C’è la cifra: 200 milioni di euro. Non è ufficiale, non può ancora esserlo, ma sarebbe questa stando a fonti governative la valutazione che l’Agenzia delle Entrate farà al Comune di Milano dell’impianto di San Siro e delle aree limitrofe individuate da Inter e Milan per la costruzione di un nuovo impianto. Formalmente l’Agenzia si esprimerà nei prossimi giorni, tra la fine di ottobre e la prima decade di novembre. Ma la cifra sarebbe già emersa, dopo le prime valutazioni. Ed è compresa tra le proiezioni già circolate, piazzate in una forbice tra i 170 e i 250 milioni.
È uno step decisivo, l’ultimo atteso prima della formalizzazione della manifestazione d’interesse per l’acquisto. La bandiera a scacchi resta a lungo termine – d’altra parte l’evoluzione delle ultime settimane ha riportato indietro le lancette di cinque anni -, ma intanto l’accelerata per tornare a ipotizzare un nuovo stadio nell’area di San Siro è concreta ed evidente. Un’evidenza data dalla missione romana dell’altro giorno di Milan, Inter, il sindaco di Milano Sala e la Soprintendente milanese Carpani negli uffici dei ministri Giuli (Cultura) e Abodi (Sport e Giovani). Al termine dell’incontro sono filtrate parole positive da parte dei due club, che in quest’ambito hanno ripreso – non da ieri – a viaggiare a braccetto. Sciolto il problema del vincolo - dell’attuale stadio resterà l’angolo che abbraccia la torre sud-est, una parte della tribuna arancio e un’altra della curva sud -, il nodo è in questa fase prettamente economico. I 200 milioni di valutazione come sarebbero presi dai due club? Sono tanti? Pochi? È ciò che si aspettano? Ufficialmente le bocche sono cucite, ma qualcosa comunque filtra. Si può dire che il Milan riterrebbe alta questa cifra, mentre per l’Inter sarebbe un numero degno di essere approfondito. Magari più alto di quanto ritenuto congruo, ma comunque intorno al quale ragionare seriamente.
Due appunti di viaggio, intorno alla valutazione dell’Agenzia delle Entrate. Il primo: il costo sarebbe “lordo”, alla cifra sarebbero infatti tolte tutte le spese a cui i club andrebbero incontro per quanto riguarda le opere pubbliche. Secondo appunto: da Palazzo Marino hanno già più volte sottolineato che la valutazione non potrà essere oggetto di contrattazione. Non ci può essere trattativa del Comune di Milano con i club perché si tratta di beni erariali. È ragionevole pensare che il Milan ritenga la somma eccessiva anche perché ha già stanziato, e messo a bilancio, 40 milioni per l’area di San Donato, dove la missione romana del club rossonero ha fatto drizzare parecchio le antenne all’amministrazione comunale. Un alert sfociato in un comunicato ufficiale in cui l’altro ieri il sindaco Squeri chiedeva "un incontro urgente con i vertici del Milan e la proprietà della società" per "un chiarimento, considerando che l’iter amministrativo ormai avviato richiede serietà e trasparenza nei confronti delle istituzioni coinvolte e di tutti i cittadini". Il presidente rossonero Scaroni aveva replicato: "Non abbiamo abbandonato San Donato, al contrario resta la nostra opportunità numero uno, il sindaco Squeri non deve preoccuparsi". E poi: "Non abbiamo superato i problemi di San Siro. Primo, restano da definire i costi. Secondo: c’è comunque un iter complesso per i permessi di costruzione. Il percorso è ancora lungo e difficile". L’Inter ha evidentemente cambiato marcia con l’arrivo di Oaktree, come raccontato anche dal presidente Beppe Marotta: "La nuova proprietà ritiene lo stadio un asset strategico, c’è stata un'accelerazione da parte nostra". Dal canto suo, il sindaco Sala ha detto: "Spero si arrivi al momento di svolta, quando le squadre faranno una manifestazione di interesse. Ci siamo quasi". Poi, rivolto ai cittadini: "Ai residenti dico che cercheremo di fare di tutto per migliorare la zona, portare più verde e non più caos e traffico. E i fondi che il Comune prenderà dalla vendita dello stadio e dell’area alle squadre li metteremo per migliorare l’edilizia popolare che lì è decisamente carente". Non resta che aspettare. Per intendersi, si parla comunque di un iter che nella migliore delle ipotesi porterà alla prima pietra nella seconda parte del 2026. Ma da qualche parte bisognerà pure iniziare.
Fonte: Gazzetta.it