Si farà. Ma cambiano i tempi. Perché il lavoro svolto non è stato sufficiente e ne serve altro. Il rinnovo di Simone Inzaghi è adesso in stand by: non c’è ancora l’accordo economico tra le parti, dopo il nodo già affrontato sulla durata. La firma che pareva imminente due settimane fa è slittata. Arriverà, ma a questo punto - salvo cambi di programma oggi non ipotizzabili - difficilmente prima del raduno e del via della prossima stagione. C’è da trattare ancora, insomma. E vanno conciliate le esigenze dell’Inter, che non può andare oltre certi parametri, e quelle di Inzaghi, che dal canto suo vuole vedere riconosciuto il suo status dopo un campionato dominato e lo scudetto vinto.
Detto che il tecnico avrebbe preferito una scadenza più lunga, ovvero 2027, e che invece il club vuole procedere per gradi, ritenendo sufficiente il 2026, la questione che richiede più tempi e nuovi incontri è quella prettamente economica. La società nerazzurra non può andare oltre i 6,5 milioni di ingaggio, da raggiungere anche attraverso alcuni bonus legati agli obiettivi e ai vari step delle singole competizioni. Inzaghi invece è partito almeno un gradino più in alto, intorno ai 7-7,5 milioni. Il dialogo è costante. Non c’è frizione. C’è una trattativa in corso che richiede del tempo.
Del resto, nel corso degli anni la figura dell’allenatore ha acquisito sempre maggiore centralità, con il conseguente aumento degli ingaggi. Giusto per dare un riferimento: Allegri nell’ultima stagione alla Juventus aveva uno stipendio da 9 milioni netti. Inzaghi non sfugge a questo trend. E non è sbagliato dire che con lo scudetto conquistato l’allenatore è di fatto entrato in una nuova dimensione, perché con le vittorie funziona così. Benintesi: l’accordo si troverà. E magari un ruolo importante lo giocheranno - come spesso avviene in questi casi - l’ammontare dei bonus e la natura degli stessi. La tempistica con ogni probabilità ricalcherà quella della scorsa stagione, quando all’accordo si arrivò a inizio agosto, durante la tournée in Giappone della squadra.
Resta una linea guida che l’Inter ha sempre rispettato e che vuole tenere ben presente anche stavolta, ovvero quella di non iniziare la stagione con un tecnico in scadenza. «Inzaghi non è neppure a metà del suo ciclo all’Inter», ha detto solo pochi giorni fa il presidente Beppe Marotta. La storia è all’inizio, allora, la soddisfazione è reciproca e non potrebbe essere altrimenti. Poi sulla durata - 2026 invece di 2027 - incide anche un ragionamento societario. Se per i giocatori può avere un senso ragionare con scadenze lunghe - Barella e Lautaro gli ultimi esempi - anche in termini di patrimonializzazione, per l’allenatore il discorso non funziona. Questo è il concetto che l’Inter ha trasferito a Inzaghi. Ora si tratta di trovare l’intesa sull’aspetto puramente economico. E poi concentrarsi sull’obiettivo a cui tutti tengono: allungare la striscia di vittorie in Italia e giocarsi l’Europa fino in fondo. La fame non è mai abbastanza.
Fonte: gazzetta.it