Il segno che qualcosa è cambiato arriva subito, mentre il Manchester United è ancora in campo contro il Fulham nel match che venerdì sera ha inaugurato il 2024-25 della Premier League. “Il Var ha controllato un possibile rigore per un contrasto di Iwobi e Robinson su Diallo al 13’ - recita il post su X -. Ha confermato la decisione dell’arbitro di non sanzionare l’intervento, confermando che il contatto è stato marginale”. Il post non è di un tifoso particolarmente zelante o di un ex arbitro: è la voce ufficiale dei fischietti della Premier League, nella nuova idea di trasparenza che accompagna il mondo arbitrale inglese con l’idea di togliere pressione e polemiche inutili dalle spalle dei direttori di gara. Un feeling che passa anche su X, da questo profilo, @PLMatchCentre, che racconta in tempo quasi reale le decisioni della moviola in campo che gli inglesi odiano così tanto. Una giornata è troppo presto per dire se funzionerà, se l’obiettivo di evitare che gli arbitri siano sempre nel centro del mirino verrà raggiunto, ma tutta questa trasparenza è decisamente un primo passo apprezzato. E non è l’unico. Un’altra delle iniziative di Howard Webb, l’ex arbitro diventato capo della PGMOL, l’organismo che supervisiona i direttori di gara di Premier dopo una lunga esperienza negli Usa, è la richiesta ai suoi fischietti di dichiarare le squadre per cui fanno il tifo o quelle per cui hanno interesse, sia personale che economico. Simpatie che non verranno mai rese pubbliche, si sono affrettati a precisare dopo una prima incomprensione, ma che serviranno per gestire le designazioni in modo che non ci siano mai sospetti perché l’arbitro X da bambino tifava per la squadra a cui ha appena accordato un rigore dubbio, come accaduto nella passata stagione quando il Nottingham Forest ha contestato il Var della sua partita con l’Everton, Stuart Attwell, più perché era tifoso del Luton che per i tre rigori dubbi negati.
Gli arbitri non sono designati per partite di squadre per cui fanno pubblicamente il tifo o in cui hanno giocato, o in cui hanno collegamenti di tipo familiare o di affari. Viene anche loro proibito di arbitrare partite di squadre della città in cui risiedono, esclusi ovviamente gli arbitri di Londra (la capitale ha 7 squadre in Premier League, sarebbe complicato…). Webb prima dell’inizio della stagione ha fatto il giro dei ritiri chiedendo a tecnici e allenatori di abbassare un po’ i toni nei confronti dei suoi fischietti. In cambio ha promesso più trasparenza e un approccio diverso alla Var, quella che in giugno le squadre di Premier hanno valutato se abolire decidendo di tenerla (19-1, il Wolverhampton che ne aveva ufficialmente messo al voto l’abolizione unico contrario) solo in cambio di concrete promesse di modifica. Il calcio inglese pareva arrivato ad un punto di non ritorno (“Ormai non faccio più caso a quello che dice l’arbitro in campo perché so che la partita viene decisa nella stanza della Var” aveva detto Ange Postecoglou del Tottenham, portando forse troppo in là un concetto in cui però credono molte delle componenti del calcio inglese), coi tempi eterni della Var, col tempo medio per prendere una decisione rivista al monitor ben oltre il minuto nel 2023-24, che avevano esasperato tutti. In attesa dell’introduzione del fuorigioco semiautomatico da dopo la sosta, la Premier è cominciata con l’idea che la Var non debba più rivedere tutto quello che decide l’arbitro, ma solo intervenire in caso di decisione palesemente sbagliata. Il sogno di Webb è che si possa presto arrivare agli arbitri che spiegano la decisione direttamente al pubblico allo stadio, come succede ad esempio in quella Nfl che ha visto così da vicino, o che le tv possano trasmettere i dialoghi tra arbitro e Var in tempo reale, cosa su cui l’International Board ha posto il veto. Per ora allo stadio i maxi schermi hanno qualche informazione in più rispetto alla passata stagione, ma in attesa che su X compaia la spiegazione ufficiale i tifosi negli impianti restano all’oscuro di quello che l’arbitro sta rivedendo fino a quando non viene presa una decisione. È uno dei motivi per cui la Var è diventata l’unica cosa del calcio inglese che tutti odiano e che gli arbitri restano nel mirino. Proprio quello che Webb sta cercando di evitare: la trasparenza è il primo passo, le spiegazioni sui social un primo tentativo di placare gli animi, ma tutte queste buone intenzioni verranno messe alla prova dalla prima grossa polemica. È allora che la nuova idea di trasparenza arbitrale dovrà dimostrare di poter assolvere il suo compito: evitare che sia sempre colpa dei direttori di gara, l’unica squadra in campo per cui nessuno fa mai il tifo.
Fonte: Gazzetta.it