Una partita fondamentale per il Napoli contro la Lazio, considerando le difficoltà che un big match come quello del Maradona può presentare. Ne è consapevole Luciano Spalletti che ha parlato così alla vigilia dell'incontro di Serie A TIM:
Le parole di Spalletti
Omaggio a Sarri
"Sarri? Vero, ci portiamo dietro caratteristiche di calciatori che hanno preceduto quelli di oggi. A entrambi piace andare al campo in tuta, anzi a me piace anche portare le scarpette a volte. L'idea di voler comandare il gioco, il possesso palla... questo dà l'idea di come voler indirizzare la partita. Chiaro che poi bisogna fare attenzione ai ritmi di come si gestisce il possesso palla, le verticalizzazioni.
Sarri è stato un po' il masaniello dal punto di vista calcistico. Si è reso un capopopolo di una rivolta per un modo di vedere il calcio. Ho avuto la fortuna di essere a casa mentre lui allenava il Napoli e sceglievo sempre di vederlo per poterlo applaudire. Questo fa parte della bellezza del calcio, non mi importa se il mio gioco è migliore o peggiore. Io mi son preso quello che volevo dal suo calcio, sui campi di Castel Volturno ci sono ancora le linee tirate da Sarri.
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Non so qual è il mio manifesto, nemmeno quello di Sarri, perché lo sa lui. Tutto inizia da che tipo di calcio ti piace fare e dove vuoi arrivare. Dipende dal tipo di persone che hai davanti, perché diventa più stimolante provare a convincere i giocatori a dominare la gara. Perciò si va incontro a qualcosa che piace, a me non va di fare un calcio che prevede di stare tutti davanti alla difesa. Se una cosa non mi piace non so trasmetterla ai miei giocatori. La mia prima battaglia è stata quella di riportare la gente allo stadio, facendo qualcosa che a loro crea emozioni. Bisogna andare a tirarle fuori le qualità dei napoletani e farli riconoscere con il calcio giocato.
La sua quadratura tattica è più ordinata della mia sicuramente. Ogni volta che vedo giocare la Lazio, che sta facendo un calcio bellissimo, gli si riconosce questa chiusura totale. Noi domani dobbiamo trovare la finestra giusta perché la porta è chiusa a doppia mandata, un corpo unico in tutte le cose che fanno. I miei giocano molto su quello che fa l'avversario, da un punto di vista di praticità non so qual è il migliore, a me piace più così, poi bisogna chiedere anche a lui.
Domani la partita è un derby per quel condominio di cui abbiamo sempre parlato".
Un messaggio ai tifosi
"È fondamentale che i nostri tifosi non ci aspettano soltanto all'arrivo ma che scendano in campo con noi in ogni partita e non stare dietro a chi vuole farci togliere le mani dal volante perché ogni curva è pericolosa. L'affetto dei tifosi che vivono fuori è importante, partita dopo partita, senza anticipare discorsi futuri".
Osimhen ha parlato bene di me? Provate a chiedere a Demme e vedete cosa dice (ride ndr.). Per me diventa sempre facile lavorare con delle persone che hanno qualità, attitudini alla disponibilità, che sanno ascoltare e che vogliono apprendere sempre di più. Ho a disposizione calciatori forti e sono felice di questo".
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Sogno scudetto
"Si gioca tutti per vincere qualcosa. L'obiettivo diventa anche quello lì ma ci sono anche altre cose che danno soddisfazioni. Per esempio, da un punto di vista mio, non mi piace pensare che bisogna vincere a tutti i costi e poi fallire l'anno dopo. Preferisco fare un discorso con la società per produrre un lavoro step by step più corretto, con degli obiettivi comuni con il club.
Ogni giorno ti alzi e il livello è differente ma come succede? Dando continuità al lavoro, dando significato a quello che si fa, alla personalità, alla disponibilità al sacrificio.
Mancano ancora delle partite per la Champions, vi dico con sincerità che secondo me è un modo presuntuoso di ragionare che non ci appartiene. Ci sta a cuore a tutti distribuire felicità ai tifosi. La cosa che più ci rende felici è veder contenti i nostri tifosi. Abbiamo già detto tante cose, anticipando il percorso da fare e vedere la nostra città esplodere di gioia è la cosa che più ci sta a cuore.
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Bisogna chiedere a Sarri di quello "scudetto perso in albergo". Ovviamente quel risultato di Inter-Juve influì sicuramente, secondo Sarri molto. Vero che stavamo vincendo ed è vero che ho fatto delle sostituzioni che hanno determinato quella roba lì, perché eravamo molto sofferenti e in inferiorità, ma che io sia il responsabile di quello che poi è successo... Io non voglio dare responsabilità a nessuno, ma solo a me stesso.
Il +18 non lo dobbiamo considerare. Ogni partita va giocata allo stesso modo, questo è quello che dobbiamo fare. Dare sempre un rispetto totale all'avversario e magari affrontarla come abbiamo fatto in 10 ad Empoli. Nel calcio funziona così. Se si va a vedere questo campionato, sono successe cose da cui possiamo trarre spunto per non ripetere gli errori che hanno fatto altri".
Rivincita personale?
"Io non gioco, non alleno, per fare pensieri che possano suscitare rivincite. Io devo solo far bene il mio lavoro, come dice il presidente. Non devo fare altro, perché poi sono i risultati del calcio giocato che fanno la differenza. Quando una pagina parla solo di te, perché ci sono dei ragazzi giovani che parlano di te e ti ascoltano, è una roba che ti rende maggiormente responsabile, così come sapere che i tifosi dell'Inter mi ricordano con piacere.
Io ho sempre dato il massimo in ogni occasione, anche quando per molti di voi ho voluto creare confusione. Ho sempre messo la squadra davanti a tutto. Da un punto di vista mio è sempre la stessa professionalità: quella che serve per far giocare bene la squadra a calcio, so che dire al giocatore quando è più motivato o meno demotivato".
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Il futuro
"Qui ci sono basi buone, sane, per costruire un grande futuro. La società è stata brava a saper scegliere questi giocatori. Funziona così, perché i collaboratori tirano fuori giocatori ma bisogna sempre capire se la società riesce a comprarli.
Elmas, ad esempio, ora dovrebbe giocare. Se lui venisse da me a chiedermi cosa deve fare per giocare, non saprei cosa rispondergli, sarei in prigione. Stessa cosa Raspadori. Un investimento importante, il futuro dell'Italia, che ho fatto giocare poco. Gaetano pure, su cui scommetto sempre, Zerbin, Zedadka. Per questo mi dà fastidio ancora quell'eliminazione dalla Coppa Italia. La nostra rosa è profonda, come anche quelle di altre squadre".