Paulo Fonseca vuole trasformare Leao. Farlo diventare un giocare "diverso", come il tecnico portoghese ha spiegato dopo il trofeo Berlusconi di martedì notte. "Sono molto contento di lui e mi sembra che sia più propenso a lavorare difensivamente per la squadra", ha aggiunto senza però voler dire se sarà "migliore o peggiore" rispetto alla versione vista finora. Nella sua testa l’ex allenatore del Lilla un’idea ce l’ha: se Rafa memorizzerà il calcio e i movimenti che gli saranno chiesti, si avvicinerà all’area di rigore e sarà più incisivo in zona gol. Quello che un po’ gli è mancato dall’inizio della sua avventura milanista visto che ha firmato 58 reti in 210 presenze. I due si erano sfidati quando Fonseca era sulla panchina della Roma e Leao in campo con il Milan, ma hanno approfondito la loro conoscenza quando, prima dell’Europeo, l’allenatore è andato a trovare il suo futuro calciatore nel ritiro della nazionale portoghese. Già allora Paulo gli aveva spiegato quello che aveva in mente, ma il vero e proprio lavoro dal punto di vista tattico è iniziato quando il numero 10 si è aggregato alla squadra durante la tournée negli Stati Uniti. Faccia a faccia in ogni seduta, è iniziato il processo di... trasformazione che Fonseca ha in mente.
Ci vorrà chiaramente del tempo per cambiare le “abitudini” del talento di Almada, ma la strada è stata imboccata e la sensazione è che non si tornerà più indietro. Durante il primo tempo del “Berlusconi” Fonseca si è trovato Leao sempre davanti alla sua panchina e lo ha telecomandato come fa spesso Conte con i suoi calciatori. Non ha usato l’italiano, ma per essere ancora più efficace ed entrare nella testa del suo fuoriclasse, gli ha parlato direttamente in portoghese. Risultati? Rafa non ha segnato, ma con la palla al piede ha provato più spesso ad accentrarsi per andare al tiro. D’accordo, è stato quasi sempre fermato quando ha puntato il centro dell’area invece che cercare la linea di fondo per il cross, ma ha rispettato le consegne.
Fonseca vuole che Leao si avvicini più alla porta avversaria, che a volte faccia addirittura il centravanti perché sa che Morata ama allargarsi a sinistra per creare gli spazi ai compagni. Rafa con la sua velocità deve buttarsi dentro e poi segnare, migliorando le sue percentuali realizzative davanti al portiere. Con Giroud, che era sicuramente più uomo d’area rispetto allo spagnolo, aveva meno... corridoi, mentre adesso la via verso la porta sarà spianata dall’intelligenza tattica e dalle caratteristiche dell’ex Atletico Madrid. E poi c’è la fase di non possesso: per recuperare la palla in una zona più pericolosa, c’è bisogno che anche il numero 10 partecipi in maniera convinta alla pressione, alla riconquista della sfera, ma anche che si sforzi di coprire la fascia sinistra perché alle sue spalle c’è un terzino tutt’altro che di copertura come Theo Hernandez. Fonseca è convinto che il suo connazionale sia pronto per fare il definitivo salto di qualità e che la prossima paternità ne favorirà, dal punto di vista mentale, lo scatto decisivo. Così farà impazzire San Siro che già adesso stravede per lui e ogni volta che tocca palla, è pronto a esplodere. Magari lo farà più spesso... grazie a Fonseca.
Fonte: gazzetta.it