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Calcio

Ronaldinho, il calcio in un sorriso: 10 curiosità sulla leggenda brasiliana

Maurizio Perriello
Ronaldinho, il calcio in un sorriso: 10 curiosità sulla leggenda brasilianaDAZN

Il 21 marzo si festeggia il sorriso. Quello della primavera, che torna a colorare il mondo, e quello di un artista del calcio, che l'arcobaleno l'ha disegnato a ogni suo tocco sul campo: Ronaldo de Assis Moreira, per tutti Ronaldinho. Di primavere il Gaúcho ne festeggia 43, sempre col pallone tra i piedi, non più da calcio ma da futsal, la sua grande passione prima (e dopo) del futebol. Per molti calciatori in attività è stato IL giocatore, forse il più forte, sicuramente il più estroso e funambolico. Una leggenda scritta già nel nome, certo, ma forgiata da giocate e numeri come mai si erano visti prima e come difficilmente si vedranno.

Con Ronaldinho il calcio ha sempre sorriso. In un lazzo di pura gioia bambinesca, in un funambolo, in un elastico che "boh, assurdo", in un palleggio impossibile, in uno stop che "come diavolo ci è riuscito?", in una finta apparentemente inutile ma che ha portato al gol, in un gioco di gambe talmente veloce da lasciarti sul posto per una settimana. E in un sorriso che è quasi una smorfia, una maschera, uno stile di gioco e di vita. "Quando tutto ti va male, prendi un pallone e incomincia a palleggiare", diceva. Poi lui prendendo un pallone e palleggiando ha fatto 328 gol in 853 partite, ma questo è un altro discorso.

Basterebbe rivedere la rete segnata al Venezuela il 30 giugno del 1999 per capire quanto felicità e calcio siano inscindibili per Ronaldinho Gaúcho. Cafu, un altro volto felice del futbol made in Brasil, fugge come solo lui sapeva fare sulla fascia e mette un pallone dietro per l'accorrente Dinho. Il biglietto da visita è pronto: controllo di coscia, sombrero fulminante che fa fuori il primo difensore. Ma vedi tu questo mingherlino senza muscoli, avrà pensato il secondo difensore, mentre si lanciava contro il piccolo mago verdeoro. Appena la palla scende sull'erba, Gaúcho la colpisce di controbalzo tra il tacco e l'esterno del piede destro. Ora resta il portiere. Scartarlo? No, oggi no. Il tempo di un passo e parte un missile trattenuto a stento dalla rete, come in Holly e Benji. Ronaldinho esplode in quel sorriso sghembo a 32 denti rimasto impresso nella mente di tutti noi. L'esultanza è sfrenata, sembra un tarantolato. Il calcio è gioia, sembra gridare ogni parte del suo corpo. Da quel giorno fino all'ultimo giorno da calciatore del più grande dribblatore della storia di questo sport.

2007-03-10-Lionel Messi-Ronaldinho-Barcelona-El Classico(C)Getty Images

La vita di Ronaldinho: l'infanzia e l'adolescenza

La vita di Dinho è stata una continua fuga dalla banalità, dal gesto ordinario, spesso anche dalle leggi della fisica. E da casa, per andare in strada a giocare, fin dai primissimi calci tirati nel barrio Vila Nova di Porto Alegre, ultimo di tre figli di una negoziante con diploma da infermiera e di un operaio di un cantiere navale ed ex calciatore dell'Esporte Clube Cruzeiro di Porto Alegre. La felicità che esplode nella povertà, come nella più classica e catartica delle storie di campioni brasiliani. Una felicità che però ha resistito a esperienze terribili e non ha mai perso la sua luce. All'età di soli otto anni, Dinho vede suo padre Joao morire davanti ai suoi occhi, annegato nella piscina che il procuratore che segue il fratello - Roberto de Assis - gli aveva regalato.

Il piccolo Ronaldo de Assis Moreira cresce con la mamma Miguelina e la sorella Deisi. Investe di riflessi "paterni" mla figura del fratello maggiore Roberto, nove anni più grande, all'epoca una delle promesse del calcio brasiliano e che in futuro diventerà il suo procuratore. Anche Roberto era un fenomeno col pallone, per chi lo conosce addirittura "più forte del fratello". Nel 1987 va al Grêmio ma, dopo un brutto infortunio, "si riciclerà" come procuratore seguendo il piccolo Dinho.

E proprio quando Roberto si trasferisce al Grêmio, Dinho lo segue assieme a tutta la famiglia. Vita migliore e casa più spaziosa, donata dal club a Roberto.

ronaldinho-barcelona-liga-20220407Getty Images

I modelli di Ronaldinho

La storia calcistica di Ronaldinho Gaúcho inizia tra la spiaggia e i campi di Futsal. Alle elementari è già un fenomeno e un giorno, con i suoi compagni di classe, affronta una squadra di ragazzini di livello inferiore, che giocano a calcio solo nelle ore di educazione fisica. La partita finisce 23 a 0. Segnare i gol però è stato facile: Ronaldo de Assis Moreira ripetuto per 23 volte.

L'esempio del fratello è centrale non solo nella vita, ma anche nello stile di gioco. Il piccolo Ronaldinho lo idolatra, assieme a un altro signore che al pallone dava del "tu": Diego Armando Maradona. L'importanza del gesto, ancora una volta. Non solo in partita, ma anche in allenamento o a casa con le arance. Dinho è attratto magneticamente dal tocco del Pibe de Oro, ma a casa la frutta non si prende a calci per ordine di mamma Miguelina Elói Assis dos Santos.

Nel pantheon dei modelli non poteva mancare però un grande campione brasiliano. Nel 1994 la Seleçao vince il Mondiale negli USA in finale contro l'Italia di Roberto Baggio e il piccolo de Assis Moreira guarda la sua Nazionale alzare la Coppa. La grande fonte di ispirazione è Romario. È guadando lui che Dinho decide di diventare un calciatore, rinunciando al Futsal per il calcio a 11.

La carriera di Ronaldinho

Inutile dire che brucia le tappe: l'anno seguente è convocato nella Nazionale Under 15, ma è troppo forte. approda dunque nell'Under 17 e vince il Mondiale del 1997. Quando arriva il 1998 Ronaldinho non segue più di tanto la Seleçao, che crolla nella finale contro la Francia di Zidane. Già pensa a come riscattare quella bruciante sconfitta già al prossimo appuntamento, nel 2002, in Corea e Giappone. Come è andata, poi, lo sappiamo tutti. Chiedere all'ex portiere dell'Inghilterra David Seaman per informazioni.

Nel frattempo, tra le rimostranze del Grêmio, il mago del futebol si è trasferito a Parigi, al PSG, diventando il Principe del Parco dei Principi. La conquista dell'Europa e del mondo è però appena cominciata. Sembra tutto fatto per il passaggio al Manchester United, ma si inserisce di soppiatto il Barcellona. Anche in questo caso, il resto è storia bellissima e nota. Il debutto al Camp Nou è talmente assurdo da sembrare impossibile: contro il Siviglia si gioca alla mezzanotte di un mercoledì d’inizio settembre, per permettere ai sudamericani di tornare in tempo per la pausa delle nazionali. Intorno all’una e mezza il sole corre in scarpini sul campo da calcio. Ronaldinho ha la palla incollata ai piedi, mentre salta gli avversari uno dopo l'altro come nei sogni dei giovani calciatori. Arriva ai 30 metri e spara un missile terra-terra che sbatte sulla traversa ed entra in rete. I decibel del tifo di 85mila persone infrangono ogni barriera sonora, mentre Frank Rijkaard si passa le mani tra i capelli. Che fenomeno.

El Gaúcho danza quando gioca. Letteralmente, come può testimoniare il difensore ex Chelsea Ricardo Carvalho, che ancora si deve riprendere dalla milonga esibita da Dinho a Stamford Bridge in Champions, con annessa puntata all'angolino. Tra il 2005 e il 2006 non ce n'è per nessuno, in nessuna parte del pianeta: Ronaldinho è il più forte di tutti. Lo ammettono perfino gli orgogliosissimi tifosi del Real Madrid, che per una volta non fischiano, bensì applaudono un giocatore del Barcellona che fa doppietta al Santiago Bernabeu. La vittoria del Pallone d’Oro è quasi scontata, come la capacità di colpire quattro volte consecutive la traversa senza far mai cadere la palla a terra, in uno dei primi video virali della Rete. "Tutto finto", dissero in molti. "Ma se lo faccio tutti i giorni nel campo di casa", rispose Dinho. Dimostrandolo in un altro video in diretta. Extraterrestre.

Poi arriva il Milan, al quale arriva il 15 luglio 2008 per 21 milioni di euro più 4 milioni di bonus in caso di qualificazione in Champions League. Ronaldinho in Serie A TIM: un sogno che si avverava. La presentazione in diretta televisiva allo stadio San Siro davanti a 40mila persone è uno dei racconti che papà e nonni fanno a figli e nipoti. Il suo primo gol con la maglia del Diavolo lo segna nella partita più significativa: il Derby della Madonniana, deviando di testa il cross del connazionale e amico Kakà, suo connazionale e compagno di squadra, il 28 settembre del 2008. La prima stagione in campionato con la maglia rossonera realizza 10 reti in 36 presenze. Vince il premio Golden Foot 2009 e viene premiato dalla rivista World Soccer come miglior giocatore del decennio 2000-2009 precedendo Lionel Messi e Cristiano Ronaldo.

Poi il ritorno nel suo Brasile, prima al Flamengo, con cui vince il campionato carioca nel 2011, e poi all'Atletico Mineiro, col quale rescinde il contratto nel 2014 per volare in Messico. Dopo la breve e infelice esperienza col Querétaro, Ronaldinho torna in patria, sponda Fluminense. Ormai il declino è troppo marcato. Nessun club se la sente di ingaggiarlo e resta svincolato per diverso tempo. Il 16 gennaio del 2018 annuncia il ritiro dal calcio giocato.

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10 curiosità su Ronaldinho

1. Dribbling da cani

No, non siamo impazziti: quello di Ronaldinho è un dribblig nato e cresciuto in strada, divenuto capolavoro partendo dalla polvere delle strade della povertà brasiliana. Nessun birillo o cinesino da evitare in slalom col pallone, ma... cani. Il "segreto" del dribbling funambolico, irresistibile e inimitabile di Ronaldinho è tutto qui, come ha raccontato lui stesso. Da piccolo giocava a scartarli e pensava ad accudirli.

2. Di Ronaldo in Ronaldinho

Per chi è stato almeno ragazzino o adolescente negli Anni Novanta, Ronaldo indica solo ed esclusivamente il Fenomeno. In questa categoria comprendiamo dunque anche Dinho, che con il Fenomeno ex Inter ci ha giocato, conquistando anche il Mondiale nel 2002. All'inizio (ma anche lungo tutta la carriera) veniva soprannominato Gaucho, perché è di Rio Grande do Sul, lo Stato di Porto Alegre, a due passi dall'Uruguay. Ad affibbiargli il nomignolo è stato uno dei più famosi telecronisti brasiliani, che all'epoca chiamava invece "Ronaldinho" proprio il futuro Fenomeno Luiz Nazario da Lima. Ma quando Ronaldo de Assis Moreira segna il suo primo gol per la Seleçao, ecco che il commentatore aggiunge a "Ronaldinho" il termine “Gaúcho", per distinguerlo dal centravanti. Come uno stadio dell'esistenza, si passa da Ronaldinho prima di diventare Ronaldo: lo stesso ex Inter veniva chiamato così per distinguersi da un altro Ronaldo ancora, questa volta un portiere.

3. Brazilian lover

Quella di Ronaldinho è stata anche la storia di un latin, anzi, di un brazilian lover. Le donne che ha avuto in oltre 30 anni non si contano più, al netto anche di scandali sexy che ne hanno intaccato l'immagine. Mariana de Melo la conosce in chat, poi incontra Lindsay, la figlia di Rijkaard. La modella Alexandra Paressant rivelò all'epoca che, durante i Mondiali 2006, Ronaldinho e lei facevano sesso ovunque, persino nei corridoi dell'albergo che ospitava la Nazionale brasiliana.

4. La fobia del volante

Forse non tutti sanno che Ronaldinho ha una paura matta di guidare. Infatti non ha mai preso la patente. Durante tutta la sua carriera, quando doveva spostarsi personalmente, prendeva il taxi o si faceva scarrozzare da suo cugino Thiago, autista e confidente.

5. Maschera da bunga bunga

Nelle folli notti del Bunga Bunga ad Arcore, c'era anche Ronaldinho. Non in persona, certo, ma una modella di nome Iris Berardi che portava in volto la maschera del campione. Lo ha rivelato Nicole Minetti: "Faceva balletti osé e poi si spogliava".

6. A Manchester piove troppo

Prima del suo passaggio al Barcellona, Ronaldinho è andato molto molto vicino al Manchester United, che poi però acquistò Cristiano Ronaldo al suo posto. A raccontarlo è stato Quinton Fortune, ex calciatore dei Red Devils. "Ronaldinho venne a Manchester per firmare con lo United, ma quel giorno pioveva e si notò fin dal primo momento che la città non gli piaceva. Magari, se fosse venuto un altro giorno, la sua carriera sarebbe proseguita a Manchester. Invece finì per andare al Barcellona".

7. Telefonate "minatorie"

A giocare e ubriacare gli altri, Dinho era bravo anche fuori dal campo. Prima di un Clásico contro il Barcellona, tempestò di chiamate tutti i calciatori blaugrana per annunciare che sarebbe andato al Real Madrid. Andrés Iniesta, nella sua autobiografia, lo ha raccontato per filo e per segno: "Mancava qualche giorno al Clásico con il Real Madrid, Dinho mi telefonò in piena notte e mi disse: 'Andrés, lo so che sono le 3 del mattino, ma devo dirti una cosa. A giugno vado via. Mio fratello si sta mettendo d’accordo con il Real... Sono cifre incredibili, non posso dire di no... Tu sei giovane puoi capirmi. Mi raccomando però non dire nulla nello spogliatoio e alla società, non tradirmi, mi fido di te più di chiunque altro'. Il giorno dopo eravamo sul campo ad allenarci e sentivo intorno uno strano silenzio'. Arrivò il giorno del Clásico e negli spogliatoi del Santiago Bernabeu, Dinho prese parola dicendo: 'Ragazzi, oggi giochiamo una partita importante, in questi giorni ho scoperto che siamo come una famiglia. Ho chiamato tutti voi in piena notte dicendo che sarei andato via a giugno, ma nessuno di voi ha parlato. Ho capito che siamo disposti tutti a morire dentro pur di non tradirci. Io rimarrò qui per molti anni ancora. Ora usciamo in campo e andiamo ad insegnare calcio a questi di Madrid'. Quella sera segnò una doppietta, e tutto il Bernabeu si alzò in piedi ad applaudirlo".

8. Cittadino spagnolo

L'amore per il calcio a 5 è valso un passaporto a Dinho. Dal 2006 è socio onorario del Burela Pescados Rubén, squadra galiziana di futsal. Il 27 agosto 2007 ha acquisito anche la cittadinanza spagnola.

9. Attore laureato

Anche senza pallone Dinho non se l'è cavata affato male nella vita. Nell'aprile del 2011 Ronaldinho è stato insignito della laurea honoris causa in Lettere dall'Accademia Brasiliana. Nel 2018 ha recitato nei film "Kickboxer: Retaliation" e "Live It Up".

10. Guai con la legge

Abbiamo tenuti per ultimi i guai con la legge, segnali di un'esuberanza creativa e per nulla di un'indole criminale o malvagia. Nel 2020 l'ex Pallone d'Oro è stato arrestato per ben due volte in Paraguay: la prima volta è finito in manette per aver attraversato il confine senza passaporto, mentre la seconda volta è stato accusato di riciclaggio insieme a suo fratello maggiore.