Abbiamo un centravanti e un leader, l’allenatore non si discute, ora dobbiamo fare l’Italia perché non avere un’idea della squadra che debutterà all’Europeo tra quasi tre mesi può essere segno di abbondanza ma anche di perplessità. Spalletti ha preso in mano la Nazionale sedotta e abbandonata da Mancini in emergenza, con il rischio incombente di un’altra apocalisse. Non poteva che concentrarsi sui punti, maledetti e subito, del gruppo. Per gli esperimenti non c’erano che queste due amichevoli americane. A maggio, quando a Coverciano saranno selezionati 27-28 giocatori, si tratterà di definire i dettagli, ma i giochi saranno fatti e l’amichevole del 4 giugno con la Turchia potrà cambiare ben poco. Quindi ci sono due mesi per riflessioni su sistema, nomi e strategie di gioco. Cominciando dal bello, e dal brutto, dell’America. Amichevoli un corno, verrebbe da dire. Per le sudamericane non ci sono amichevoli, soprattutto contro le europee, meglio così. Atmosfera, ritmo, scontri al limite: un bel test superato, perché l’Italia ha mostrato carattere fino alla fine. Senza paura. I singoli: Retegui ora è il 9 titolare e non solo per i due gol, ma per il quarto d’ora con l’Ecuador che ha mostrato un centravanti dalla doppia fase che dietro è utile quasi come davanti. Poi Barella, non più mezzala d’incursione ma centrocampista totale, regista, marcatore, goleador: le situazioni che ha risolto con entrate, anticipi e senso della posizione sono inestimabili. Bene in alcuni momenti il pressing collettivo. Bene la squadra quando si accorcia ed è compatta. Bene la doppia soluzione offensiva, un po’ come fa l’Inter: l’Italia sa attaccare con tutti gli uomini, gestendo bene la manovra grazie a Jorginho che permette un palleggio essenziale, non insistito. Si cerca il filtrante immediato per chi arriva da dietro, si manovra attorno all’area oppure, quando serve, ci si chiude per poi scatenare contropiede davvero letali. Continuiamo però a sbagliare tanto sottorete. Zaniolo e Dimarco hanno fallito tre occasioni clamorose che non possiamo permetterci all’Europeo. Se l’errore ci sta, un po’ meno la discontinuità nei 90’. Era quello che Spalletti cercava. Risposta contraddittoria. Come contro Ucraina, Nord Macedonia e Inghilterra, momenti da grande squadra padrona tatticamente (il primo tempo a Wembley) e poi, quando si avverte il calo fisico, ecco la deconcentrazione e la difficoltà a uscire. Subiamo la pressione, ci chiudiamo, non ripartiamo. A questo si sono aggiunte distrazioni inaccettabili e una gestione della palla da rivedere, soprattutto nei tentativi di impostazione bassa. Come ha detto il c.t., "giochiamo un po’ sporco qualche volta", senza paura del giudizio degli esteti. Calo di ritmo e discontinuità sono collegati. Servirebbe un “richiamo” nazionale, forse, più che uno stage: perché quello che ha detto Jorginho, e cioè che gli allenamenti in Premier sono più intensi, è inspiegabile e preoccupante al tempo stesso. La lista di chi ha fatto bene è lunga. Il blocco Inter ha convinto: Darmian indispensabile, idem Bastoni, Dimarco, Barella. Chiesa soffre un po’ la posizione “sporca”, ma non si discute. Locatelli ha perso un po’ di misura (e di morale?), Raspadori contro squadre così fisiche deve fare il trequartista e quindi forse servirà uno tra Scamacca e Lucca in più. Il dio del pallone ringrazi De Rossi che ha ricostruito Mancini, concreto e senza più falli e proteste. Non sarà facile tenere fuori Bellanova che può far saltare le difese. Zaniolo, al di là degli errori, ha una fisicità devastante unita alla tecnica. Con Pellegrini può nascere una mediana notevole. Deve crescere Frattesi. Può arrivare Calafiori per l’impostazione bassa. Da capire il caso Acerbi. Il doppio sistema (4-3-3 e 3-4-2-1) è una ricchezza se non diventa ideologia. Se l’Italia sa schierarsi in relazione a partita e avversario, meglio. Il 4-3-3 ha fatto vincere con il Venezuela ed esalterebbe Chiesa. Il 3-4-2-1 protegge di più ma attenti a chiudersi. I 23 nomi cambiano poco rispetto ai sistemi, forse un centrale in più servirà ma anche un terzo centravanti sarebbe utile. A Spalletti verrà un discreto mal di testa per scegliere la lista finale. Una probabile lista di 23 tra i più probabili e quelli in corsa per una maglia (quelli tra parentesi). PORTIERI (3) Donnarumma – Vicario – Meret (Carnesecchi) CENTRALI (5/6) Darmian – Buongiorno - Bastoni – Scalvini (Mancini, Acerbi, Calafiori) ESTERNI (5/4) Di Lorenzo – Dimarco – Cambiaso - Udogie (Bellanova) CENTROCAMPISTI (5) Jorginho – Barella – Locatelli – Frattesi – Cristante (Bonaventura) TREQUARTISTI (3) Pellegrini – Zaniolo - Chiesa (Orsolini, Politano, El Shaarawy, Zaccagni) CENTRAVANTI (2/3) Retegui – Raspadori (Scamacca, Lucca)
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