Quel lieto fine ai supplementari fa tirare un sospiro di sollievo davvero a tutti. Il prestito-lampo di Victor Osimhen al Galatasaray, infatti, chiude a chiave mesi di tentazioni, incomprensioni, colpi di testa che hanno mandato in tilt sia il Napoli che l’attaccante nigeriano. Quello che doveva essere il trasferimento record dell’estate 2024 è diventato un autentico guazzabuglio. Ci sarà tempo per capire chi ha sbagliato, chi ha voluto strafare, di sicuro quella clausola da 130 milioni è parsa subito esagerata. Una cifra inarrivabile ai tempi del Fair Play finanziario in Premier League oltre a quello dell’Uefa. Così strada facendo il Psg si è tirato indietro: soprattutto dopo il no di De Laurentiis all’accoppiata Kvaratskhelia - Osimhen. A Parigi hanno tirato il freno e quella che sembrava un’operazione scontata è diventata impossibile, nonostante i dirigenti francesi avessero da tempo un accordo con il giocatore.
Sullo sfondo, però, c’è sempre stato il Chelsea, evidentemente interessato a sostituire Lukaku proprio con il bomber azzurro. E sul fronte londinese forse c’è stato l’intoppo più sorprendente. Ai radar delle cronache quotidiane è sfuggita, ad esempio, quella svolta di 10 giorni fa, quando i dirigenti del club campano avevano di fatto raggiunto l’accordo con Osimhen per concedergli una buonuscita da 15 milioni di euro. Una cifra rilevante per indurlo ad accettare la proposta del Chelsea, appunto, limitato dal proprio tetto salariale: vale a dire 6 milioni netti a stagione. Facendo un po’ di calcoli al centravanti sarebbe toccata una media intorno ai 9 milioni di euro a stagione. Non poco. Invece a Victor e ai suoi rappresentanti questa soluzione non era andata a genio. Anche perché nel frattempo si è fatto avanti l'Al Ahli con una proposta principesca per lui: 40 milioni a stagione per quattro anni. Una montagna di 160 milioni di euro che sicuramente ingolosiva il suo entourage. Non è andata allo stesso modo in casa a Napoli, visto che all’origine De Laurentiis voleva che il club saudita pagasse la stessa cifra messa sul piatto dal Chelsea, vale a dire 80 milioni. Invece gli arabi si erano fermati a quota 65. Troppo poco per il numero uno azzurro che a quel punto ha cercato una soluzione a metà strada…
Nulla da fare, perché l’Al Ahli indispettito in poche ore ha virato su Toney. Una rottura presa malissimo da Victor, in quel momento in attesa di buone notizie nel buen retiro napoletano del Parker’s Hotel. Chi era nei paraggi non ha potuto evitare di sentire le sue urla. Messa così, insomma, ci sono stati dei momenti cruciali nella vicenda in cui le parti erano evidentemente spinte da interessi contrapposti. Adesso, però, sono giunti ad un compromesso che accontenta tutti. Osinmhen si è riservato con il Galatasaray una possibile uscita a gennaio se arrivasse una chiamata da un top club. Nel frattempo ha prolungato il contratto di un anno con il Napoli che stavolta ha trovato convenienza ad abbassare la clausola ad 80 milioni di euro: cioè quello che aveva pattuito con i Blues. In tutta questa ricostruzione c’è sempre il ruolo del Decreto Crescita. Sì, perché Victor usufruisce del vantaggio fiscale che gli permette di guadagnare 11 milioni netti a stagione, mentre il Napoli ne spende 14,3 al lordo. Anche per questo motivo De Laurentiis ha chiesto di prolungare di un anno il contratto. Da un lato si è assunto il rischio di averlo ancora a libro paga per un anno in più, nel contempo si è garantito la possibilità di risparmiare davanti al fisco. Aggiungiamoci la prospettiva di spalmare ulteriormente l’ammortamento dell’investimento fatto nel 2020 per 75 milioni di euro. Al momento della vendita De Laurentiis si garantisce una plusvalenza netta. Insomma una soluzione di buon senso alla fine di una vicenda ricca di colpi di scena e anche di qualche dispetto. Una lezione per tutti.
Fonte: Gazzetta.it