C'è un solo modo per allontanare la testa da Madrid: fare un campionato da Champions, trasformare la rabbia post Atletico in... furore atletico. Si può, si deve. È questo il messaggio che Simone Inzaghi ha trasferito ai suoi dal minuto successivo all’eliminazione di mercoledì. Perché c’è un lavoro da finire, che è la frase che tutti i giocatori hanno condiviso pubblicamente con le dichiarazioni o attraverso i social. E perché ci sono almeno quattro motivazioni che vanno oltre lo scudetto, quattro traguardi che l’Inter ha voluto fissare davanti a sé. Non solo la seconda stella. L’Inter vuole aggiungere storia alla storia. Alzare l’asticella è un obbligo, per nobilitare ancor di più uno scudetto di fatto già conquistato. Inzaghi ha messo nel mirino il record dei record, quello dei punti conquistati in un campionato. Oggi lassù c’è Roberto Mancini, che nel 2006-07 ne fece 97. Questa squadra può toccare per la prima volta nella sua storia la tripla cifra. Per arrivare a 100 servono ancora 25 punti, ovvero 8 vittorie e un pareggio nelle restanti dieci giornate. Ancor di più: se riuscisse a fare 9 successi e un pareggio, l’Inter arriverebbe a quota 103, superando i 102 della Juventus di Antonio Conte che valgono il primato assoluto in Serie A. Per riuscirci, servono i gol di Lautaro. Non solo quelli, ma di sicuro anche quelli. Il Toro è rimasto in silenzio dopo Madrid, è stato uno dei pochi a non commentare l’eliminazione. Lo descrivono delusissimo. Eccolo, il compito che ha Inzaghi in queste ore: spingere Lautaro ancora più su. L’argentino non è tipo che ha bisogno di essere motivato, sia chiaro. Ma certo lo stop di Madrid è stato duro da digerire, per di più condito dall’ennesimo errore dal dischetto. Non c’è tempo per guardarsi indietro. Se il record di Higuain e Immobile ora sembra più lontano - Lautaro dovrebbe segnare 13 gol nelle ultime 10 giornate per arrivare a quota 36 -, di sicuro c’è da blindare ancor di più la classifica marcatori. Ed entrare anche qui nella storia nerazzurra, perché solo altri cinque giocatori sono riusciti a diventare capocannonieri cucendosi lo scudetto sul petto: Meazza, Mazzola, Boninsegna, Serena e Ibrahimovic. Un record tira l’altro. Anzi, meglio ancora: per un record è necessario un altro record. Sommer è quota 17 partite in cui è riuscito a tenere la porta inviolata, il clean sheet per dirla all’inglese. D’ora in poi gli basta fare... uno su due. Nel senso che se nelle prossime 10 giornate dovesse chiuderne la metà senza gol incassati, avrebbe scritto un primato assoluto. A quota 22 porte inviolate in un campionato nessuno è mai arrivato: il record di 21 è oggi di Cudicini senior, Sebastiano Rossi, De Sanctis, Buffon e Provedel. Beh, una soddisfazione ulteriore sarebbe anche quella di non concedere gol al Milan nel prossimo derby. Ma in realtà qui l’obiettivo è persino più alto. Vincere, certo. Ma non tanto per il traguardo sperato dai tifosi, ovvero festeggiare la seconda stella a San Siro proprio in faccia ai cugini. No, il traguardo da centrare è più “filosofico” e si allunga sul futuro. Perché vincere il 21 aprile vuol dire in qualche modo prendersi, o meglio, mantenere anche un vantaggio psicologico sulla prossima stagione. I nerazzurri vengono da una serie di cinque derby consecutivi vinti: non era mai accaduto. La sesta vittoria, oltre a rinforzare il primato, sarebbe un peso ulteriore sulle spalle dei cugini in otica futura. Basta immaginare il primo incrocio della prossima stagione, per capire con quale carico emotivo arriverebbero i giocatori del Milan in caso di ulteriore ko. Ce n’è abbastanza, dunque, per correre. Inzaghi lo sa e lo ha già spiegato a Lautaro e compagni. Il Napoli domani vale la certificazione di un passaggio di consegne, certo. Ma è pure il primo di altri dieci capitoli da scrivere della storia.
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Oltre l'incubo: Inter, c'è un lavoro da finire. I 4 traguardi (oltre lo scudetto) per tornare a sorridere
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