Mancano due giorni a Italia-Spagna. La sfida che può valere, già dopo due gare, il primato nel girone B e l'accesso agli ottavi di finale. Vediamo le mosse allo studio del c.t. azzurro Luciano Spalletti. Il punto di svolta è stato negli ottavi di Qatar 2022: prigioniera dell’ossessione di Luis Enrique, la Spagna annegò in 1200 tocchi, 1000 passaggi, un possesso oltre il 76 %, un tiro in porta e zero gol, e il Marocco passò ai rigori. De la Fuente ci ha messo un anno e mezzo per strappare definitivamente con il passato. Contro la Croazia, dopo 136 gare in "controllo", la Spagna ha ceduto il pallino ai rivali infliggendogli un 3-0 di passaggi veloci, verticalizzazioni, filtranti, assalti in fascia. Se è la nuova Spagna, lontana da quella dell’immaginario comune, o solo un capitolo estremo sulla via del rinnovamento, sarà l’Italia a spiegarlo in un sfida giocata da sempre su equilibri impercettibili. Soffriamo il loro tiqui-taka, ma non è detto che questo pragmatismo sia meglio per noi. Dovremo fare una scelta strategica. Pensare di snaturarsi, chiudersi, attirarla al limite e ribaltare lo scenario con tre passaggi in profondità - disegno in cui Conte era maestro - può essere autolesionismo. Ma neanche possiamo pensare di ripetere le dinamiche di Italia-Albania: lì c’era una squadra in attesa e, forse, un po’ in soggezione. La Spagna "fa" il suo gioco, pressa, ti soffoca, ti irretisce con una manovra evoluta. Le regole d’ingaggio saranno nuove. Anche noi dovremo essere nuovi, forse meno "garibaldini". La Spagna ha un vantaggio di un anno su di noi, e un pari potrebbe valere tre punti. Ma non entriamo per cercare il pari o è finita. Una palla abbiamo concesso a Morata a Wembley e lui s’è infilato tra Bonucci e Chiellini pareggiando il gol di Chiesa. Morata è un centravanti modernissimo, dà il suo meglio da punta a tutto campo: nella Juve è stato spesso ideale a sinistra, più assist-man che goleador, e in questa Spagna movimentista può trovarsi bene perché ha l’inserimento veloce e letale. Per questo non è escluso che Spalletti stia pensando a un marcatore puro come Mancini: lo spagnolo è un elegante, non un combattente, e il respiro dello stopper gli dà fastidio. Scamacca invece ama la lotta grazie al suo fisico: potrebbe ingaggiare un duello ad alta quota con Le Normand nel quale, oltre a inventarsi passaggi che nessuno vede, dovrà guardare la porta, quindi girarsi prima. Con il tiro che ha da fuori sarebbe un peccato non tentare. Oppure dovrà studiare schemi per essere lui a ricevere l’assist da Frattesi. La soluzione Retegui, in alternativa, sarebbe meno fantasiosa ma più essenziale. La chiave del gioco spagnolo è Rodri, simbolo del City più di Haaland e De Bruyne. Onnipresente come Busquets, ma senza Xavi e Iniesta da servire, educato dal nuovo Guardiola rapido e verticale, è il numero uno del ruolo. Tutto passa per Rodri, così dentro alla manovra che sembra ce ne siano due. Barella, il nostro top, è il teorico dirimpettaio: potremmo assistere così a uno degli scontri tecnico-tattici più affascinanti dell’Europeo che coinvolgerà gli altri mediani, Fabian e Jorginho: quadrilatero ideale dal quale dipenderanno le sorti della sfida. La prima mossa è tagliare le linee di gioco del play di De la Fuente, isolarlo, impedirgli i passaggi chiave lasciandogli gli appoggi brevi. Barella dovrà stancarsi nella pressione. Servirà il rientro di Frattesi, il nostro terzo mediano, mentre gli spagnoli dovranno ricorrere a Pedri, che però ha meno attitudini difensive. Rischiamo un po’ nella zona di Jorginho, maestro nel possesso ma meno nell’ostruzione, e s’è visto come la profondità di Fabian possa fare paura. Da non escludere l’entrata di Cristante al posto di uno tra Pellegrini e Frattesi, per dare più copertura. Un dato è sorprendente. I tocchi della Spagna sono stati 602 e i passaggi 457. Quelli dell’Italia 941 e 812. Rodri, quello con più palloni, è arrivato a 70, Fabian 65, mentre l’Italia ha avuto quattro uomini sopra i 100 (Di Lorenzo, Jorginho, Bastoni e Barella). Attenzione alla praticità spagnola quindi: un passaggio e sollevano il mondo. Le fasce destre d’attacco di Italia e Spagna sembrano le zone-chiave da cui nasce il gol. L’Italia comincia con un 4-2-3-1 in dissolvenza, perché alla prima uscita si dispone con il 3-2-4-1 pendente inevitabilmente a destra: Chiesa è un po’ più alto di Dimarco. Situazione simile, non uguale, nella Spagna: il 4-2-3-1 somiglia più a un 4-2-4 nel quale Pedri e Morata, al centro dell’attacco, si ritrovano su una linea più arretrata rispetto alle ali Yamal e Williams, per attirare i difensori e aprire varchi. Che scenario può verificarsi? Chiesa, finalmente restituito all’habitat naturale della fascia, parte in dribbling a destra e obbliga Alba a restare basso: qui siamo in teorico vantaggio, perché Nacho (o Laporte) non possono allargarsi, avendo nel mirino già Frattesi e Scamacca sul centrodestra. Da qui dobbiamo sfondare. All’opposto chi rischia di soffrire è Dimarco. Quando la Spagna attacca a destra, può finire in inferiorità nella morsa Carvajal-Yamal, perché Bastoni e Calafiori (o Mancini) avranno Pedri e Morata, e Barella non potrà dimenticarsi di Rodri. Serve Scamacca più mobile per attirare i centrali e consentire a Pellegrini di aiutare Dimarco, oppure dentro Retegui per fare pressing. L’impressione è che l’Italia per la partita di giovedì sera contro la Spagna sarà un po’ diversa da quella che ha sconfitto in rimonta (2-1) l’Albania al debutto. Altre esigenze, altri pericoli, altri confronti tattici. Ieri, sul campo di Hemberg, sono cominciati i lavori in corso tattici (con un quarto d’ora di ritardo perché il c.t. Spalletti ha richiamato chi era già fuori per un discorso tattico e motivazionale). alle formazioni schierate in allenamento si capisce che i dubbi del commissario tecnico azzurro per la seconda partita del girone possono riguardare tutti i settori, cominciando dalla difesa, con la coppia Bastoni e Calafiori che potrebbe anche "saltare" . I titolari, dodici però, erano così schierati: Meret; Mancini, Bastoni, Calafiori; Cristante, Jorginho; Chiesa, Frattesi, Pellegrini; Retegui. Più Barella in versione jolly, col fratino rosso, a giocare con due squadre. Contro Broja attaccante isolato e in serataccia, Bastoni e Calafiori si sono permessi discese e incursioni anche in coppia. Idea non praticabile con la Spagna. In preallarme è Mancini che ha giocato ieri in un reparto a tre. Sarebbe un’indicazione precisa, se l’Italia non avesse schierato 12 uomini. Ipotesi? 1) Spalletti può tornare a tre centrali: ci si difende forse a cinque, con Di Lorenzo e Dimarco ai lati, e uno tra Pellegrini e Frattesi deve fare posto. 2) Tutto come prima, o quasi, ma Mancini prende il posto di Calafiori per una linea più adatta alla marcatura. Il secondo dubbio riguarda la mediana. Tra i "titolari" anche Cristante accanto a Jorginho, ma Barella non si discute. Quello che si può dedurre è che, pensando di irrobustire la mediana, il c.t. inserisca il romanista togliendo uno tra Pellegrini e Frattesi. Infine l’attacco. All’inizio della partitella il centravanti titolare era Retegui. Potrebbe essere una mossa tattica, la ricerca di un 9 che fa più pressing. Oggi prove cruciali, ma al chiuso.
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Spagna, ti battiamo così. Spalletti ha dei dubbi e studia un'altra Italia
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