Rafa Leao è cambiato: in diversi momenti della partita gioca al centro dell’attacco, come se fosse un numero 9. No, Rafa Leao non è cambiato: fa la differenza da solo, poi sbaglia davanti alla porta. Contraddizione? Nessuna, sono vere entrambe: Milan-Torino ha introdotto la nuova versione di Rafa ma ha chiarito che può salire un gradino e diventare il giocatore più forte della A migliorando davanti alla porta, come negli anni di Pioli. “Never give up”, “Mai arrendersi”, ha scritto su Instagram.
Si riferiva al Milan, ma vale anche per lui. La prima partita del campionato ha detto che Rafa Leao ha cambiato parzialmente habitat. Il Milan spesso comincia un’azione con lui e Chukwueze larghi, in posizione più avanzata di Pulisic e del centravanti (Jovic ieri, Morata quando c’è, addirittura Colombo o Nasti negli Stati Uniti). Scelta precisa di Fonseca, che evidentemente vuole la sua punta e il suo trequartista pronti a creare un quadrilatero con i due mediani. Leao però più volte, nelle amichevoli e ieri sera, si è scambiato la posizione con il centravanti… e con Morata, che storicamente ama spostarsi a sinistra, probabilmente succederà spesso. E allora capita che Rafa giochi alcune azioni davanti, in una posizione che incuriosisce. Qui nascono due domande sul nuovo attacco del Milan. Leao può diventare un 9 mobile alla Thierry Henry? A precisa domanda, Rafa ha risposto così: “Posso giocare vicino all'attaccante ma ora, con un calcio più tattico, le squadre si mettono dietro e occupano molto la zona centrale. Non gioco da anni spalle alla porta e ho bisogno di spazio, di guardare tutto il campo. Non mi vedo giocare presto da centravanti”. Non è convinto e Fonseca non gli chiede certo questo.
Vuole che parta largo, chieda il pallone e cerchi l’uno-due per arrivare in area. La seconda domanda torna da anni: quanti gol segnerebbe Leao, se fosse più bravo davanti alla porta? Rafa non calcia particolarmente bene, ha la soluzione con il destro a giro ma è meno pericoloso di altri attaccanti da fuori area. Nell’uno contro uno con il portiere alterna grandi giocate – lo scavetto visto contro il Napoli, il dribbling con il Cagliari – a errori clamorosi. Contro il Torino ha sbagliato davanti a Milinkovic e, anche se veniva da uno sprint di 50 metri, in quella situazione deve fare meglio. Nella prima occasione del Milan – colpo di testa di Thiaw da angolo, respinta di Masina sulla riga - non ha trovato la porta da due metri. Migliorasse in queste cose, diventerebbe un altro giocatore. Un esempio: contro il Monza, al Berlusconi, è saltato sopra un difensore per deviare di testa e ha calciato da lontano, dritto per dritto, dopo un taglio da sinistra. Sono soluzioni usate poco in passato. Se Rafa le aggiungesse, avvicinerebbe la terra promessa: i 20 gol in campionato.
Fonte: gazzetta.it