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Calcio

Rodri il sindacalista: "Si gioca troppo, prima o poi dovremo scioperare. Inter fortissima"

Filippo Conticello
Rodri il sindacalista: "Si gioca troppo, prima o poi dovremo scioperare. Inter fortissima"N/A
Il campione europeo del City: "La finale con loro l'ho rivista due volte ma è il passato. Il Pallone d'Oro? Un sogno, finalmente il mio lavoro viene apprezzato"

Il ricordo del gol della vita segnato in finale contro l’Inter. Il luccichìo del Pallone d’Oro che inizia a vedere non troppo distante. Il ritorno stabile in campo dopo un’estate da eroe di Spagna. E pure la sfida a distanza con Calha per l’Oscar alla regia in questa Champions. Ma, soprattutto, una posa da vero sindacalista per protestare contro la spremuta di partite in calendario. Adesso che incrociano di nuovo i nerazzurri, Rodri torna a essere l’uomo del momento in casa City, nonostante Pep abbia un’argenteria di campioni da collezione. Il centrocampista spagnolo, dominante in ogni mossa, pensiero e tocco dentro al campo, fuori è un antidivo, così quando si accomoda nella sala stampa della City Football Academy si scrive un elogio della normalità.

Il suo allenatore prima di lui parlava con tono ieratico, quasi mistico, lui è sorridente e diretto, a partire dalla possibilità di vincere un premio storico: “Essere nominato al Pallone d’Oro mi rende felice e orgoglioso, ma è la conseguenza del lavoro di tutta la squadra – ha detto il 28enne spagnolo -. Ora la gente comincia a riconoscere il mio lavoro, ammetto che sarebbe un sogno vincere. Io sono un centrocampista, non un bomber e di solito vincono gli attaccanti… Ma il fatto stesso che sia lì assieme agli altri ci dice che il calcio può essere apprezzato da tutti i punti di vista.”  Inter per Rodri significa il picco della vita, una rete da conservare per i nipotini. E da lì è ripartito nell’analisi dei nerazzurri: “Ho rivisto la finale per intero due volte, e alcune clip milioni… - ha continuato -. È stato bello rivivere quelle emozioni, ma la vita va avanti e ci aspettano altre sfide. Da allora non è che l’Inter sia cambiata più di tanto. Li conosciamo, sono fortissimi, sanno esattamente cosa fare in ogni momento della partita. Sono pericolosi in transizione e davanti ci troveremo un muro. Poi hanno tanti giocatori chiave come Lautaro e i centrocampisti”.

Ecco, dunque la battaglia di mezzo, dove si deciderà la sfida: “Il loro centrocampo è lo stesso, a parte Brozovic che è andato via: apprezzo la loro qualità e abilità nel passare dalla difesa all’attacco in un attimo. Sono completi. Calha ha detto di essere il miglior regista del mondo e che io sono il secondo? Rispetto la sua opinione, lo considero un ottimo giocatore, ma non sono qui per fare classifiche, voglio essere solo la miglior versione di me stesso”.  Il grosso delle parole di Rodri, però, riguardano un tema a lui molto caro, quello del calendario compresso e dei rischi per la salute degli atleti: “Non so quale sia il numero giusto di partite in una stagione, sopra le 50 sono troppe, 60-70 è insostenibile: non esiste solo il business, ma la qualità dello spettacolo offerto”. Alla fine, il comizio è salito di tono: “Bisogna che qualcuno si occupi di noi, siamo i protagonisti, bisogna riposare e staccare perché la salute mentale è importante. Vedete Haaland come è ripartito dopo non aver fatto l’Europeo? È tornato a essere una bestia. Non so quanto potrà durare, ma prima o poi succederà che saremo costretti a scioperare”.

Fonte: Gazzetta.it