In comune hanno giusto tre cose. L’iniziale del nome, la prima. La parentela strettissima con il gol, la seconda. E poi il peso, soprattutto il peso. Mica quello sulla bilancia. Lautaro e Lukaku pesano esattamente allo stesso modo su Inter e Napoli. Spingono sullo scudetto, fanno forza su un campionato che è ai loro piedi, in termini di ambizioni. È passato già da questi due, Antonio Conte e Simone Inzaghi lo sanno bene, lo ricordano. E il binario è sempre quello, la stazione è obbligata. Inter-Napoli è una sfida a chi, tra i due centravanti, si prende San Siro.
Lautaro contro Lukaku è quella storia testa di due vecchi amici che si sono allontanati, persi e mai più ritrovati. È un romanzo di saluti freddi — e stasera sarà come un anno fa —, di mancate risposte al telefono, di inviti al matrimonio e di sparizioni, di ripicche e gelosie, di occhiatacce, fischi e fischietti. Ma forse è bene leggerla anche da altri punti di vista, questa sfida. Magari cominciando così: grazie, grazie, grazie, grazie... così, fino a 182 volte grazie, perché per 182 volte (solo in Serie A) questi due hanno fatto alzare in piedi i loro tifosi. Proprio così: 182 gol e gli spiccioli agli altri. Si sono arricchiti, nel nostro Paese, un argentino e un belga con l’Iban che inizia per IT.
Ma ora alla porta “bussano con i piedi”, che è un modo di dire per raccontare che non si presentano mai a mani vuote quando invitati. E sì, Inter e Napoli li hanno invitati. Stasera e per sempre. Li hanno invitati anche in Francia, al Pallone d’oro: Lukaku nel 2021, dopo uno scudetto con l’Inter, arrivò 12°, Lautaro si è appena preso (con grande amarezza) un 7° posto che magari apprezzerà più in là con gli anni. Sono le facce degli ultimi due tricolori dell’Inter, su cui hanno messo lo stesso numero di gol: 24.
E quando pensi a Conte che esulta con l’Inter nel 2021, in sogno ti appare Romelu. E quando immagini le stelle della stella numero 20 dei nerazzurri, quella più luminosa è quella del Toro. Il resto, è l’elogio della differenza. Del resto, uno aveva come idolo Adriano e l’altro Radamel Falcao, basta partire da qui. Uno sfonda, l’altro aggira, uno protegge, l’altro ricama, uno va lungo, l’altro viene in appoggio. Erano complementari non a caso, una volta. Poi l’addio di uno (Lukaku) è stato il trampolino per la consacrazione dell’altro (Lautaro). Fanno vite molto diverse, sui social l’apparenza mostra ogni spigolatura. Due figli a testa, due donne vicino che ne accompagnano i movimenti: mamma Adolphine per Romelu, la moglie Agustina per Martinez.
Proprio con Agustina il Toro s’è fatto anche imprenditore, aprendo un ristorante a Milano e producendo vino in Argentina. Lukaku invece fa l’uomo copertina. E tanto ci crede, che ha pure investito in un’azienda che si occupa di diritti d’immagine, la Universal Image Rights. Sarà sempre una questione d’amore, la loro vita e la loro carriera. Lautaro si è sentito amato fin dal primo giorno a Milano e quella scelta se la porta dietro con orgoglio, rinnovandola non solo per contratto. Lukaku è uomo costantemente alla ricerca di conferme, con la valigia sempre pronta, con l’esigenza di inseguire quel che a volte (anzi, spesso) poi finisce per deluderlo: è stato così quando (ri)scelse il Chelsea, quando ha (ri)abbandonato l’Inter, quando ha (ri)trovato Conte.
Tutto moltiplicato per due, ora Romelu vuole raddoppiare pure i gol da avversario a San Siro (dopo quello di 12 giorni fa al Milan) e gli scudetti vinti. Glielo chiede il Napoli e papà Conte, che un giorno lo definì un "giocatore di football americano". Conte di cui si ricorda quel diverbio clamoroso con Lautaro dopo una sostituzione, una storia di "fenomeno del c..." e via così. Oggi l’argentino è capitano dell’Inter, fenomeno di professionalità e di appoggio all’allenatore di oggi, Inzaghi. Vuole giocare sempre, il Toro. Ha bisogno di giocare sempre, invece, Romelu. Necessità e piacere, che quando si incontrano è felicità assoluta. Quando si sfidano, chissà come va a finire. Inzaghi e Conte. stasera, devono trovare il modo di portarli in prima fila, di costruire il miglior palcoscenico possibile, i migliori presupposti immaginabili. Poi il resto lo metteranno loro. Sarà collegato il mondo, non solo l’Italia. Saranno 20 milioni di follower su instagram ad aspettare un post di gioia. Inter-Napoli è stata la prima grande partita decisa da Lautaro in Italia, nel 2018. Oggi è (anche) la voglia di riscatto di Lukaku dopo la scivolata con l’Atalanta. Stai a vedere se non bisognerà alzarsi di nuovo ad applaudire: dopo il 182 c’è il 183, il 184...
Fonte: Gazzetta.it