André Onana sta vivendo un ottimo momento, sia in Nazionale che con l'Inter in Serie A TIM.
Il portiere camerunense si è raccontato in una lunga intervista al settimanale d'approfondimento Sport Week.
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Le dichiarazioni di Onana sull'Inter e la carriera
"Non serve indossare questa maglia per conoscere l'Inter. Il primo calciatore che mi viene in mente è Samuel Eto'o, troppo facile dirlo visto il legame che abbiamo. E i tanti grandi portieri interisti, da Toldo che era l’incubo di Franck De Boer, a Julio Cesar, uno dei miei preferiti. Pensate che è stato quasi il primo a sapere del mio trasferimento".
La maglia da titolare
"No, non sono sorpreso di essere il titolare perché so chi sono, quanto valgo, e mi accorgo di quanto cresco, allenamento dopo allenamento. Sapevo che facendo le cose per bene sarebbe arrivato presto il mio momento. Prima di arrivare, ero consapevole che mi sarei giocato il posto con un portiere straordinario, Handanovic, che ha fatto la storia di questo club, ma che è molto, molto diverso da me".
Handanovic, modello diverso
"Samir il mio modello? Io dico di no. Proprio per questa diversità tra noi. Ma aggiungo pure che lui è un campione, un gigante, altrimenti non sarebbe rimasto qui, a questo livello, per 11 anni: davanti ad Handanovic ci si può solo togliere il cappello. Appartiene a una scuola italiana che è diversa dalla mia: è bravissimo e sicuro tra i pali, mentre io mi sento un portiere moderno e 'proattivo'. Uno che prende rischi, esce, accetta l’uno contro uno e gioca tanto con i piedi. All’inizio, ci guardavamo straniti in allenamento, e uno diceva all’altro: 'Non fare così, stai sbagliando'. E l’altro rispondeva: “No, sbagli tu” (ride, ndr)".
Il cambiamento nell'Inter
"Posso dire che la squadra si sta davvero abituando al mio stile. Adesso, se su un cross non esco, Skriniar mi guarda male e Dumfries mi urla 'Onaaaaa!'. Io rispondo che non posso uscire sempre, sempre, sempre, ma il fatto che loro facciano così mi rende felice. Significa che si fidano, che ci capiamo, che vogliono che rischi. Poi a me piacciono le partite che diventano battaglie difensive: niente può esaltarmi di più di una sfida come quella che abbiamo giocato tutti insieme al Camp Nou. Guardavo la squadra da dietro ed era uno spettacolo: compatta, corta, unita. Si muoveva come una cosa sola e pazienza se i miei ex compagni in Catalogna ci hanno accusato di difensivismo. Quando poi vedo Skriniar andare sull’uomo con quella cattiveria e urlarmi in faccia la sua carica, penso: “Che guerriero! Con questo ci andrei in battaglia sempre!”. Ma tutti i nostri difensori, così alti e grossi e duri, mi fanno sentire protetto. Anche se so che abbiamo preso troppi gol finora...".
Lukaku importante, Cordaz un campione
"Ci manca tanto Romelu, ma quando tornerà farà come sempre il massimo. E, tra l’altro, il popolo interista lo adora. Ma lo adora davvero. Quando ha iniziato a riscaldarsi col Plzen a San Siro, ho sentito un “ohhhh” incredibile e mi tremava la terra sotto ai piedi: mai vista una manifestazione d’amore così, mai vista una tifoseria così appassionata. Ma sapete, però, chi è davvero il più grande campione dell’Inter? Alex Cordaz, la persona più positiva che io abbia mai incontrato, un essere umano meraviglioso".