Il sorriso di Andrea Pirlo era più tirato del solito, allo Stadio Olimpico Atatürk. La ripresa dei campionati in Turchia, dopo la pausa di quasi un mese dovuta alle conseguenze del terremoto nel sud-est del Paese, ha visto il Sivasspor, prossimo avversario della Fiorentina in Conference League, sfidare diverse vecchie conoscenze della Serie A: l’avversario, infatti, era il Fatih Karagümrük dell’ex regista di Milan e Juventus. E lo spettacolo non è mancato.
A spuntarla è stato proprio Pirlo, con un tiratissimo 4-3 sul Sivasspor che ha ricominciato la sua marcia in Süper Lig con una sconfitta. I due gol segnati oltre il 90’ dal Sivas hanno lanciato un allarme, per Pirlo, e non solo. Sono stati un segnale alla Fiorentina, che ha probabilmente visto e preso appunti. Il Sivasspor non molla mai: è una caratteristica più mentale che fisica, per una squadra che ha sempre dovuto superare i suoi limiti tecnici per realizzare l’impossibile. Lo ha fatto l’anno scorso, vincendo la sua prima Coppa nazionale della storia contro tutti i pronostici, lo dovrà fare ancora adesso, con la sfida alla Viola che rientra tra le partite più importanti mai giocate dal club dell’Anatolia profonda.
La spina turca
Con una spina dorsale fortemente turca – tra portieri, difensori e il centrocampista-simbolo Hakan Arslan – e la presenza di alcune presenze fisse straniere tra cui la stella, se così si può definire, il veterano ivoriano Max Gradel – il Sivasspor è una delle realtà turche con meno nomi altisonanti. Eppure ha passato il turno agevolmente, vincendo il girone contro il Cluj (poi eliminato dalla Lazio), e ora si presenta a Firenze con nulla da perdere, la consapevolezza di aver già fatto più delle attese e l’onere (e l’onere) di rappresentare la Turchia in un momento così delicato della sua Storia, dentro e fuori dal campo. Il segreto dei biancorossi è infatti la compattezza: il gruppo di mister Riza Çalimbay, 60enne che allena il Sivasspor dal 2019 (una rarità, in Turchia, che un allenatore resista così tanto in panchina), interpreta il 4-2-3-1 in chiave fortemente difensiva, per poi ripartire e pungere l’avversario di turno in ripartenza.
“Fly like a butterfly, sting like a bee”.
Così recitava Muhammad Ali in uno dei suoi detti preferiti: la vittoria nella Coppa di Turchia e i successi nel girone di Conference hanno visto spesso un Sivasspor conservativo, attento a tutto, e nonostante qualche scivolone (il KO contro i kosovari del Ballkani poteva costare carissimo) la costanza ha premiato Çalimbay e i suoi ragazzi con il primo posto nel raggruppamento. Ora al Franchi si presenterà un Sivas diverso da quello visto nel girone, avendo perso il cannoniere israeliano Dia Saba, che dopo essersi lamentato dell’assenza di scuole internazionali per il figlio nella sperduta città dell’Anatolia (che in inverno spesso registra temperature sotto lo zero e difficili condizioni di adattamento per molti), ha lasciato la squadra a gennaio senza un attaccante di peso. Molto ricadrà sulle spalle di Jordy Caicedo, ecuadoriano classe ’97 che arriva dal Tigres in Messico, e che ha già timbrato il cartellino con una rete proprio contro il Fatih Karagümrük di Andrea Pirlo, prima della doppietta del nigeriano Leke James, altro possibile jolly da giocare a partita in corso.
Doppio capitolo
Sono tante le incognite, e per la qualità che possiede in rosa la Fiorentina vincere è assolutamente l’unica possibilità, prima di affrontare una trasferta che può diventare logisticamente complicata. A Sivas si arriva solo tramite scalo a Istanbul, e per quanto lo stadio non sia uno dei più “caldi” del Paese, è spesso risultato ostico anche per le stesse squadre turche. Andrea Pirlo può testimoniarlo: il Sivasspor si può attaccare facilmente, ma è un gruppo che può colpirti quando meno te lo aspetti. L’orgoglio di Sivas, capitale operativa e provvisoria della Turchia per 3 anni dal 1920, è la vera arma dei ragazzi di Çalimbay. La Fiorentina è avvisata.