Inzaghi ha fatto un 48 ma no, qui non suona male: è “solo” il compleanno con il panorama migliore della sua vita. La torta di ieri, tagliata ad Appiano davanti praticamente a tutta l’Inter, è sembrata allora più dolce che mai. Dolce come il pranzo con i dirigenti, come gli auguri ricevuti dalla squadra nello spogliatoio, prima dell’allenamento della mattina. O come i palloncini nerazzurri che ieri hanno riempito casa Inzaghi. Per i regali c’è tempo. Tutto sommato, meglio diluirli: la lista è lunga, chissà se arriveranno tutti, in fondo è un po’ come a Natale. E in ogni caso, sarà meglio scartarli un po’ alla volta, lasciarsi un pizzico di desiderio sparso qua e là. Poi si entra nel campo dei beni materiali e immateriali. Per dire, nel primo rientra Gudmundsson. Sarebbe il regalo più costoso e Inzaghi lo sa: servono 30 milioni di euro, che da qualche parte andranno trovati. L’islandese è quel di cui il tecnico ha bisogno, perché aggiungerebbe una caratteristica di cui la macchina Inter non abbonda, l’imprevedibilità. La dirigenza è al lavoro per trovare la chiave giusta. E la soluzione non può essere quella di vendere i big. Che poi, se proprio si dovesse ragionare intorno all’esigenza, il dono più utile sarebbe forse in difesa. L’Inter ha largamente il miglior reparto del campionato. Ma c’è una carta d’identità che avanza, sia per Acerbi sia per De Vrij. Ecco perché lo spagnolo Hermoso, svincolato dall’Atletico Madrid, rappresenta un’occasione che il club nerazzurro sta valutando a fondo. Un intermediario l’ha proposto, ma la concorrenza è elevata, specialmente dalla Premier League. Per convincerlo serve un contratto da top, il club nerazzurro sta ragionando su questo. Mica è finita. Perché in fondo alla lista Simone ha messo anche un altro portiere, uno di quelli che potenzialmente sappia prendere in eredità la maglia da titolare da Sommer. E il brasiliano Bento (Atletico Paranaense) è un pallino di tutti, ad Appiano. Lavori in corso, anche qui, ma mica semplici. E poi siamo nel campo dell’immateriale. Perché una finale di Champions, un’altra, una rivincita da giocarsi, non è roba che compri al mercato. Serve sudore, lavoro e fatica per arrivarci. E poi certo, pure un po’ di fortuna. Ecco, potesse scegliere dopo lo scudetto, per questo regalo Inzaghi lascerebbe indietro tutti gli altri. Farebbe un 48, un 48 vero, pur di scartare un’altra partita come quella col City. Hai visto mai: le candeline chiamano i desideri... Per carità, un regalo - forse il più grande perché eterno - è già in arrivo. Il corriere lo segnala in consegna a breve, roba di giorni. Lo scudetto cambia di fatto lo status di Inzaghi. Perché le vittorie non servono solo a riempire il curriculum, ma aiutano a dare un peso specifico diverso al lavoro fatto. Manca poco, magari sarà scartato il 22 aprile e sarebbe l’occasione migliore. Ma in fondo, basta arrivarci. Non c’è un allenatore che non lo sogni, Inzaghi sta per afferrarlo. E questo titolo ha il suo marchio, perché l’Inter ha uno stile riconoscibile. C’è poi il regalo atteso, una conseguenza del primo: il rinnovo di contratto. Arriverà, certo che arriverà. È la gratificazione per il lavoro svolto, è una garanzia di continuità che di questi tempi non è mai scontata. E non lo è stata certo per Inzaghi, con tutte le critiche ricevute in passato che è riuscito a gestire. Il pnrr è roba sua, piano nazionale di ripresa e resilienza. Ed è probabile che la consegna di questo dono arrivi anche prima del previsto. Prima cioè dell’estate, magari entro la fine del campionato. Scadenza 2027, a pareggiare il termine dei dirigenti dell’area sportiva.
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Scudetto, rinnovo, Hermoso e Gudmundsson: Inzaghi pregusta già la nuova Inter
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