuente lo ha gestito con prudenza dopo l’infortunio in rossonero: poco più di venti minuti nella prima partita, un tempo nella seconda. Con il Milan ora è pronto per tornare dal 1’.
Fonte: gazzetta.it