Novanta minuti di dialogo e scambio di idee. Anche differenti. Un’ora e mezza passata soprattutto a voler continuare su una tripla traccia ben precisa: lottare contro furbi e perditempo, contro chi fa calcio violento e capire meglio quando un fallo di mano (c’è ancora tanta diversità di vedute, per ora) diventa punibile o meno. La riunione annuale fra vertici arbitrali e allenatori di A viene fatta anche per questo: per migliorarsi. E le riflessioni sono in corso… Mancavano sei Prime Firme (Gasperini, Italiano, Conte, Palladino, Gilardino e Fabregas) ma la presenza dei vice è stata assicurata: e quando il designatore Gianluca Rocchi mostra ai tecnici diversi video inerenti al fallo di mano in area – chiedendo se punibile o no – quasi tutti dicono la propria e Rocchi ascolta. E ammette che su certi episodi (due, in particolare di Serie B) rifletterà con l’organo tecnico per poi diffondere eventuali aggiustamenti agli arbitri. Perché la dinamica del gioco ha i suoi principi e va seguita, capita, fatta propria da parte degli arbitri. Ed è forse questo concetto che deve trovare un’uniformità maggiore e che intanto ha trovato condivisione fra chi designa e chi oggi allena dopo aver giocato anche a livelli altissimi. "Ci rifletterò" ha detto Rocchi alla platea di tecnici. Ben sapendo che se gli arbitri sono "più da regole" i tecnici sono «più da campo": e su questo si cerca un punto sano d’incontro. Vanoli, Pecchia, Nesta, De Rossi, Motta e Simone Inzaghi sono stati i più attivi nella riunione, su vari temi.
Ore 11, Lissone, presenti i padroni di casa della Lega Serie A (l’ad De Siervo, Butti e Dallari) e i vertici Aia (il n° 1 Pacifici, poi Zaroli, Gervasoni, Damato, Pinzani e il designatore Rocchi). Si parla, si condivide, osmosi di idee e punti di vista. Evolversi è la direzione, un po’ come la sempre più massiccia presenza in gare di livello alto di arbitri poco più che trentenni: gli allenatori hanno dimostrato di accettarli e il designatore ha apprezzato chiedendo loro – quanto più possibile – di esternare "con parsimonia" dopo la gara o evitare proprio attacchi duri, perché una gara sbagliata è sempre un macigno sul quale se possibile è meglio non gravare ulteriormente. Uno dei “gradi” di giudizio da parte degli Organi Tecnici è anche la gestione della gara: davanti ai perditempo. In pratica, nella riunione è stato detto che più una squadra perde minuti apposta (simulazioni, buttarsi a terra, ripresa del gioco ritardata) e più vengono assegnati minuti di recupero. Che pesano – perché c’è il rischio di subìre gol – quasi più di un cartellino giallo. Rocchi e allenatori sono andati di pari passo: tutti d’accordo contro i furboni, una lotta comune. In Napoli-Parma, per esempio, fra 1° e 2° tempo sono stati assegnati 19’ di recupero. Ma con tempo effettivo poi più basso rispetto alla media che si attesta a 54’ circa. Questo cosa significa: che se una squadra vince e perde tempo per far sì che il risultato non cambi, beh, l’arbitro assegnerà (con indicazione evidente) minuti in più. Anche a ripetizione.
Tutti d’accordo: bisogna giocare e far sì che la fluidità non venga inquinata da furbate. Non si è parlato di Challenge (la chiamata del Var da parte dei tecnici: ora è in via di sperimentazione nell’Under 20 femminile), tutti hanno apprezzato la rapidità dei controlli-Var (una volta erano eterni, adesso più snelli), poi si è passati ad altri due concetti importanti, oltre al cambiamento delle sanzioni su calcio di rigore (punizione contro se un giocatore della squadra attaccante impatta nell‘esecuzione respinta). Uno: il ruolo sempre più importante dei capitani, ai quali verrà detto già dal tunnel che saranno gli unici riferimenti degli arbitri. Basta accerchiamenti e capannelli a chiedere o protestare: il giallo, in quel caso, è quasi automatico. Il secondo: massima severità per chi picchia. Il che non significa più cartellini rossi ma intolleranza per chi mette a repentaglio l’incolumità fisica altrui. De Rossi, su questo tema, ha dialogato molto: dando il proprio punto di vista sulla gravità o meno di certi interventi. Dialogo, appunto. E dinamiche.
Fonte: Gazzetta.it