Il calcio tira, il calcio attira. L’interesse dei grandi fondi d’investimento internazionali per l’acquisizione di club in giro per il mondo è in costante aumento, con cifre sempre più alte e derive interessanti. Basti pensare al fondo Cvc che ha investito non su una o più squadre ma su interi campionati stipulando accordi con la Liga spagnola e la Ligue 1 francese. Cvc ha scelto di puntare su un intero Paese, ma la via più classica di intervento è quella di acquisizione di uno o più club, anche in Paesi diversi, o di quote degli stessi.
Il fenomeno è stato approfondito recentemente da Aifi, l’Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt, in collaborazione con Fineurop Soditic e Legance, che hanno pubblicato un report sugli investimenti dei fondi nei 5 grandi campionati europei. In Germania il sistema di controllo sui club ha impedito finora l’ingresso dei fondi, la Bundesliga ha tentato di far passare un accordo sui diritti tv ma l’idea è stata fermata da una doppia azione: in sede di voto i sì sono stati 20 su 36 (ne servivano 24) e in campo ci sono state le vibranti proteste dei tifosi, che hanno portato alla momentanea sospensione di alcune partite.
Oggi i club delle massime divisioni di Italia, Inghilterra, Spagna e Francia controllati dai fondi sono 26, su un totale di 78. La quota è di un terzo, il 33%: 12 in Premier, 7 in Ligue 1, 4 in Liga e 3 in Serie A. Ci sono tre tipi di fondi: private equity, che controllano 12 club, club deal, investitori specializzati nello sport che hanno il controllo di 8 squadre, e i fondi sovrani (6 club) come il famoso Pif saudita che nel 2021 ha preso il Newcastle per 350 milioni di euro e a cui lo scorso anno è stato dato il controllo dei 4 grandi club della Saudi Pro League. Nello studio della Aifi entra anche il City Group, ma il gruppo che è partito dal Manchester City per allargarsi nel mondo (12 club tra Europa, Nord e Sud America, Asia e Australia) è in mano a una società araba a sua volta partecipata dal fondo Silver Lake, la presenza del fondo è minoritaria, 18%, perché non tutti gli interventi hanno l’obiettivo dell’acquisto del 100% del club.
In principio fu il Tottenham, nel lontano 2001, ma è più recentemente che gli investimenti sono aumentati vertiginosamente: il 69% degli affari è stato chiuso tra il 2016 e il 2023, con il passaggio del Chelsea da Abramovich alla cordata americana guidata da Todd Boehly come operazione più significativa, per dimensioni di club e investimento: 3 miliardi di euro. Poi è stata la volta dell’Everton, acquistato da 777 Partners attraverso il suo 777 Football Group che ha quote diverse anche nell’Hertha Berlino, nel Siviglia, nel Genoa, nello Standard Liegi, nel Red Star francese, nel Vasco da Gama brasiliano e in Australia nel Melbourne Victory.
Lo sbarco dei fondi ha portato a un incremento del concetto di multiproprietà, cosa che ha attirato l’interesse di Fifa e Uefa che proibiscono a due club con la stessa proprietà di partecipare alla stessa competizione, o a tornei direttamente collegati. Ma le regole non sono eccessivamente rigide, come dimostra il caso di Milan e Tolosa, entrambe di RedBird ed entrambe ammesse alle coppe: l’organigramma del Tolosa è cambiato (Cardinale si è dimesso da a.d., tre consiglieri di sono usciti dai CdA dei due club) e i club hanno rispettato alcuni vincoli (ad esempio, niente operazioni di mercato tra loro).
Fonte: gazzetta.it