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Calcio

San Siro, nuovo stadio vicino al Meazza? Milan e Inter dicono sì, ma la strada è lunga

Marco Pasotto
San Siro, nuovo stadio vicino al Meazza? Milan e Inter dicono sì, ma la strada è lungaN/A
Rossoneri e nerazzurri non intendono ristrutturare il vecchio stadio e intanto attendono che le Entrate fissino il prezzo dell’area

La partita resta in qualche modo aperta, ma com’era immaginabile è sempre più complessa da gestire e da mandare in porto. L’ultimo nodo non è soltanto un nodo, è un’altra doccia gelata sul futuro di San Siro: quando l'Uefa ha chiesto al Comune di Milano garanzie sulla praticabilità del Meazza per la finale di Champions del 2027, da Palazzo Marino quelle garanzie non hanno potuto fornirle. Troppi dubbi sulla strada che percorreranno Milan e Inter, troppi dubbi su quel che sarà del principale impianto cittadino: impossibile assicurare l’assenza di lavori per quella data. E così da Nyon hanno tolto a Milano l’assegnazione dell’ultimo atto del torneo. In pratica, uno stadio senza futuro. A cui nessuno metterà mano: quanto meno, non per continuare a giocarci a calcio. Perché in mezzo ai tanti punti di domanda, c’è una certezza: fra le strade percorribili non c’è in alcun modo quella che porta alla ristrutturazione dell’attuale impianto. Milan e Inter lo hanno detto chiaramente a Sala nell’ultimo incontro, spiegando che il progetto di WeBuild non rispondeva alle loro esigenze. Questione di costi, essenzialmente. Allo stesso tempo le milanesi hanno fatto presente che non intendono presentare progetti alternativi. Dal loro punto di vista, quindi, il Meazza è uno stadio a cui dire addio.

Bisogna solo capire quando, e il quando è uno dei fattori primari. Se l’ipotesi di costruire un nuovo impianto accanto a quello attuale, che Milan e Inter stanno prendendo in considerazione, diventasse la strada maestra, i tempi di certo si dilaterebbero parecchio tra nuovo progetto e trafila burocratica, senza considerare le proteste feroci di parte dei residenti, con relativi referendum. I due club sarebbero disposti ad attendere, per esempio, altri dieci anni? Sono mesi in cui l’esigenza primaria delle società riguarda dove alloggiare quando verrà dato l’addio definitivo al Meazza. L’ipotesi di un impianto nuovo da costruire a braccetto accanto al vecchio fa tornare il timing al 2019. Con costi che potrebbero essere simili: circa 1,2 miliardi per l’intera pratica, di cui 6-700 milioni per lo stadio. Quali sono i prossimi passi in tal senso? Il più importante è la valutazione dell’Agenzia delle Entrate – già interpellata formalmente - che fisserà il valore dell’area. E’ il passaggio che tutti attendono con fibrillazione, perché è poi la medesima cifra che Palazzo Marino proporrà ai club: non sono previsti sconti, trattandosi di un ente pubblico.

A seguire, Milan e Inter incontrerebbero la Sovrintendenza per chiarire i dubbi sui vincoli del Meazza (a cui comunque andrà messa mano). Ma è la valutazione dell’Agenzia delle Entrate il fattore dirimente: la sensazione è che i club non siano molto propensi (eufemismo) a mettere mano al portafogli, ma si attendono comunque risposte precise dal Comune su tempistiche e costi. In base a queste risposte decideranno quale strada prendere. Il ragionamento di base è sempre lo stesso: disponibilità ad ascoltare le proposte di Palazzo Marino, ma allo stesso tempo - confermano le società - sviluppo dei rispettivi progetti alternativi a San Donato (dove il Milan ha già investito circa 40 milioni per l’acquisto dei terreni e l’avvio delle pratiche, e dove di recente sono già iniziati i lavori di bonifica e messa in sicurezza dell’area) e a Rozzano. Ciò su cui invece le milanesi concordano non solo fra di loro (sotto questo aspetto le società hanno ripreso un dialogo proficuo), ma anche col Comune, è l’obbligo di rifunzionalizzare il Meazza nel momento in cui venisse scelta la strada del nuovo impianto da costruire a pochi passi dal vecchio. Hotel, cinema, ristoranti, teatro, negozi: le ipotesi sono sempre le stesse, ovviamente in base ai vincoli architettonici. Per ora comunque si tratta di semplici intenti: non esiste ancora un progetto vero e proprio di rifunzionalizzazione. Intanto ieri Sala è tornato sull’argomento, chiarendo un paio di punti. Il primo su una determinata tempistica: "Il contratto di affitto del Comune con Inter e Milan per lo stadio di San Siro ha una scadenza che è giugno del 2030, quindi è chiaro che se non vogliono rimanere lì non possono presupporre che glielo rinnoveremo – ha detto il sindaco a margine dell’evento “La Grande Milano. Dimensione Smart City” -. Se decidono quindi di realizzare i loro stadi a San Donato e a Rozzano devono essere sicuri di averli pronti per quella data perché noi non possiamo rimanere con il cerino in mano, ma dobbiamo cercare di vendere San Siro ai grandi promoter dei concerti. Altrimenti potremmo creare un danno a un bene della comunità. Se invece lo vogliono ristrutturare, siamo tutti felici". Poi un passaggio sulla finale Champions ’26-27: "Sono stato io stesso a interloquire con la Uefa, perché se chiedono la garanzia che non ci siano lavori a San Siro, come faccio a darla?".

Fonte: Gazzetta.it