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Calcio

Motta, rivoluzione ancora a metà: deve segnare di più. Ma anche Fonseca...

Luigi Garlando
Motta, rivoluzione ancora a metà: deve segnare di più. Ma anche Fonseca...N/A

Thiago Motta e Paulo Fonseca, dopo 12 giornate di corsa parallela (il portoghese deve recuperarne una), si scontrano. Sabato a San Siro. Hanno ricevuto un mandato quasi simile: scartare dal passato, rinnovare, riportare in alto Juve e Milan. L'incrocio del Meazza vale come attestato di avanzamento dei lavori. Proviamo a fare gli umarell e sbirciamo nei due cantieri ancora aperti.  Thiago Motta espose il manifesto della rivoluzione nelle prime due giornate di campionato con i 3-0 a Como e Verona. Soprattutto al Bentegodi, fu plateale la differenza con la Juve precedente che scappava a palla persa. Locatelli spolpò una palla in pressing sulla trequarti veronese e Yildiz mandò in gol Vlahovic. La nuova Juve difendeva correndo in avanti e assaltava in massa.

Thiago lanciò subito Mbangula, Savona, Cabal... perché la storia insegna che sono i giovani a fare la rivoluzione. Hanno più sogni, più fame di futuro e meno paura. Per avere la miglior difesa del campionato, Thiago ha pagato un prezzo: raffreddare in parte la rivoluzione. Raramente si è rivisto il pressing offensivo del Bentegodi. I tre 0-0 consecutivi (Roma, Empoli, Napoli) produssero il rumore di una frenata brusca. Per non esporsi alle ripartenze, Thiago ha imposto una costruzione molto palleggiata, una sorta di possesso preventivo che però toglie profondità e rifornimenti veloci a Vlahovic e Yildiz che hanno bisogno di spazi. La Juventus ha solo il 5° attacco del campionato (10 gol meno dell'Atalanta). Thiago a Bologna non attaccava spesso difese chiuse, alla Juve è la norma. Con ali offensive come Yildiz e Conceiçao e un Koop sulla trequarti, deve imparare a servire meglio il suo centravanti, a rischio tra l'altro dopo l’infortunio di ieri in nazionale. Ma anche Dusan deve crescere. Oltre alla tenuta difensiva, nonostante la poderosa perdita della colonna Bremer, e alla valorizzazione di tanti giovani, Thiago può vantare l'educazione etica della truppa, dimostrata nella memorabile rimonta di Lipsia e in quella di San Siro, quando, sul 2-4, pareva sull'orlo del burrone nerazzurro. Yildiz l'ha tirata su. Una Signora dall'anima d'acciaio. Quanto alla contabilità spicciola, meglio Thiago che, con una squadra giovane e rivoluzionata, e finora ha avuto poco dagli acquisti più importanti (Koopmeiners, Douglas Luiz), ha 7 punti in Champions, come il City, ed è l'unica imbattuta in campionato, a 2 punti dalla vetta. Fonseca, con una partita in meno, vede il Napoli distante 8 punti e, in Champions, deve aggredire le ultime 4 gare, dopo averne perse 2, per non fallire gli ottavi. La stagione del Diavolo si riassume nelle nobili vittorie su Inter e Real e in troppe delusioni contro squadre medio-piccole per mancanza di equilibrio e di motivazioni.

Thiago, che ha portato risultati, giovani e nuova allegria tecnica, dopo 3 anni di buio, gode di maggior empatia con la squadra e di maggio credito in piazza, rispetto a Fonseca, salito più volte sulla graticola, dopo aver sfilacciato i rapporti con Rafa e Theo. Ma entrambi hanno lo stesso disperato bisogno di vincere sabato pomeriggio la sfida di San Siro per indirizzare il futuro. Fonseca ha smorzato la verticalità di Pioli e imposto un gioco più palleggiato. Nel 4-2-3-1 di riferimento, Reijnders imposta e accompagna l'azione, lasciando Fofana a presidiare la difesa; Pulisic, se fa la punta esterna del tridente, si accentra da mezz'ala per tessere relazioni, come fa il trequartista che può anche essere una punta (Morata), vedi il derby.

In fase passiva, Fonseca stende spesso in pressione quattro attaccanti (4-2-4), la mossa che gli consentì di incartare la costruzione dell'Inter. I quattro cacciatori di palloni in attacco hanno creato spesso problemi nelle transizioni, a cominciare dalla sconfitta di Parma, dove il Milan fu bullizzato dalle ripartenze di Pecchia. Nella gloriosa notte di Madrid, Fonseca trovò l'equilibrio perfetto con Musah quinto difensivo per soffocare Vinicius. Ma il tecnico portoghese si rifiuta di replicare la mossa, perché ambisce a un Milan dominante. La ricerca dell'equilibrio tattico continua, così come il miglior assetto difensivo. Pavlovic non si è dimostrato quel baluardo che sembrava in estate, l'infortunio di Gabbia ha portato via concentrazione e concretezza. Il Milan ha preso il doppio dei gol della Juve (14-7), pur avendo giocato una partita in meno.  Fonseca ha rimosso il tabù del derby dopo due anni e sei sconfitte: non è poco. Ha aiutato la crescita di Reijnders, a oggi, il miglior giocatore del campionato. Si è preso dei rischi, ma, di fatto, la lunga reclusione di Leao in panca ha restituito la miglior versione di Rafa (Madrid, Cagliari, nazionale). 

Fonte: Gazzetta.it