Chiamatela pure rivoluzione, perché di questo si tratta. L’Udinese cambia volti e intraprende una strada nuova. Dove arriverà è presto, troppo presto per dirlo. Ma le sofferenze patite nella scorsa stagione, culminate con una salvezza ottenuta miracolosamente all’ultima giornata a Frosinone, dopo aver ingaggiato tre allenatori, Sottil, Cioffi e Cannavaro, hanno indotto Gino Pozzo, il vero responsabile della parte tecnica del club, a una scelta drastica: rompere col passato, avviare un progetto nuovo con un allenatore nuovo e sconosciuto all’ambiente, un’area tecnica e di mercato rinnovata, in stretta sintonia e sinergia con l’altro club di famiglia, il Watford, ma con la base di strutture già esistenti che funzionano alla perfezione e che l’Europa intera del calcio invidia all’Udinese: stadio, professionisti, marketing, sponsor, legame col territorio e la regione Friuli Venezia Giulia.
A sostenere il lavoro di Runjaic ci sarà tutto il giorno e tutti i giorni Inler, un po’ svizzero, un po’ turco, ora anche un po’ friulano, scelto come trait d’union (al posto di Federico Balzaretti) tra squadra e club, sia per la sua esperienza di campo (ha smesso a 40 anni) che per la conoscenza delle lingue. "Ne parlo 5-6". A sovrintendere, soprattutto sul mercato, da Londra ci sarà Gianluca Nani, uomo di profonda esperienza ("sono al trentesimo calcio mercato") che con i Pozzo ha un legame particolare. "Sono orgoglioso di lavorare con Gino, lo considero come un Master post università. Ma con lui il confronto è deciso, io gli dico sempre quello che penso e forse proprio per questo mi ha voluto", sorride Nani. Che avrà un compito delicato: occuparsi di Watford e Udinese, principalmente da Londra. "A Udine ci sarà Gokhan. Io sono orgoglioso di questo compito, della sinergia tra i due club. Puntiamo a risalire in Premier col Watford. Ma puntiamo anche a migliorare l’Udinese che ha una buona base. Non vogliamo cedere Lucca né Thauvin e proviamo ad aspettare ancora Deulofeu. Abbiamo richieste per gli altri nostri big, ascoltiamo ma senza l’assillo di vendere. Interverremo in tutti i reparti, per migliorare. A Pafundi penseremo più avanti, perché è in prestito a Losanna fino a dicembre e c’è un riscatto importante".
Su Pereyra nessuna promessa anche se ora è il Tucu che, senza Cannavaro, non sembra deciso a restare all’Udinese. Ma l’intenzione è quella di rimanere in Italia. A Udine sta benissimo e potrebbe viverci. Nel Nord est ci sono altre squadre in Serie A… La decisione di affidare la guida tecnica al cinquantatreenne tedesco di origini slave, con tanta esperienza nel campionato polacco Kosta Runjaic è il passo fondamentale nella costruzione di un’Udinese che, secondo il suo responsabile organizzativo, non dovrà più lottare per salvarsi come ha fatto quest’anno. La squadra ha sempre avuto una maggioranza internazionale e pochissimi italiani in organico. Per questo motivo non deve stupire la scelta di un allenatore straniero che parla più lingue e può avere un approccio forse più facile con ragazzi che arrivano da ogni parte del mondo come prospetti destinati ad affermarsi e spiccare il volo verso i club più prestigiosi del calcio europeo. Ma Runjaic, che ha preso spunto da Jurgen Klopp e Arrigo Sacchi, è una svolta anche tattica. La gestione di Gino Pozzo ha sempre avuto come mantra il 3-5-2. Attesa e ripartenza. Difesa e contropiede. Recupero palla e profondità. Ora si cambia. "Voglio dare un’identità all’Udinese. Che deve basarsi su tre concetti: possesso palla, intensità, organizzazione", ha detto il nuovo tecnico alla presentazione. "Voglio una squadra aggressiva, fatti e non parole. Gente che si prende responsabilità perché io delego molto. Una squadra che pratica un calcio offensivo, propositivo, che piaccia alla sua gente". Questo ha aggiunto l’uomo che ha guidato bene in Polonia Pogon e Legia Varsavia da dove si porta i suoi due unici collaboratori.
Il resto lo metterà l’Udinese che ha uno staff di esperienza e di cui Runjaic si fida. Non sarà più necessariamente 3-5-2 anche se il tecnico formatosi in Germania ha tanto utilizzato la difesa a tre. "Ma bisogna giocare per vincere, sempre", ha sottolineato con tono deciso il nuovo responsabile dell’area tecnica Gokhan Inler, tornato in Friuli dopo 13 anni da dirigente. Era stato un bel centrocampista dal 2007 al 2011 prima di spiccare il volo per Napoli. Da quel momento ha sempre coltivato il sogno di tornare da dirigente. Che ora si è realizzato, come ha raccontato la vera colonna del club, il direttore generale Franco Collavino. La piazza avrebbe voluto la meritata conferma di Fabio Cannavaro, autore del miracolo salvezza, ma la nuova scelta non è una bocciatura del Pallone d’oro napoletano, bensì il desiderio di voltare pagina del tutto. Lasciandosi alle spalle tutto quel che è il burrascoso passato. Il tempo dirà se la scelta è giusta. Perché la Serie A ha bisogno anche di essere conosciuta da chi la frequenta e non la vuole abbandonare.
Fonte: Gazzetta.it