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Calcio

Pioli, passi o chiudi: a Roma oltre all'Europa si gioca il suo futuro al Milan

Luca Bianchin
Pioli, passi o chiudi: a Roma oltre all'Europa si gioca il suo futuro al MilanN/A
L'eliminazione giovedì sarebbe la fine di un ciclo. Il peso di Ibrahimovic sulla decisione 

Un anno da allenatore in Serie A per intensità vale triplo. Per pesare un anno di Stefano Pioli al Milan, moltiplicate pure per cinque. Pioli a settembre andò all’Olimpico per giocare con la Roma e quella pare un’altra vita: Reijnders e Loftus-Cheek erano da testare, il Milan era partito fortissimo e lo scudetto non pareva un pensiero proibito. A Genova, in una sera di ottobre, apparve come una stella cadente, quasi da sfiorare. A metà aprile, il viaggio a Roma per il ritorno dei quarti di Europa League è molto più teso. La partita di andata ha lasciato una sensazione di sconforto: il Milan, nel momento decisivo, si è fatto sorprendere, è ricaduto in antichi errori. E ha portato nuvole nere sul suo allenatore in ottica 2024-25. Si è sempre scritto che i due derby - Roma in Europa League, Inter in campionato - sarebbero stati decisivi per la conferma nella prossima stagione e, tra le due partite, quella di giovedì è sicuramente la più importante. Molti tifosi mettono il derby in cima ai pensieri - "tutto, ma non l’Inter che festeggia nel nostro stadio" - ma sportivamente non c’è paragone tra le due partite.

Per questo, se Pioli vuole rilanciare e costruire una sesta stagione al Milan, deve rimontare la Roma nel suo stadio. Può farlo, ci crede, lo ha detto chiaro già giovedì scorso negli spogliatoi. Andasse in semifinale e vincesse la coppa, passerebbe una mano di bianco sui dubbi e tornerebbe a festeggiare. Un’eliminazione con la Roma invece completerebbe il quadro di una stagione spinosa, con l’Inter lontana in Serie A e la Champions persa nel gruppo, la Coppa Italia salutata ai quarti, il Mondiale per club lasciato alla Juventus. Difficile in quel caso immaginare una conferma. L’allenatore per la prossima stagione al Milan verrà deciso dalla proprietà e dal triumvirato Ibrahimovic-Furlani-Moncada, che si è compattato nelle ultime settimane, ha respinto il possibile ingresso di Damien Comolli e si propone come il centro delle decisioni.

Giorgio Furlani ieri a Supertele, programma di Dazn, ha fatto sapere che non è ancora tempo di una decisione definitiva: "È un po’ presto per fare un bilancio tecnico, vediamo questo ultimo mese. Finora, se guardiamo quanto fatto la scorsa stagione, stiamo facendo bene. Ogni stagione partiamo con l’idea di vincere, quindi in parte ogni stagione in cui non vinci, è una stagione in cui avresti voluto farlo". Frasi chiare, l’ultima non tenera, all’interno di un rapporto con l’allenatore che resta buono: la stagione non è stata semplice per nessuno - e per Pioli più difficile che per tutti gli altri - ma il rapporto con il club e soprattutto lo spogliatoio ha retto. Ibrahimovic nella decisione avrà un grande peso e Zlatan ha sempre detto di voler puntare al massimo. Non è il tipo da accontentarsi di una stagione senza trofei, chiusa nei quarti di Europa League. Pensandoci, tornano in mente anche le parole di Gerry Cardinale prima di Natale: "Siamo ancora in lizza per la vetta della Serie A e, pur non avendo superato il turno in Champions, ora il nostro obiettivo è di avanzare in Europa League".

L’Europa nella sua testa è sempre stata una priorità, anche quando il Milan poteva rimontare in campionato: per lui sarebbe il primo trofeo, per il Milan la prima Europa League della storia. Non può non esserlo anche quattro mesi dopo, quando la Serie A non è più in discussione. Cardinale è stato a San Siro per l’andata con la Roma e ci tornerà per il derby di lunedì: è atteso ancora allo stadio. Non c’è certezza sulla sua presenza a Roma giovedì ma è sicuramente possibile che si presenti all’Olimpico. In fondo, era in tribuna anche a settembre, quando il Milan vinse contro la Roma di Mourinho nell’ultimo giorno di mercato. A proposito, Furlani a Dazn ha parlato anche di mercato: "Faremo un lavoro più mirato perché le basi ci sono. Non è giusto dire che noi puntiamo solo ai giovani. Partiamo dallo scouting, ci sono i dati, si guardano la storia medica e la personalità del giocatore, oltre ovviamente al tema finanziario". Non ha citato l’allenatore ma è quello l’ultimo fattore. Chiunque sarà, avrà voce in capitolo sulle scelte. Tenendo presente che alle priorità non si sfugge. Primo: un numero 9. Secondo: un 6, un centrocampista difensivo. Terzo: un 2 (o al limite un 3), cioè un terzino. Tris.

Fonte: Gazzetta.it