Tutti in bilico, tutti colpevoli, nessuno intoccabile. Aurelio De Laurentiis è tornato a tuonare contro la squadra nell’intervallo della sfida contro l’Empoli: non ne può più di vedere un Napoli senza anima, senza orgoglio, senza carattere. Avrebbe voluto portare di nuovo tutti in ritiro punitivo, a oltranza, per provare a pungolare l’orgoglio della squadra. Poi ha cambiato idea: ma ‘a nuttata non è passata, almeno non del tutto. Il presidente ha fatto marcia indietro, ma è pronto a tornare all’attacco in caso di ennesima debacle domenica contro la Roma. Intanto, per l’occasione, la squadra andrà in ritiro pregara dal venerdì. Poi, in caso di risultato negativo, tornerà ancora nell’hotel di Pozzuoli dove già a gennaio – in piena crisi mazzarriana – era stata costretta a rinchiudersi per qualche giorno, per provare a raddrizzare la stagione.
Gli effetti non ci sono stati allora e spedire la squadra in ritiro punitivo adesso avrebbe solo peggiorato la situazione, di per sé già molto critica. Di sicuro, De Laurentiis ora si aspetta una scossa vera perché si è toccato il fondo. Chiede cinque partite di dignità e orgoglio, poi liberi tutti di andarsene se non avranno a cuore il progetto Napoli, purché portino sulla scrivania del presidente l’offerta giusta. L’estate della rivoluzione si avvicina e l’esperienza dei primi mesi post scudetto potrebbe aver portato consiglio. La stagione è cominciata all’insegna dell’insoddisfazione generale, perché i giocatori si aspettavano un riconoscimento che non è arrivato. Anzi, come ha raccontato Lozano a inizio marzo in un’intervista in Olanda, la società avrebbe addirittura voluto abbassare ulteriormente il monte ingaggi, cosa che avrebbe creato parecchi malumori. "Avevano detto che volevano abbassare gli stipendi e altre cose. Io avevo capito che questo non era giusto nei confronti della squadra. Questo potrebbe essere uno dei problemi di quest’anno".
Ecco, le parole di Lozano riportarono alla mente quelle di chi parlava "di uno spogliatoio di scontenti" proprio durante il ritiro di Castel di Sangro. Un campanello d’allarme rimasto inascoltato, evidentemente. Ma il presidente è pronto a cambiare rotta, a ripensare da capo il suo Napoli se ce ne fosse bisogno: del disastroso Napoli di questa stagione resteranno solo le macerie, per ricostruire servirà un progetto credibile.
Tutti sul mercato E dunque, chi non è contento sarà libero di andarsene. Dal capitano Giovanni Di Lorenzo e Stanislav Lobotka, passando per Anguissa, Politano e pure Khvicha Kvaratskhelia, che a fine campionato dovrà sedersi al tavolo con il club per cercare l’intesa per il rinnovo. Napoli non vuole più casi Osimhen: la trattativa tormentata per il nuovo contratto del nigeriano – con la firma arrivata prima di Natale – ha finito per diventare l’ultimo colpo mortale al morale di un gruppo evidentemente molto fragile. Senza Spalletti e Giuntoli a gestire i mal di pancia dei giocatori, tutti i problemi sono rimasti irrisolti e lo spogliatoio si è spaccato. Grande caos Le scelte del club, hanno fatto il resto. Due sessioni di mercato fallimentari, ma soprattutto tre allenatori cambiati: tanta confusione e zero benefici. È il rischio che si corre quando poi si punta su un traghettatore che non riesce a entrare in sintonia con la squadra: alla prima difficoltà, viene abbandonato.
E a Castel Volturno sono stati pochissimi i giorni sereni, evidentemente, per questo De Laurentiis si è sentito in dovere di intervenire spesso, con l’idea di tenere tutti sulla corda. Ci ha provato per salvare Garcia prima e Mazzarri poi, inutilmente. Ma adesso l’atteggiamento con la squadra è cambiato: basta alibi, nelle prossime cinque gare spetta ai giocatori dimostrare di essere da Napoli. E di meritare la conferma.
Fonte: gazzetta.it