“Io mi sento un surfista e Bologna è la mia bellissima onda”. Ma per giorni interi Riccardo Orsolini ha guardato il soffitto. Incredulo. Arrabbiato. Deluso. Orso torna sulla non-convocazione da parte di Spalletti per Euro 2024. Un Europeo finito malaccio. “Quanto mi ha fatto male la non-convocazione per l’Europeo - dice l’ala destra del Bologna che l’anno scorso realizzò 11 gol -? Preferirei non parlare di questo perché sono stato male in quel periodo: mi sono ripromesso di non soffrire più così per una questione sportiva. La vittoria più grande è stata ricevere messaggi di affetto e abbracci da ogni dove in quel periodo. È stato bellissimo sì. Perché non sono stato chiamato? Di domande me ne sono fatte tante, anche se a volte non serve: era una decisione presa che poteva dipendere da te ma non del tutto. La botta è stata forte, ho passato giorni a guardare il soffitto. Poi ho staccato, sono andato lontanissimo, ho chiuso il telefono, anche la mia famiglia aveva paura che le rispondessi male se mi avesse chiamato in quel periodo. Se penso ancora all’azzurro? No, adesso no. penso solo a Bologna”.
Orsolini capitano? Saranno lui e De Silvestri. “Penso sia arrivato il momento, dopo tanti anni qui, di essere quello che negli anni scorsi magari facevo fatica ad essere, ovvero un riferimento per i più giovani. Mi aiuteranno De Silvestri, Skorupski, Freuler dentro un Bologna che cercherà di mantenere le caratteristiche che ci hanno portato alla cavalcata nella scorsa stagione. A livello personale penso di poter dare tanto a questi ragazzi e alla società. Mi piacerebbe diventare un po’ un padre dei giocatori più giovani: voglio togliermi tante soddisfazioni con questa maglia, senza dover fare i sognatori ma godendomi ogni momento. Qua ne ho viste di tutte i colori dal 2018 a oggi, dalle quattro ore chiusi negli spogliatoi dopo il ko col Frosinone, al periodo di Sinisa, poi la Champions quest’anno. Bologna per me è un’onda bellissima, mi sento un surfista”.
I cambiamenti da Motta a Italiano? “Italiano ha portato concetti differenti: rispetto al gioco di prima, che era molto più corale, adesso è improntato su punti di forza che cerchiamo, per esempio l’uno contro uno sugli esterni, fare densità in zona-gol ma mantenendo quel fraseggio che ci ha contraddistinti nella scorsa stagione. Aggressione, pressing, riconquista alta e cercando di sfondare: i concetti sono questi. La Champions? Mi vengono i brividi solo a pensarci, inimmaginabile fino a qualche mese fa, già conoscere i gironi e figurati a scendere in campo. Non vedo l’ora di scendere in campo il 17 settembre”.
Fonte: Gazzetta.it